Guida da otto anni, a livello regionale, l’associazione SiciliAntica per la salvaguardia del patrimonio culturale e naturalistico siciliano. Simona Modeo, docente di Lettere e archeologa nissena, 50 anni, dal nostro sito giornalistico La Voce del Nisseno parla dell’importante contributo che dà – quotidianamente – la sua bella realtà associativa. Racconta le varie iniziative promosse, i progetti portati avanti con ferrea volontà.
Per sei anni, dal 2003 al 2009, la professoressa Modeo ha guidato la sede nissena dell’associazione culturale di volontariato SiciliAntica. E ricorda: “Sotto la mia presidenza, si è imposta fin da subito a Caltanissetta come una realtà in grado di esprimere una grande vivacità culturale e ormai opera nella nostra città da ben diciassette anni”. Ed ancora: “Credo che noi oggi abbiamo la responsabilità e il dovere di educare i giovani al rispetto, alla salvaguardia e alla valorizzazione dei Beni Culturali, perché non dobbiamo dimenticare che il cemento ideale di una comunità è costituito dalla memoria storica e dalla capacità di quella comunità di accrescerla e di conservarla”.
Sui giovani, inoltre, Simona Modeo asserisce: “Bisognerebbe iniziare a considerare i nostri giovani come una risorsa e non come un problema da risolvere”. Lo dichiara con energia e con convinzione, giustamente. Autrice di varie pubblicazioni, in modo torrenziale e generoso ci presenta il suo diuturno impegno culturale e intellettuale. Si definisce disponibile e determinata, egocentrica e curiosa (“non mi basta mai quello che so, cerco sempre di conoscere qualcosa di più”).
Dulcis in fundo, sollecitata, risponde sulla collaborazione tra SiciliAntica e gli Istituti periferici dell’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana: “Non abbiamo sempre avuto la fortuna di incontrare persone ‘illuminate’, pronte ad accogliere positivamente le nostre continue offerte di aiuto e di sostegno ‘gratuito’ nella gestione del patrimonio culturale siciliano…”.
Tempo addietro hai pubblicato una monografia dal titolo Dioniso in Sicilia. Mythos, Symposion, Hades, Theatron, Mysteria. Qual è il “succo” del progetto editoriale?
La monografia, edita dalla casa editrice Lussografica nel 2018, presenta una ricerca ad ampio raggio sulla diffusione del culto di Dioniso in Sicilia dall’età arcaica all’età ellenistica, attraverso la quale ho voluto, peraltro, evidenziare la capacità della documentazione siciliana di fornire stimoli alla ricerca in una prospettiva mediterranea. Con grande pazienza e valorizzando anche i più piccoli documenti, ho cercato di condurre uno studio attento e meticoloso. L’andamento carsico con cui la documentazione dionisiaca si presenta nell’Isola mi ha consentito di chiarire la molteplice presenza dei rituali e dei culti dionisiaci e, in generale, la diffusione capillare del dio a tutti i livelli, da quelli sociopolitici (il teatro) fino alla sfera personale e quotidiana, nella sua valenza soterica. L’importanza di Dioniso in Sicilia era stata del resto sostenuta correttamente da Emanuele Ciaceri nel 1911: a quella giusta intuizione io ho cercato di dare sostanza, forte oggi dell’enorme progresso compiuto dalla ricerca archeologica e di una rinnovata messa a punto dei dati.
Hai dato una mano importante anche per il volume “Itinerari di pietra. Viaggio tra paesaggi e castelli al centro di Sicilia”. Di cosa si tratta?
