“L’Italia non è un Paese per donne, eppure ci si poteva aspettare qualcosa di diverso dalla prima premier donna di questo Paese, o no?”. Martina Riggi, segretaria del Partito democratico del Circolo “Sandro Pertini” di San Cataldo, firma il comunicato stampa sui diritti delle donne.
“Questo conferma quello che abbiamo sempre sostenuto come Partito Democratico, ossia che una leadership femminile non equivale ad una leadership femminista – prosegue la nota –. Non basta essere donne per fare la differenza, serve battersi per le donne, affinché abbiano pari diritti e opportunità degli uomini e questo governo di destra a guida Meloni ci ricorda, giorno dopo giorno, in quale ruolo la destra vorrebbe confinare le donne italiane. Lo slogan ‘Sono donna, sono madre, sono cristiana’ sta diventando un monito per tutte quelle donne che ambiscono a un ruolo sociale diverso, che non necessariamente vedono nella maternità la coronazione dei propri sogni”.
Martina Riggi sottolinea: “Una maternità che comunque non interessa a questa destra che nessuna politica in sostegno delle famiglie ha portato avanti fino ad oggi. Niente asili nido, niente supporti alla genitorialità, nessuna attenzione per le madri lavoratrici, nessun riguardo per la paternità e i congedi”.
Ed ancora: “Negli ultimi giorni si è addirittura attentato, con successo fino ad ora, ad un diritto di tutte le donne ossia quello di disporre del proprio corpo e della loro libera scelta legata al tema dell’aborto. Un diritto che secondo la ministra per le Pari Opportunità e della Famiglia è ‘purtroppo’ ancora una libertà delle donne”.
La segretaria del Pd di San Cataldo continua: “Ricordiamo che già in Italia a causa della applicazione distorta della legge 194 del 1978, il diritto per le donne di accedere all’aborto entro i primi 90 giorni di gestazione è di fatto un privilegio solo di alcune perché i dati sull’obiezione di coscienza in Italia toccano percentuali preoccupanti e drammatiche. Secondo i dati del Ministero della Salute, ormai datati perché riferiti al 2021, il 63,4% dei medici ginecologi in Italia è obiettore di coscienza, in Sicilia il dato sale all’85%”.
Secondo il report Mai dati, la situazione in alcune zone del Paese è ancora peggiore “perché il tasso di obiezione tra i medici e il personale sanitario è talmente alto da rendere talvolta impraticabile l’interruzione di gravidanza costringendo le donne a cambiare addirittura regione per potervi accedere”.
“Fratelli d’Italia e il governo propongono e votano alla Camera un emendamento in una legge che parlava di tutt’altro, cioè del Pnrr, che prevede la presenza di associazioni antiabortiste nei consultori e la possibilità che queste vengano finanziate con soldi pubblici – scrive ancora Martina Riggi –. È grave che nel 2024 si pensi ancora di poter disporre dei corpi delle donne a seconda del proprio credo personale o della propria idea di mondo”.
“Noi non abbiamo intenzione di arretrare di un millimetro e lotteremo in tutti i luoghi deputati a farlo, nelle istituzioni e nelle piazze, affinché il governo e la politica in generale capiscano che sui corpi e sui diritti delle donne non si possono fare passi indietro – conclude –. Nostri i corpi, nostre le decisioni. Non ci stiamo a vedere smantellati i consultori e finanziate le associazioni anti abortiste con i nostri soldi. Su questa e su altre battaglie chiediamo a tutti coloro i quali si ritengono progressisti a prescindere dal loro sesso, di abbandonare i privilegi, far sentire la loro voce e lottare insieme a noi”.
MICHELE BRUCCHERI
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