“Oggi coltiviamo una speranza che non può vacillare. Dobbiamo vivere da veri cristiani, costruire un Regno di Amore, Giustizia, Pace”. Poi si rivolge alla famiglia del giovane defunto: “C’è stato un particolare legame, con voi, negli ultimi giorni. Abbiamo riflettuto sul dono della vita. Lo sconforto regna, oggi, ma la vita non termina sulla terra. E la vita di Giuseppe è una vita che rimane per sempre. Teniamoci sempre pronti. Non si sa quando il buon Dio bussa alla nostra porta. La bussata lenta per papà e ora anche questa non ci piacciono… Non ho risposte. Nessuno ne ha. Chiediamo a Dio che è la Parola per eccellenza di riempire le nostre vite”.
Infine: “Giuseppe era scherzoso, ironico. Non dobbiamo perdere nessun attimo e vivere nella pienezza della carità. Era un esempio di bontà, sull’onda di papà. Magari con una marcia in più. Ci guardano dalla finestra del cielo. Capiscono la nostra sofferenza, ma sono felici. Insieme. La nostra vita non finisce qui. Non dobbiamo smettere di seminare bontà”
IL FUNERALE. A pronunciare queste parole, nell’omelia, è don Pietro, cappellano militare della Legione Carabinieri Liguria. La chiesa Madre è gremita. La solenne messa è concelebrata. Vi sono l’arciprete Giovanni Galante e il vice parroco Salvatore Randazzo, padre Filippo Bonasera. Presente il sindaco con la fascia tricolore, accompagnato dal vice sindaco Lillo Speziale. Tra gli altri, il comandante provinciale dei carabinieri: il colonnello Gerardo Petitto. E il comandante della locale stazione Tommaso Maria Vozza. La gente, fuori, silenziosa e mesta, attende la conclusione del funerale iniziato puntualmente alle ore 15.
A dare l’estremo saluto al vice brigadiere Giuseppe Pace, carabiniere paracadutista morto a 41 anni domenica pomeriggio durante la fase di atterraggio di un lancio all’aeroporto “Carlo Del Prete” di Vercelli, c’è un vero e proprio popolo. Questo non è un lutto familiare, è un lutto collettivo. Occhi lucidi, un pianto discreto e dignitoso. In tutti. Oggi si piange un bravo giovane strappato beffardamente alla vita.
Davanti alla chiesa vi sono le corone di fiori del Comando generale dell’Arma e degli Amici della Banda musicale dei Carabinieri. Ad un certo punto, nel finale, Andrea Maida – zio di Giuseppe – clarinettista della banda dell’Arma suona. Intona un brano di un autore russo dal titolo “Per gli alpini di Lavis”. Emozioni strazianti. Si avvicina alla bara e indica che l’applauso è per Giuseppe. L’anziano padre di Andrea, Domenico, si alza. Condivide questo “regalo” del figlio per il nipote. Si abbracciano e parte un altro lungo, scrosciante, coinvolgente applauso. Padre Galante, prima di terminare il rito delle esequie, ringrazia le varie autorità.
LUTTO CITTADINO. Il sindaco Leonardo Burgio, per la giornata odierna, ha proclamato intanto il lutto cittadino. La tragica morte del giovane carabiniere in servizio al reparto operativo di Genova ha scosso notevolmente tutti. Domenica pomeriggio, a pochi minuti dal brutto incidente, si era appena diffusa la maledetta notizia.
Nel corso del Memorial già programmato e dedicato dal nostro giornale La Voce del Nisseno alla eminente figura di Totò Petix, il giornalista Michele Bruccheri – moderatore della serata celebrativa – ha fatto alzare i relatori seduti al tavolo della presidenza e le persone presenti nella sala stracolma per tributare un lungo e commosso applauso alla memoria. Contemporaneamente – su schermo gigante – è stata proiettata una foto di Giuseppe Pace. All’età di diciotto anni era andato via per espletare il servizio militare proprio con l’Arma dei Carabinieri. E poi si è arruolato. Da ventitré anni serviva lo Stato.