Si tratta di un volume, pubblicato nel 2016 dalla Lussografica, realizzato nell’ambito del progetto “Eredità Culturali, Paesaggi, Identità e Visioni territoriali. Alla (ri)scoperta del territorio Nisseno e dei suoi castelli”, ideato da Fabiola G. Safonte e promosso dal Lions Club – Caltanissetta dei Castelli, che raccoglie i contributi di vari studiosi per proporre ai lettori un inusitato e originale itinerario che si snoda tra i quindici castelli del Nisseno, collegando tra loro elementi del patrimonio materiale e immateriale del nostro territorio, apparentemente arido e monotono, ma in realtà caratterizzato dalla presenza di veri e propri gioielli paesaggistici e culturali nascosti, dall’elevatissimo valore storico, ambientale, scientifico e naturalistico che vanno dal singolare addensamento di aree archeologiche ai centri storici di altissimo pregio, alle zone umide lacustri, alle aree boschive, fino agli ambienti fluviali del Gallo D’oro, del Platani e dell’Imera meridionale.
Molto interessante.
Oltre a far parte del comitato scientifico e di redazione di questo importante progetto editoriale, sono anche autrice di un contributo dal titolo “Nelle terre dei Sicani. Storia, arte e archeologia all’ombra dei castelli della Sicilia centrale”.
Mi parli anche del saggio “Le iconografie femminili delle stele di Mozia”?
Con questo saggio, pubblicato nel 2013 dalla casa editrice Salvatore Sciascia, ho voluto riprendere, con gli opportuni aggiornamenti bibliografici, uno studio condotto tra il 1993 e il 1994 per la mia tesi di laurea in cui prendo in esame le figurazioni femminili rappresentate sulle stele rinvenute nel tophet di Mozia (il cosiddetto “santuario dei fanciulli) con l’intento, spero raggiunto, di aggiungere un altro tassello al complesso e articolato mosaico della storia di questa piccola ma straordinaria isola che ha restituito e continua a restituire grandi testimonianze del suo importante passato.
Da otto anni sei la presidente regionale dell’associazione culturale SiciliAntica. Qual è il bilancio del vostro quotidiano impegno?
SiciliAntica è un’Associazione culturale di volontariato, dal carattere regionale, che da oltre vent’anni opera nel territorio siciliano con numerose sedi dislocate in tutta l’Isola. L’Associazione promuove la ricerca, lo studio, la conoscenza, la tutela, la valorizzazione e la fruizione dei beni culturali, collaborando con le Istituzioni preposte…
Continua, professoressa.
I soci impegnati nelle diverse attività, coordinate e promosse dalla Presidenza Regionale e gestite e organizzate dalle Sedi Locali, non operano in sostituzione delle competenti autorità, ma a sostegno di queste ultime nella convinzione che soltanto una fattiva collaborazione tra le Istituzioni e tutte le persone interessate alla valorizzazione delle testimonianze del nostro passato, possa colmare le inevitabili carenze che un approccio di tipo esclusivamente burocratico ed accademico può causare. Da quando si è costituita e, cioè, dal 15 dicembre 1996, SiciliAntica ha condotto attività di ricerca archeologica in collaborazione con le Soprintendenze.
Un’attività finalizzata a…
Quest’attività è stata finalizzata alla valorizzazione e alla tutela delle aree indagate, così da renderle fruibili dall’intera collettività.
Ci ricordi le più importanti?
Tra le più importanti iniziative organizzate da SiciliAntica vanno ricordate le campagne di scavi a Pietralunga (Paternò, Catania), a S. Venera al Pozzo (Aci Catena, Catania), al Riparo del Castello di Termini Imerese (Palermo), presso le Mura Dionigiane di Adrano (Catania), a Megara Hyblaea (Augusta, Siracusa), a Scala Portazza (Lentini, Siracusa), a Monte Polizzello (Mussomeli, Caltanissetta), a Sabucina (Caltanissetta), alla Domus Romana di Catania, ad Agira (Enna), a Centuripe (Enna), a Monte Giulfo (Villarosa, Enna), al Mendolito di Adrano (Catania) e, più di recente, quella condotta alle Salinelle di San Marco (Paternò, Catania).
E poi?
