“La memoria non è il ricordo; il ricordo si esaurisce con la fine della persona che ricorda il suo vissuto. La memoria è come un filo che lega il passato e il presente, è proiettata nel futuro e lo condiziona” (Piero Terracina – socio fondatore e presidente onorario di Progetto Memoria)
Oggi, giornata internazionale della memoria, non voglio e non posso farla passare senza una riflessione su avvenimenti che continuano a segnare la storia mondiale ed a ricordare a tutti cosa fu il nazifascismo nel mondo ed il fascismo in Italia.
Questa ricorrenza decisa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1° novembre del 2005, con la risoluzione 60/7, ha infatti lo scopo che ho voluto richiamare con la citazione di Piero Terracina in materia di memoria e della sua importanza. Spesso, fatti ed avvenimenti anche di grande importanza si affidano all’oblio del tempo e vengono dimenticati.
Così non può e non deve essere per quel drammatico periodo in cui il nazifascismo era convinto di potere dominare il mondo che alla fine si chiuse con la vittoria della democrazia che pur essendo costato molto sangue, ha liberato, speriamo definitivamente, il mondo da questo malefico cancro che di tanto in tanto riaffiora sotto varie forme mettendo a dura prova gli anticorpi di cui la democrazia ha forgiato i popoli, che reagiscono per evitare che ciò accada.
Disastro, distruzione, bagno di sangue, morte di tanti innocenti, la follia di perseguire l’affermazione di una razza pura trattando il resto del mondo come razze di livello inferiore, indegne, inquinanti e per ciò da eliminare. Questo è stato il secondo conflitto mondiale. La razza che venne additata a tutti come il male assoluto fu quella ebrea, che venne perseguitata, fatta segno a soprusi e prevaricazioni di ogni tipo, scaturiti dalla mente malata di dittatori quali Hitler e Mussolini, Francisco Franco e Hirohito.
In Italia si arrivò alla promulgazione delle leggi razziali del 1938 e al famoso manifesto della razza elaborato dagli scienziati razzisti che con l’avvento della repubblica poi si riciclarono nella nuova realtà istituzionale. Leggi e provvedimenti che annullavano la razza ebraica, che la privavano dei diritti civili e politici ed anche del diritto di vivere.
Ma quello che oggi voglio richiamare alla memoria mia e a quella di chi legge è cosa è avvenuto in un piccolo paese come Serradifalco, che nel bene e nel male fu presente in quegli eventi. Lo faccio oggi, che plaudo all’iniziativa della Libera Università Senza Età di Serradifalco (LUSE) diretta dal sociologo Pasquale Petix, che presenta una ricerca del professor Carmelo Locurto sul concittadino Calogero Palumbo, che prese parte alla resistenza in Francia e da lì deportato a Herbruck dove morì.
Nel bene e nel male, perché all’avvento del fascismo Serradifalco non solo diede subito vita alla sezione del partito fascista, ma mise in piedi anche due squadre fasciste: la “disperata” e la “me ne frego” di 27 uomini, che parteciparono al raduno di Napoli del 24 ottobre 1922, raduno dal quale partì la famosa marcia su Roma che doveva consegnare l’Italia a Mussolini ed al fascismo.
Ma Serradifalco sviluppò anche una resistenza al fascismo molto poco conosciuta. Nel 1936 i minatori organizzarono uno sciopero contro la guerra di Spagna, guerra alla quale diversi concittadini parteciparono nelle file fasciste a supporto della presa del potere di Francisco Franco.
Episodi di resistenza si ebbero anche in paese; nel gennaio del 1923 una squadra fascista venuta da fuori massacrò il giovane Gaetano Tabone che morì due giorni dopo.
Nel 1924 a seguito di una provocazione preparata ad arte, in piazza vennero uccisi Salvatore Alaimo e Salvatore Di Gioia. Mentre il 6 marzo del 1925 venne imbastito un incidente presso la miniera Apaforte, che toglieva la vita a Gioacchino Ricotta nel tentativo di decapitare il movimento antifascista che era molto attivo in mezzo ai minatori. Dopo quello ed altri episodi, diversi antifascisti ripararono in Francia.
Dalla Francia l’organizzazione clandestina aveva deciso di mandare a Serradifalco il giovane Salvatore Vizzini, perché si riteneva non fosse conosciuto dall’OVRA. La missione affidatagli era quella di arruolarsi nell’esercito per fare politica al suo interno contro il fascismo.
E che dire, per concludere questa analisi molto sommaria, di Leonardo Speziale? Perseguitato dai fascisti, lasciò Serradifalco per raggiungere a Saint Etienne la sorella. Lì, organizzò la resistenza clandestina lavorando a supporto dei partigiani francesi ed italiani. Più volte arrestato e torturato, venne instradato in Italia dove riuscì a fuggire ed a riparare in quel di Brescia, dove organizzò e fu il commissario politico della 122^ Brigata Garibaldi.
Quanta storia abbiamo da recuperare anche in un piccolo paese come il nostro! Una storia che come giustamente afferma Piero Terracina ci lega al passato e ci proietta verso il futuro condizionandolo.
Ai giovani dico: non stancatevi di ricercare nel passato, di attingere alle origini del nostro popolo ed alla sua storia in larga parte ancora sconosciuta. Da essa, da questo storia, da queste vostre e nostre radici dipende il futuro di questo nostro popolo, che altrimenti è condannato a sparire nell’oblio.
Salvatore Augello
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