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La rappresentazione dell'Ultima cena

Indubbiamente, il Mercoledì Santo apre la memoria di quello che poi sarà celebrato. Tuttavia, nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì, in chiesa vi sono gli esercizi spirituali.

In passato, l’Ultima cena veniva rappresentata in piazza Vittorio Emanuele (famosa col nome di Quadrato). Da diversi anni, invece, questa coinvolgente iniziativa di carattere culturale viene, scenicamente, presentata alla gente nella bella piazza San Francesco. Padre Galante, memoria storica, al nostro microfono dichiara: “In passato c’erano sovrapposizioni anche temporali. Da qualche anno, ha trovato una sua inquadratura anche logistica e temporale”.

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Il Processo

Oltre all’Ultima cena, nel giorno del Mercoledì Santo viene rappresentato – nella suggestiva piazza – il Tradimento, il Processo (prima era il giovedì al Quadrato), l’impiccagione in scena simultaneamente su tre palchi. Da lì parte il corteo. In via Duca vi saranno le cadute di Gesù. Poi si giunge al Calvario. Tutto questo segmento viene denominato “La via Dolorosa”. Ma il primo vero corteo, con personaggi anche a cavallo (in costume d’epoca) e a suon di tamburi imperiali, si dipana per le vie cittadine già nel tardo pomeriggio e dopo sfocia nella piazza San Francesco dove avverranno le sacre rappresentazioni.

La Passione di Cristo è tratta dal testo “Il Riscatto di Adamo” di Filippo Orioles. Diverse realtà hanno promosso questo evento culturale molto sentito e con gli anni mirabilmente perfezionato. Su tutti, spiccano le associazioni “Pier Giorgio Frassati” guidata da Gianni Di Giorgi (da oltre un ventennio cura le tradizioni del Mercoledì Santo) e Quarta Parete di San Cataldo. Ovviamente c’è sempre il patrocinio del Comune, della Pro Loco e una mano concreta arriva, inoltre, dai commercianti locali, nonostante la persistente crisi economica. Un modo per non far morire le nostre tradizioni, essendo tra l’altro il “Paese delle Miniere e delle Tradizioni”.

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Gesù porta la croce

Con singolare senso di abnegazione, dunque, si organizzano le toccanti sacre rappresentazioni che coinvolgono un centinaio di persone, tra attori e comparse. Sono soprattutto giovani. Tra i principali personaggi, ci sono Gesù, Giuda, Pietro, Giovanni, Giacomo, Maria, la Maddalena, il diavolo, l’Amor divino, Caifa, Misandro, Nizec, Giuseppe D’Arimatea, Nicodemo, Malco, Nitor, Rubens, Ponzio Pilato, il centurione, La Speranza, Il Perdono, Il Pentimento, La Fede, gli apostoli, le guardie e i sacerdoti del Sinedrio, i legionari romani, ancelle e popolani. Tutti in costume d’epoca.

Recitano con encomiabile bravura e adeguata drammatizzazione. La fede, nei nostri paesi, ha dato origine alla pietà popolare e quest’ultima in alcune situazioni è diventato evento culturale. Naturalmente da rispettare nella sua giusta dimensione. Come si sa, il teatro sacro è nato davanti alle cattedrali. Il popolo nutriva la sua spiritualità con la pietà popolare e attraverso le sacre rappresentazioni. È molto bello, dunque, inscenare questi momenti nella splendida piazza San Francesco dove sorge, volgarmente, la chiesa omonima (l’esatta dicitura è Chiesa di Santa Maria del Rosario), prima Matrice barocca del paese (sorgeva su un cozzo).

Queste curate rappresentazioni, ovvero una sorta di teatro con soggetto sacro, attirano sempre più l’attenzione della gente. Ciò che viene presentato alla collettività rappresenta il centro, il cuore, della vita cristiana. È affascinante ricordare qualcosa del passato (“altro è celebrare, cioè rendere presente, attualizzare, sacramentalmente, quello che è il mistero oggetto della nostra fede”, racconta al cronista la nostra guida spirituale: padre Giovanni Galante). Questi momenti rappresentati sono veramente di rara bellezza ed emozionanti.

MICHELE BRUCCHERI    

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