È possibile recuperare sogni ormai distanti per essere pienamente felici? È possibile trovare in una nuova vita quanto è nelle proprie aspettative? E ancora si è davvero soli in questa esistenza? Verso possibili risposte a questi interrogativi guida il romanzo “Tutta la vita da vivere” (edizioni Graus 2021) dell’affermato scrittore, saggista e poeta Francesco Paolo Tanzj che ha raccontato il viaggio di un’umanità alla riscoperta di sé nella difficoltà a individuare e vivere quella felicità rincorsa invano.
Un’umanità di cinquantenni che si confrontano con sogni da realizzare e aspettative mai raggiunte pur scegliendo di ricominciare credendo vivamente in ideali destinati ad infrangersi in mezzo ad una realtà piccolo borghese monotona e sempre uguale. I loro sogni si congelano tra un passato che non può tornare e un presente deludente.
Sandèr Trieco per essere felice decide di cambiare la sua vita: si separa dalla moglie per andare fuori dal contesto familiare a contatto con i vecchi amici con cui poter ritrovare nuove possibilità per una vita diversa, più interessante. Inizia così a vivere emozioni forti, libero da condizionamenti, ma non basta per trovare quel senso al suo esistere che sembra vacillare in una costante insoddisfazione e noia, fino a quando il caso modificherà ogni cosa.
A Roma lo scorso 1 luglio 2021 a presentare il romanzo dal sentire esistenzialista presso la libreria Hora Felix (in via Reggio Emilia, 89) sono stati la scrittrice e poetessa Loredana D’Alfonso che ha introdotto l’autore Francesco Paolo Tanzj, il poeta, saggista, critico letterario e d’arte Franco Campegiani, che in particolare si è soffermato sul significato insito nel viaggio del protagonista e di quanti intorno a lui alla ricerca di una felicità vana attraverso nuove esperienze, nell’incapacità di soffermarsi a vivere pienamente ogni momento lasciandosi influenzare da pensieri del passato anche deludenti. Nessuna esperienza, nessuna passione li soddisfa pienamente perdendo di vista la possibilità di vivere in modo attivo quanto accade nel loro percorso, come se fossero gli eventi a decidere per loro.
A dare risalto alle emozioni che si susseguono in questo rincorrere il cambiamento tra desiderio di libertà e divertimento, nostalgie del passato e delusioni, verso una vita che attende, è stato il saggista, poeta, critico letterario e giornalista Massimo Chiacchiararelli con la lettura di alcuni passi de libro.
Il distaccarsi da una routine ben cadenzata e sicura tra vita familiare e lavoro non appagante, porta il protagonista del romanzo a spostarsi di continuo nella ricerca di una felicità che non arriva. In questo peregrinare egli si trova a vivere in quella sorta di sospensione tra momenti di massimo entusiasmo e altri di crisi emotiva, come in una terra di mezzo in cui la meta è lontana, fino a quando la scelta di iniziare una nuova vita prende una direzione inattesa.
Sono cinquantenni che non possono tornare ad essere i ventenni/trentenni di una volta e non hanno una precisa idea di quello che sarà il loro futuro, ma vivono o “sopravvivono” pur tra incontri, tavolate, come sospesi tra luci e ombre, soddisfazioni fugaci e momenti nostalgici e di abbandono.
In queste esperienze dove trovare nuova soddisfazione accade che a volte il passato riemerga in contrapposizione al nuovo presente e che la noia sembri essere una costante portando con sé quel senso di insoddisfazione nel far sentire gli stessi cinquantenni apatici e scontenti.
È questo senso di noia, talora nostalgica nei riguardi del passato a rendere difficile l’individuazione di quell’hic et nunc: come scrive Franco Campegiani facendo riferimento alle parole dell’autore: “Non è per niente facile questa storia dell’hic et nunc perché la nostra mente viene facilmente assalita dai ricordi, e quelli peggiori hanno spesso la meglio e noi ci ritroviamo a rivangare il passato”.
SILVANA LAZZARINO
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