Romanzo alla sua seconda edizione, rinnovato integralmente, “Storie tra due mondi” di Stefania Chiappalupi racconta una travolgente storia d’amore. Un libro con diverse tematiche importanti. E l’autrice, ci illustra i passaggi centrali di questa “nuova revisione”.
Poetessa e scrittrice di Roma, cinquantenne, abita ormai in provincia di Alessandria. Ha già pubblicato altri libri che le hanno regalato enormi soddisfazioni. È stato assai apprezzato “La ragazza che sognava l’Africa”. Stefania Chiappalupi evidenzia: “È stato annoverato tra i vincitori del Premio letterario ‘Area Cultura Il Libro dell’anno’ edizione 2021”.
E poi c’è “L’usignolo e occhi di cielo”, un volume che ha ricevuto molti riconoscimenti e “penso che sia il libro a cui tengo di più”, ci confida schiettamente. È basato su avvenimenti accaduti realmente “durante la seconda guerra mondiale – spiega –. Fatti che mi sono stati raccontati dalla mia nonna materna. Il romanzo è dedicato a mio nonno, disperso a largo di Cefalonia, durante la seconda guerra mondiale”.
Al termine della nostra breve ma intensa chiacchierata, ci consegna una riflessione semplice e profonda, condivisibile: “Cerchiamo quello che ci unisce, perché quello che ci divide lo abbiamo già”.
“Storie tra due mondi” è alla seconda edizione, libro completamente rinnovato. Perché?
Innanzitutto Michele grazie infinite per questa piacevole intervista e per lo spazio nel tuo giornale. “L’amore tra due mondi” è un romanzo a cui tengo molto, in quanto è il primo a essere stato pubblicato e volevo renderlo ineccepibile. Dopo la prima pubblicazione ho continuato a raccogliere materiale proprio nell’eventualità di una nuova edizione e inoltre sono sopraggiunte nuove idee che mi hanno portato a una nuova revisione.
È il tuo libro d’esordio. Brevemente, Stefania, ci accenni qualcosa in merito a questa travolgente storia d’amore?
Il libro racconta la storia di Lavinia, giovane agente immobiliare italiana rimasta orfana della mamma, scomparsa prematuramente a seguito di un male incurabile, quando lei aveva appena otto anni. Da allora vive e lavora con il padre, accompagnata dal ricordo dell’amata mamma. Durante un appuntamento di lavoro la giovane donna incontra Sami, un famoso medico Israeliano in congresso a Roma.
Sami è impegnato sul fronte della lotta contro la sclerosi multipla: è così?
Sì, Sami è un neurologo che collabora con la ricerca contro la sclerosi multipla; battaglia che porta avanti anche per sua sorella minore, colpita dalla malattia quando era poco più di un adolescente.
Tuttavia, tra i due protagonisti subentrano delle difficoltà. Le loro differenze culturali e religiose. Ci spieghi meglio questo passaggio?
Lavinia ha molti pregiudizi. Pregiudizi che le sono stati inculcati da suo padre e malgrado sia molto innamorata di Sami è molto prevenuta nei suoi confronti. Ha paura che con il tempo lui possa obbligarla a vivere come le donne della sua cultura.
I due innamorati si incontrano di nascosto, vero?
Il padre di Lavinia, a cui lei è molto legata, è contrario a questa sua relazione e cercherà di ostacolarla con tutte le sue forze. Lavinia dopo un’attenta riflessione decide di seguire il suo cuore e incontrarlo di nascosto.
Abbiamo accennato le principali tematiche che costituiscono il tuo libro: amore, la malattia e le differenze culturali… Qual è, in ultima analisi, il messaggio che intendi trasmettere, Stefania?
Vorrei dire al mondo che siamo tutti uguali e che Dio è uguale per tutti, cambia solo il modo in cui si è rivelato.
Chi fosse interessato al tuo libro, come può muoversi per acquistarlo?
Attualmente si può reperire sul sito della casa editrice “Another Coffee Stories Editore”, ma presto sarà distribuito in tutti i principali negozi on line.
Lentamente, dopo due anni estenuanti di pandemia, stiamo uscendo dalla grave emergenza sanitaria. Come ha influito, su di te, questo maledetto Coronavirus?
Inizialmente mi sono chiusa molto in me stessa, apprezzando molto la solitudine, poi mi sono rifugiata nella scrittura realizzando un nuovo romanzo e innumerevoli poesie. Scrivere è stato l’unico modo per estraniarmi da una realtà bieca e malata.
Indubbiamente, un settore assai penalizzato è stato ed è la Cultura. Cosa bisognerebbe fare, a tuo avviso, per invertire la rotta?
Purtroppo temo che non sarà facile, in quanto a mio modesto parere, il settore della cultura è sempre stato un po’ penalizzato. Sicuramente servirà l’impegno di tutti e sarebbe bene iniziare fin da subito. Ci vorrebbe una buona sinergia tra artisti, associazioni e istituzioni. Solo così potremo sperare di risollevare un pochino il settore o perlomeno riuscire a contenere la situazione.
Lo scorso anno hai pubblicato “La ragazza che sognava l’Africa”. Quali sono state le risonanze nei tuoi lettori?
Ammetto di essere abbastanza soddisfatta dei risultati. Il libro è stato molto apprezzato dai lettori e in molti mi hanno chiesto di scrivere un seguito. Inoltre è stato annoverato tra i vincitori del Premio letterario “Area Cultura Il Libro dell’anno” edizione 2021.
Un altro libro che ti ha regalato soddisfazioni è “L’usignolo e occhi di cielo”. È così?
Sì, esatto. Con “L’usignolo e occhi di cielo” ho ricevuto molti premi letterari e penso che sia il libro a cui tengo di più. Probabilmente perché è basato su avvenimenti realmente accaduti durante la seconda guerra mondiale. Fatti che mi sono stati raccontati dalla mia nonna materna. Inoltre il romanzo è dedicato a mio nonno, disperso a largo di Cefalonia, durante la seconda guerra mondiale.
Senti Stefania, hai la possibilità adesso (in senso immaginario) di lanciare un appello a reti unificate, in diretta mondovisione. Quali parole ci consegni?
“Cerchiamo quello che ci unisce, perché quello che ci divide lo abbiamo già”.
MICHELE BRUCCHERI
LEGGI ANCHE: CALTANISSETTA, DACIA MARAINI: «LA LETTURA È FORMATIVA E CREA INTELLIGENZA»