«Sentinella, a che punto è la notte?». La sentinella risponde: «Viene la mattina, e viene anche la notte» (Isaia 21, 11-12)
Nel racconto di Isaia qualcuno nella notte grida alla sentinella. La voce rompe il silenzio ma non l’oscurità. La sentinella, messa di guardia dinanzi alle mura della città, resta sorpresa dalla domanda del viandante e gli offre una risposta sfuggente: “La notte sta per finire, ma l’alba ancora non è giunta”.
La sentinella è consapevole delle insidie della notte, il suo atteggiamento deve restare vigile, sa che non deve illudersi dell’immediato passaggio dalle tenebre alla luce.
Questa immagine biblica è una esortazione – davvero opportuna – a saper leggere il nostro tempo. È un monito verso chi governa per sciogliere i motivi della “notte” che l’aggressione della Russia di Putin all’Ucraina ha fatto scendere in Europa e nel mondo. È una preghiera volta a scongiurare la minaccia nucleare. È un invito a ricercare i tanti perché della “notte” che avvolge la politica. È un richiamo a non cadere nel tranello di chi offre soluzioni facili per problemi oggettivamente complessi. È una sollecitazione a non lasciare che la capacità critica venga meno, ripiegandosi nella nostalgia sul passato. È un’allerta per mantenere la lucidità mentale, per non fare scelte di pancia, scelte non accompagnate dal sano e giusto discernimento.
Purtroppo le menti politiche che governano il mondo sin qui hanno prediletto lo sforzo bellico e la corsa agli armamenti. Eppure, dalla fine della seconda guerra mondiale, la risposta militare si è dimostrata fallace quasi ovunque, basti pensare al Vietman, ai Balcani, all’Iraq, all’Afghanistan, alla Libia o alla Siria.
La studiosa Mary Kaldor ha spiegato che nelle “nuove guerre”, la violenza organizzata “non è più la continuazione della politica con altri mezzi”, ma un processo caotico dove si confondono motivi religiosi, disuguaglianze etniche, interessi criminali e narrazioni che per anni hanno covato odio.
Per di più la guerra non porta solo morti e danni per effetto dei combattimenti ma condiziona anche la qualità della società che uscirà dal conflitto. E il domani dipende in larga misura dalle atrocità commesse a danno dei civili oltre dall’accanimento con cui si distruggono le infrastrutture (acquedotti, centrali elettriche, ospedali, scuole) che niente dovrebbero a che fare con la guerra. La lotta armata, quanto più crudele e malvagia si palesa, avrà l’effetto di rafforzare le componenti più aggressive, violente e militarizzate del tessuto sociale.
Purtroppo a tutto ciò non si pensa. Al contrario viene «naturale» assecondare i fautori della guerra ad oltranza e si inviano altre armi, più potenti e più innovative.
A questo punto sarebbe meglio dire con chiarezza che, per l’Italia e per gli altri paesi dell’U.E., l’unica strada per battere Putin è quella di continuare ad “attizzare” il fuoco, ma continuando ad assistere, giorno dopo giorno, alla distruzione dell’Ucraina, senza dire della guerra energetica che sta impoverendo i cittadini europei.
“Sentinella, a che punto è la notte?”. Il discernimento in politica è la bussola che orienta il viaggio di una comunità. Significa vagliare persone e idee, identificare i princìpi, considerare i dati scientifici, capire lo spirito del tempo che è una cosa diversa rispetto ad essere come bandiere al vento. Il discernimento è la condizione per costruire una coscienza civica matura, capace di custodire la memoria, l’esperienza e il patrimonio valoriale di un popolo. Ecco, proprio questo il viandante intendeva chiedere al soldato di guardia: “Sentinella, a che punto è la notte?”.
PASQUALE PETIX
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