Innumerevoli sono le iniziative condotte dall’Associazione per la salvaguardia del patrimonio culturale e naturalistico siciliano. Già da qualche anno infatti SiciliAntica si è fatta promotrice di una manifestazione “Operazione Isola Pulita” che vede coinvolte tutte le cinquanta Sedi Locali dell’Associazione per realizzare attività finalizzate a ripulire, valorizzare e conservare i siti di interesse culturale e/o naturalistico che si trovano in condizione di abbandono e di degrado. L’Associazione ha anche condotto e vinto una strenua battaglia per salvare il sito di Monte Scalpello che rischiava di essere completamente distrutto da una cava di calcare che l’azienda trevigiana Fassa srl, ottenute tutte le autorizzazioni, stava aprendo in località Santa Nicolella (Agira, Enna).
Abbiamo riferito anche noi de La Voce del Nisseno, a più riprese. Si sono altre inziiative da rammentare?
Tra le altre importanti iniziative a carattere regionale vanno ricordati: il Concorso Regionale per le Scuole “Il ritmo del tempo: un viaggio alla scoperta del tuo territorio” a cui si affiancano altre attività (conferenze, seminari e incontri sui beni culturali), finalizzate a sensibilizzare le nuove generazioni su tematiche e problematiche inerenti la gestione dei Beni Culturali e Ambientali; il Concorso giornalistico “Storie di Sicilia: racconti, inchieste, reportage; il concorso videofotografico “SiciliAmara: immagini e testimonianze di un’isola ferita” – “SiciliAntica: cultura&volontariato” da oltre vent’anni; la manifestazione Un’estate con SiciliAntica, giunto già alla sesta edizione, che ha come principale obiettivo quello di valorizzare, anche nel periodo estivo, gli straordinari tesori della nostra Isola, attirando su di essi l’attenzione dei turisti locali, d’oltre Stretto e stranieri.
Ed ancora…
Inoltre tutte le Sedi Locali, nella loro autonomia, organizzano ogni anno diversi eventi che vengono tempestivamente pubblicati sul nostro sito web www.siciliantica.eu e sulle pagine Facebook da esse create ad hoc.
Per sei anni, dal 2003 al 2009, hai guidato la sede nissena. Quali sono stati i principali obiettivi raggiunti dalla vostra associazione culturale?
Sotto la mia presidenza SiciliAntica si è imposta fin da subito a Caltanissetta come una realtà in grado di esprimere una grande vivacità culturale e ormai opera nella nostra città da ben diciassette anni (dopo di me la sede locale è stata presieduta da Marina Congiu e, dal 2019, da Stefania D’angelo) pur tra grandi difficoltà economiche e con un debole supporto da parte degli enti locali. Diciassette anni di impegno e di attività di volontariato a sostegno dei Beni culturali del territorio della Provincia e con l’intento di promuovere e sensibilizzare l’opinione pubblica sul vasto patrimonio che essa vanta. Un fervore di iniziative ha infatti sempre caratterizzato la sede nissena fin dall’anno della sua fondazione (2003) obbedendo alle sue finalità istituzionali, ma perseguendo anche l’obiettivo di portare Caltanissetta alla ribalta nazionale e non solo.
Possiamo ricordare qualcosa?
L’organizzazione a cadenza rigorosamente annuale di convegni di studio sulla Sicilia antica (Progetto Mesogheia), che a partire dal 2004 ha fatto registrare ogni anno la presenza nella nostra città di numerosi studiosi di chiara fama (l’elenco sarebbe ormai abbastanza lungo) per dibattere temi riguardanti l’archeologia e la storia della Sicilia antica, è stato senza dubbio l’impegno più qualificante che ha trovato riscontro nella pubblicazione puntuale dei volumi di atti che hanno avuto un’ottima accoglienza a livello nazionale e internazionale sia tra gli addetti ai lavori sia tra i tanti appassionati di storia e archeologia.
Sei costantemente in prima linea sul fronte dei convegni. Quali sono i meeting che ricordi con maggiore soddisfazione?