PICCHETTO D’ONORE. Ieri la salma è partita dall’aeroporto di Torino ed è giunta dapprima all’aeroporto di Catania, poi è stata trasferita – in serata – direttamente in chiesa. La bara avvolta nel tricolore. La gente piange, è sconvolta. Una disgrazia che riguarda un intero paese: Serradifalco. E non solo. Un picchetto d’onore dei carabinieri ha presidiato il feretro. Parenti, amici, colleghi da ogni parte si sono stretti alla famiglia in questo momento doloroso e tragico.
Giuseppe Pace (fidanzato con Valentina) aveva dedicato la promozione al padre Calcedonio, morto prematuramente due anni addietro. La madre Dina e la sorella Ilaria hanno espresso gratitudine all’Arma dei Carabinieri, per la loro sensibilità e solidarietà.
LA DINAMICA. Tornando all’incidente di domenica pomeriggio, pare che il paracadute si sia aperto regolarmente, ma a circa cinquanta metri dal suolo, forse per un errore di manovra e dopo un’improvvisa virata denominata “gancio”, si sarebbe verificata una forte accelerazione. Il parà serradifalchese non è riuscito a stabilizzare il proprio assetto, pochi attimi dopo è avvenuto il violento e devastante impatto con il suolo nella zona riservata all’atterraggio dei paracadutisti, nel piccolo aeroporto da turismo della città piemontese rimasto, ovviamente, chiuso per alcune ore.
Giuseppe Pace, tuttavia, spiegano i commilitoni, era un paracadutista esperto. A tradirlo sarebbe stata una manovra errata simile a quella che costò la vita a Pietro Taricone, l’attore e protagonista della prima edizione del reality “Grande Fratello” morto a Terni a fine giugno del 2010.
Da un anno, Pace faceva parte della compagnia “Genova Centro” dell’Arma dei Carabinieri e fino ad un anno fa aveva lavorato come agente di scorta della Ministra della Difesa, Roberta Pinotti (quando me lo riferì, gli dissi: “Giusè, devi farmela intervistare” e lui, con il suo consueto sorriso solare, annuì – ndr). Era appassionato anche di ciclismo. Sovente pedalava assieme allo zio, Andrea Maida, anche lui carabiniere – a Roma -, primo clarinetto con la banda musicale dell’Arma. Ricordo che da giovanissimo giocava a tennis. Per il giornale scrissi un sacco di articoli che raccontavano le sue vittorie e la sua passione sportiva.
L’INCHIESTA. Sul corpo è stata eseguita l’autopsia. E martedì scorso, presso la camera mortuaria Sant’Andrea di Vercelli, si è tenuto un rosario in suffragio celebrato dal cappellano militare don Pietro del comando Legione Carabinieri Liguria. Una fonte qualificata e attendibile ci riferisce che anche il suo inseparabile cane, Slider, ha vigilato la salma dello sfortunato carabiniere. Dolore e costernazione in tutti, dunque.
La magistratura ha aperto un’inchiesta per appurare la dinamica dell’incidente e comprendere meglio l’impatto violento con il suolo all’altezza della cosiddetta “buca dei parà”, un’area a forma di cerchio riservata appunto agli atterraggi. E con i risultati dell’esame autoptico, disposto dal magistrato, poi si cercherà di capire questa assurda tragedia.
IL COMMIATO. Sul web, centinaia di post: di condoglianze, di rabbia, di tristezza, di dolore… Il sorriso di questo giovane brillante e solare è stato spento dal destino cinico e baro. Noi lo ricorderemo con profondo affetto. Caro Giuseppe, Serradifalco – il mio paese, il nostro paese – ha raccontato questo legame con una variegata gamma di gesti. Quei gesti che hanno l’odore dell’amore e l’intensità di un forte, avvolgente, stritolante abbraccio. Nonostante l’atroce dolore.
MICHELE BRUCCHERI
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