Due anni fa, in piena emergenza Covid, con un articolo pubblicato da questo giornale, ne festeggiavo il diciottesimo compleanno e mi complimentavo col suo direttore Michele Bruccheri per averlo fatto nascere, alimentato con cura e fatto crescere con dedizione e professionalità. Sono trascorsi due anni da allora: un tempo se vogliamo breve ma intenso, che ha visto il mondo intero impegnato ad ogni livello e su vari fronti (cittadini comuni, operatori sanitari, epidemiologi, operatori sociali, operatori culturali, operatori economici e finanziari, mass-media, politici e governanti) e ha reso tutti più vigili e attenti sui vari aspetti del contagio del virus maledetto.
La stampa e la televisione hanno documentato – nel nostro quotidiano vivere e talvolta fino alla noia – l’andamento dei contagi e i rimedi da approntare. Anche questo giornale non si è sottratto al diritto-dovere di informare, tant’è che chi scrive trovava sempre un diario aggiornato della situazione Covid nel Nisseno. Ma il tempo inesorabilmente trascorre…
Sono trascorsi vent’anni da quando La Voce del Nisseno, giornale nato in forma cartacea e poi evolutosi su piattaforma on line, si insinuò timidamente nel mondo del giornalismo in qualche modo già istituzionalizzato, con la sana ambizione di volere interpretare il bisogno di una informazione più vicina al territorio. Ed è interessante osservare come tale “voce” abbia saputo accompagnare, con la nascita di iniziative culturali, creazione di avvenimenti, innumerevoli interviste e puntuali editoriali affidati a vari esperti, la vita dei cittadini del territorio.
Giova qui ricordare che un giornale non nasce mai per caso. Michele Bruccheri, suo fondatore e direttore, ha mosso adolescente i primi passi nella radio: ed è qui che ha potuto fare la gavetta operando nel territorio imparando a conoscerlo a fondo. Poi ha collaborato ai quotidiani Giornale di Sicilia e La Sicilia, affinando il suo stile e la sua professionalità fino a fondare, vent’anni fa, precisamente il 17 marzo 2002, La Voce del Nisseno.
Ormai si è perso il conto delle sue interviste e di altre sue attività culturali. Cito solo alcuni personaggi intervistati: attori come Sandra Milo e Violante Placido; artisti come Sasà Salvaggio, Patty Pravo, Roy Paci, Cugini di Campagna, Negramaro; giornalisti del calibro di Gianni Bisiach, Michele Cucuzza, Maria Concetta Mattei, Antonella Appiano; politici come Armando Cossutta e Clemente Mastella, magistrati come Giovanbattista Tona. E tanti altri ancora.
Ma non vanno dimenticate le pregevoli monografie da lui pubblicate. Ne cito qualcuna: Ritratti Serradifalchesi, Montedoro, Salvatore Galletti, Serradifalco, Le mie interviste (ai vip), La Settimana Santa, Diciotto anni di informazione. Cui si aggiunge la partecipazione a innumerevoli eventi culturali e l’attività di moderatore in molti dibattiti su temi di attualità e cultura. Come dunque si vede, la variegata vita professionale di Michele Bruccheri si interseca e a volte confonde con l’attività del giornale.
I detrattori (pochi) potrebbero maliziosamente osservare che “il giornale è lui”, ma a questa insinuazione risponde egli stesso, quando afferma che l’attività giornalistica rappresenta “la gioia dell’incontro e della condivisione”. Ecco perché, a mio modo di vedere, mette sempre la faccia in ogni iniziativa della quale si sta occupando. Del resto egli è solito dire che “chi lavora con le mani, il cervello, la fantasia e il cuore è un vero giornalista”, a cui però mi permetto solo di aggiungere l’onestà intellettuale. Senza di essa non si può continuare a esporre e documentare i fatti in piena autonomia e libertà di espressione, ascoltare la pluralità delle voci, ficcare il naso nelle vicende che riguardano la convivenza civile e incoraggiare soprattutto i giovani a nutrire la propria coscienza di cittadini attenti e informati.
Ed è proprio l’onestà intellettuale che assume oggi fondamentale importanza, perché si innesta perfettamente nel conflitto che stanno subendo gli ucraini e che, comunque, stanno vivendo sia la popolazione ucraina (con i morti, i danni e l’esodo forzato) sia – con le dovute differenze e proporzioni – la popolazione russa (per effetto delle sanzioni messe in atto dai Paesi della UE, e della privazione della libertà di espressione posta in essere oggi – e non da oggi – da Putin mediante arresti di manifestanti e dissenzienti).
Sappiamo che in ogni epoca e su ogni fronte politico e militare, la propaganda regna sovrana, ma la disinformazione o l’informazione eterodiretta, nella fattispecie quella manipolata da Putin, è funzionale alla guerra perché la legittima agli occhi dell’opinione pubblica e la fa accettare come necessaria e perfino giusta da gran parte della popolazione russa.
Ecco perché l’augurio migliore che mi sento di formulare a La Voce del Nisseno è quello di esistere sempre, resistere ai venti contrari e perseverare nell’informazione puntuale, plurale e corretta come ha sempre fatto; soprattutto in un problematico territorio come il nostro, con la sua piccola ma ascoltata voce. Quindi: Ad meliora et meliora semper, Michele!
SALVATORE MINNELLA
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