In questi diciassette anni di “militanza” in SiciliAntica ho partecipato a numerose iniziative, occupandomi peraltro, spesso in prima persona, dell’organizzazione di molte di esse. Ovviamente ricordo con maggiore soddisfazione i convegni di studio della sede nissena, di cui ho già parlato, le molteplici conferenze sul patrimonio culturale siciliano, i seminari di Paleopatologia il convegno organizzato a Siracusa nel 2016 per celebrare i vent’anni di attività dell’Associazione, l’incontro/dibattito dello scorso 22 febbraio “Umbilicus Siciliae: Cerere tradita e abbandonata. Prospettive per il futuro del patrimonio archeologico della Sicilia centrale”, in cui è stato presentato un video-denuncia sullo status di abbandono e di degrado delle aree archeologiche della Sicilia centrale, realizzato insieme ad altre Associazioni operanti nel territorio.
Hai collaborato con le Soprintendenze per i Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta e Palermo. Non sempre si registra una proficua sinergia tra le varie agenzie territoriali. Qual è la tua esperienza?
La mia esperienza come collaboratrice esterna di queste due importanti Istituzioni è stata sicuramente molto positiva e mi ha consentito di arricchire il mio bagaglio di conoscenze e di competenze. Non posso però purtroppo dire lo stesso riguardo alla collaborazione tra SiciliAntica e gli Istituti periferici dell’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, in quanto non abbiamo sempre avuto la fortuna di incontrare persone “illuminate”, pronte ad accogliere positivamente le nostre continue offerte di aiuto e di sostegno “gratuito” nella gestione del patrimonio culturale siciliano…
Prosegui.
Ad oggi i fatti dimostrano che non è per niente facile costituire una rete in cui Associazioni, Enti e Istituzioni riescano effettivamente a collaborare per raggiungere un comune obiettivo, anche se spero vivamente che prima o poi ci si possa riuscire.
Hai partecipato a varie campagne di scavi sia in Sicilia sia in altre regioni italiane ed hai al tuo attivo diverse pubblicazioni su tematiche e problematiche storico-archeologiche. Umanamente, questi progetti che segno lasciano nel tuo cuore?
Quando si parla di scavi archeologici o di pubblicazioni scientifiche si parla inevitabilmente di ricerca e, nel caso specifico, di ricerca delle testimonianze materiali che contribuiscono alla ricostruzione degli avvenimenti storici. Penso che ricercare, analizzare e interpretare questi documenti lasci un segno indelebile nel cuore e nella mente di ogni studioso, perché indagare il passato e riuscire a cogliere e a decifrare le sue vestigia significa riuscire a comprendere chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando.
Sei docente di Lettere e sei un’archeologa. Lavori dunque con i giovani, che sono il futuro, e il tuo sguardo sovente è tuttavia rivolto al passato. Come “vedi” il nostro attuale presente?
Credo che noi oggi abbiamo la responsabilità e il dovere di educare i giovani al rispetto, alla salvaguardia e alla valorizzazione dei Beni Culturali, perché non dobbiamo dimenticare che il cemento ideale di una comunità è costituito dalla memoria storica e dalla capacità di quella comunità di accrescerla e di conservarla.
Il ruolo che ha la Cultura.
