A tratti botta e risposta, con domande e dichiarazioni per sapere. E per capire. Un incontro-dibattito importante, promosso dal M5S di Serradifalco dal tema “Megadiscarica”. Ovvero, il progetto di contrada Martino. Oltre due ore di confronto, con la ricostruzione di tutto l’iter. Sono emersi dubbi, perplessità, ombre, ma anche luci e opportunità. La Voce del Nisseno vi racconta i principali momenti.
Nella sala di Palazzo Mifsud, venerdì pomeriggio, a fare gli onori di casa è Giuseppe Aronica (già consigliere comunale M5S). Per sopraggiunti impegni istituzionali è assente il vice presidente dell’Ars, Giancarlo Cancelleri. Sono invece presenti i parlamentari Dedalo Pignatone (Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati) e Nuccio Di Paola (Commissione Ambiente all’Ars). Nel tavolo della presidenza, inoltre, vi sono due geologi: Michele Ninfa e Salvatore Saia. C’è anche il referente comunale dei pentastellati serradifalchesi: Lillo Safonte.
Si entra nel vivo, parlando del progetto di discarica presso contrada Rabbione/Martino. Il dottor Aronica spiega che i rischi di creare gravi problemi ambientali sono concreti. Racconta il suo impegno istituzionale, che è stato presente in alcune riunioni come capogruppo consiliare. La sua valutazione, politica, è contraria al progetto. Questa contrarietà politica viene motivata, argomentata: “Come territorio abbiamo già dato”. Si fa riferimento alle tre discariche. E aggiunge: “Il problema dei rifiuti può essere risolto diversamente”.
Lillo Safonte fa un excursus storico. Si lamenta dell’assenza del sindaco Leonardo Burgio. Parla dei rivoli di percolato rinvenuto nei pressi della discarica, ricorda l’assemblea cittadina con l’onorevole Cancelleri e il Consiglio comunale aperto. Tutte azioni per informare e far sapere. Teme che poi si possa arrivare persino all’inceneritore. E completa: la società di Caltanissetta TMB srl proponeva due euro a tonnellata, il sindaco puntava su cinque euro. Ma – la preoccupazione a denti stretti – il problema è: non sottovalutiamo l’aumento dei tumori in paese.
Michele Ninfa, già sindaco di Serradifalco e geologo, sottolinea: per la prima volta si parla di un problema serio. Bisogna fare dibattiti su temi importanti. “I rifiuti si fanno e vanno smaltiti”, dice. Ma bisogna seguire tre linee-guida: la salute, le caratteristiche del territorio e il rispetto del portafoglio. Anche lui ricostruisce vari passaggi, tecnici e burocratici. Parla del trattamento biologico, con annessa la discarica che dovrebbe essere di 1.200.000 metri cubi. Questo importante dettaglio verrà ridimenzionato dall’ingegnere Molteni, rappresentante legale della società nissena.
L’ex sindaco Ninfa pone una domanda: è idoneo il sito per la discarica? Parla di vincolo idrogeologico pari al 60%, a Serradifalco. E anche quella zona è soggetta, nella classificazione territoriale. “Perché non a Caltanissetta e sì a Serradifalco?”, si chiede e chiede. Accenna alla centrale elettrica che in passato doveva essere costruita, ma che l’opposizione di alcune forze politiche non fece decollare quel progetto. Dà anche dei numeri: 200mila euro. Sarebbe questa la royalty per la discarica, appena 36 euro a persona: “Noi non valiamo questa cifra”, tuona, tra gli applausi del pubblico. Avanza pure il sospetto che si possano conferire rifiuti industriali. Per lui, il sito individuato dal Genio civile di Caltanissetta non è idoneo ed è ad alto rischio frane. Infine, fa sapere che soltanto dall’assessorato regionale competente è riuscito ad avere l’incartamento, ma non dagli uffici comunali.
A ruota, interviene il dottor Salvatore Saia. Anche lui geologo, in passato responsabile della Protezione civile nell’ex Provincia regionale di Caltanissetta. Ricorda che per il prefetto pro tempore, commissario, “mi sono occupato della parte geologica della discarica”. Rammenta i diversi sopralluoghi. Descrive la zona come “fortemente degradata”. Una discarica “di forte imbatto nel territorio”. Ammette che ha un volume significativo, che insiste quasi adiacente al Monte Rabbione che rappresenta un patrimonio da custodire. Non entra nel merito politico, economico e sociale, però chiede: Serradifalco ne ha già una, perché averne un’altra?
Per la società TMB srl parla dapprima l’ingegnere Riccardo Molteni, rappresentante legale. Spiega che si tratta di un impianto capace di ridurre (in peso e volume) i rifiuti raccolti nella zona nord del Nisseno. “Non abbiamo nulla da nascondere – le parole dell’amministratore unico -, o da giustificare. La nostra è una valutazione imprenditoriale”. Ridimensiona la cifra inizialmente emersa, dichiarando che la discarica – nel progetto – è di 450mila metri cubi. Ribadisce che l’interfaccia istituzionale avviene tra la sua società e l’Amministrazione comunale. E che si tratta di una piattaforma per il trattamento dei rifiuti (“non ci sono rifiuti industriali”).
Sempre per la società TMB srl interviene l’ingegnere Fabio Corvo, che è il coordinatore del gruppo di lavoro. Lapalissianamente afferma che si stanno seguendo le varie procedure previste dalla legge vigente; che si sono effettuati diversi studi e poi elaborato un progetto definitivo, monitorata la valutazione di impatto ambientale che coinvolge vari soggetti istituzionali che hanno questo compito. Tutti hanno, sostanzialmente, partecipato al procedimento. Nel rispetto della legge. Si tratta di uffici terzi, “preposti a valutare”, dichiara. E chiosa: “Il progetto è pubblicato sul sito regionale dell’assessorato competente”.
Ad integrare, riprende la parola l’ingegnere Molteni. Sottolinea come il Genio civile abbia chiesto ed ottenuto l’impegno per la manutenzione delle strade prossime alla piattaforma. Ed evidenzia che le royalty, sono delle misure di compensazione previste dalla legge. E che poi, oltre al beneficio economico, Serradifalco avrebbe un altro vantaggio: conferire gratuitamente in discarica. Viene brevemente ricordata l’assemblea pubblica in piazza, avvenuta il 6 ottobre 2016 per informare sul progetto. Lillo Safonte ci tiene a rimarcare che dal punto di vista ambientale l’impatto sarebbe “devastante” e che “i tumori aumentano, in paese”. Dal pubblico viene detto: abbiamo dato, ma non abbiamo ricevuto nulla.
Gaetano Cino, già vicesindaco ed assessore comunale, dichiara: “L’azienda fa il suo lavoro. L’Amministrazione comunale deve fare il suo. Nel 1997 il Decreto Ronchi diceva che le discariche non dovevano più esistere. Bisognava attivare diversi servizi. Puntare allo smaltimento corretto dei rifiuti. La raccolta differenziata, però, non basta”. Marcello Palermo, presidente dell’associazione No SerradifalKo, afferma: “Il paese ha molti problemi di natura ambientale. C’è una forte incidenza tumorale. Anche se nessuno conferma e nessuno smentisce. Tuttavia, siamo seriamente preoccupati. Siamo messi male. La mia esortazione è questa: riflettiamo. Ci si ammala e si muore tanto”.
Poi parla Pasquale Bellanca e propone un referendum, per “far partecipare democraticamente la gente”. Serradifalco, dice, “ha dato, ma non ha ricevuto nulla. Assumiamoci tutti le nostre responsabilità”. Dinanzi al rilievo del modesto capitale sociale, l’ingegnere Molteni precisa: la società non ha un’attività, il capitale sociale “è esiguo perché non si conosce l’esito”. L’onorevole Nuccio Di Paola, deputato regionale M5S, ragiona: “Gli organi preposti fanno le verifiche. La Regione ha individuato una discarica da realizzarsi a Serradifalco. Vuole che ogni provincia ne abbia una, per smaltire i propri rifiuti. La Sicilia è povera di impianti”. Il parlamentare regionale pentastellato promette: controlleremo al massimo livello, tutti gli atti (“faremo interrogazioni, vogliamo evitare che vi siano troppi impianti e discariche”). Dopo un accenno ai vari enti preposti alla sorveglianza, sottolinea come l’Arpa sia, oggi, sottodimensionata come personale (appena 19 addetti nella provincia di Caltanissetta).
Ancora per Di Paola, “i problemi di salute ci sono”. E poi chiede: perché la politica sceglie Serradifalco per la discarica? Già ne ha avuta una! “Continueremo a controllare”, ribadisce, “e voi, cittadini, interrogatevi sulle scelte”. Infatti, si vuole evitare il paradosso che con la raccolta differenziata già avviata e virtuosa, subentri dopo la discarica con la quasi certezza di ricevere rifiuti dagli altri. “I cittadini sono giustamente preoccupati – prosegue -. La mia proposta è: indire un’audizione parlamentare a Palermo presso la Commissione Ambiente, ovviamente se i cittadini mostrano la loro preoccupazione”. Gli fa eco Giuseppe Aronica: decidano i cittadini e non il sindaco.
Interviene anche l’altro parlamentare Dedalo Pignatone e ripete: cosa vuole fare Serradifalco? L’Amministrazione comunale va in un’altra direzione. Informa che la vita di una discarica mediamente è di trent’anni e che “stasera avrei voluto sentire anche l’altra campana, ma questo tavolo tecnico è monco”. Fa sapere che Centuripe, nell’ennese, ha detto no alla discarica. Questo stop può venire anche da Serradifalco. Pure lui obietta la cifra dei 200mila euro all’anno: “Ci vuole uno sviluppo, più ecologico, naturale e salubre”. Il portavoce nazionale del M5S retoricamente chiede ancora: che tipo di territorio vogliamo dare? Bisogna rappresentare l’intera comunità.
Michele Territo, già sindaco di Serradifalco, apprezza pubblicamente l’incontro promosso dai pentastellati. Registra una non adeguata presenza di pubblico, numericamente. “Questo è un problema vitale, ma la gente non si interessa. Non partecipa – tuona -, è apatica, abulica, indifferente. Dorme e chi cerca di svegliare la gente, viene biasimato. Ho contribuito a far crescere il mio paese. La gente non vuole vedere, né sentire. L’impresa non è un’opera pia, fa i propri interessi. La discarica si farà, se non c’è una forza popolare che si oppone”. Ci sono altri brevi interventi. Ma Giuseppe Barone sintetizza il senso dell’incontro: “Andiamo avanti nella nostra lotta e rimbocchiamoci le maniche”.
MICHELE BRUCCHERI
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