La cultura è l’unico antidoto ai mali del nostro tempo e la crescita civile, democratica e soprattutto economica del nostro Paese e della nostra Regione è legata alla valorizzazione delle risorse offerte dal loro immenso e straordinario patrimonio culturale, che da sempre attende di essere messo, realmente e concretamente, al centro delle politiche di sviluppo. Ma…
Ma…
Ma purtroppo non è così e attualmente l’Italia e, in particolar modo il Meridione e la Sicilia, assistono impotenti all’emigrazione di tanti giovani che cercano fortuna altrove e ciò accade perché da tempo nessuno investe sul loro futuro e molto spesso i nostri politici e governanti definiscono questo fenomeno negativo e allarmante semplicemente e, forse, in modo alquanto superficiale il “problema dei giovani”. Quindi forse per cambiare le cose, per sovvertire lo statu quo, bisognerebbe iniziare a considerare i nostri giovani come una risorsa e non come un problema da risolvere. Soltanto se saremo capaci di ottenere un cambio di passo da parte di politici, amministratori e burocrati, avremo la possibilità di pensare al futuro di questa terra con parole nuove. E affinché ciò avvenga è necessario che tutti facciano la loro parte e diano il loro contributo: Governo, Istituzioni, Associazioni, Scuole, queste ultime in particolare, perché non dobbiamo dimenticare che il tempo dei giovani inizia dalla scuola pubblica e dalla centralità che ad essa va data quale irrinunciabile priorità istituzionale, organizzativa e finanziaria.
Cosa bisogna augurarsi?
Bisogna pertanto augurarsi che venga presto varata una riforma della scuola che allinei, in modo serio e definitivo, il nostro Paese alle esperienze europee più significative e trovi nella dimensione locale un’applicazione coerente che metta al primo posto le legittime aspettative dei giovani e delle famiglie. Solo sui primi risultati misurabili sarà possibile valutare i pur necessari adeguamenti del personale docente e tecnico della Scuola e dell’Università, riconoscendo salari ancorati a precisi parametri di valore e ristabilendo quella reputazione che il sistema formativo italiano, massimamente nel Mezzogiorno, sembra avere da troppo tempo smarrito.
Chi sono i tuoi scrittori preferiti?
Amo molto i romanzi gialli e i miei scrittori preferiti sono Agatha Christie e Arthur Conan Doyle.
Che tipo di musica ascolti abitualmente?
Adoro la musica rock e in particolare le canzoni dei Queen e dei Cure.
Quali sono i tuoi valori di riferimento, Simona?
Sono i valori che mi hanno insegnato i miei genitori: amore, coerenza, coraggio, educazione, fedeltà, gentilezza, lealtà, onestà e, a proposito dei valori e della loro importanza nella vita di tutti i giorni, mi piace ricordare una frase di Rita Levi Montalcini: “Il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte”.
Dipingiti con quattro aggettivi: due che descrivono i tuoi pregi e due che descrivono, eventualmente, due difetti. Quali sono?
Questa è una domanda difficile perché non è per niente semplice fare autocritica, ma ci provo.
Disponibile: credo che questo sia il mio più grande pregio ma forse è anche un difetto, perché quando qualcuno mi chiede aiuto non riesco mai a dire di no; determinata: cerco sempre di raggiungere gli obiettivi prefissati e, in genere, ci riesco; egocentrica: mi piace molto essere al centro dell’attenzione; curiosa: non mi basta mai quello che so, cerco sempre di conoscere qualcosa in più.
Cosa ti emoziona di più?
Lo spettacolo della natura che con la sua sublime bellezza mi lascia sempre a bocca aperta. Per questo ho scelto di vivere in campagna. Credo che non ci sia nulla di più emozionante di questo.
Cosa ti infastidisce di più?
La superficialità e l’egoismo. Oggi più che mai dovremmo tenere sempre a mente la notissima battuta con la quale Cremete risponde a Menedemo agli inizi del primo atto del Heautontimorumenos di Terenzio, Homo sum: humani nihil a me alienum puto che esprime mirabilmente il concetto di humanitas, e cioè di interesse per l’uomo verso gli altri uomini, soprattutto verso chi ha più bisogno di aiuto.
Infine, hai la possibilità di scrivere un biglietto e di inserirlo in una bottiglia da lanciare a mare aperto. Cosa scriveresti?
A questa domanda rispondo con una battuta: non lancerei mai una bottiglia in mare, perché contribuirei al suo inquinamento.
Era in senso metaforico, ma rispetto la tua scelta di non rispondere che, in fondo, è anche un modo di rispondere. Grazie Simona.
MICHELE BRUCCHERI
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