L’infinito respiro del sogno da cui lasciarsi ispirare, la bellezza impressa nell’armonia che appartiene ad ogni più piccola parte dell’universo, sono aspetti che accompagnano molte opere di Eugenia Serafini: artista di fama internazionale, molto apprezzata dalla critica e dal pubblico per la sua capacità di restituire le emozioni della vita volgendo lo sguardo all’autenticità del sentire che apre a quel ponte invisibile tra la materia e lo spirito dove la memoria supera il tempo.
Al centro della sua arte accanto all’ambiente e alla natura da salvaguardare, è l’uomo nella sua forza e fragilità alla ricerca di un senso al suo viaggio nell’alternarsi di certezze e dubbi, serenità e angoscia, volto a ritrovare quel legame originario con la natura, smarrito negli anni, da cui ripartire per far risplendere la propria autenticità.
Nata a Tolfa (RM) piccolo e interessante borgo etrusco, e attiva tra Roma e la Toscana, per anni docente presso l’Università della Calabria nel Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria, all’Accademia di Belle Arti di Carrara e all’Accademia dell’Illustrazione e della Comunicazione Visiva di Roma, Eugenia Serafini non è soltanto una pittrice dalla rara sensibilità, ma è anche poeta, scrittrice, giornalista, performer e installazionista di gran talento e spessore emotivo.
A questo si aggiunge il suo impegno e professionalità nell’organizzare eventi culturali internazionali in particolare a Roma: come “L’Albero delle nostre parole” giunto alla 16° edizione, “FaVolando”, Biblioteca dei Ragazzi di Villa Mercede, “I libri fatti dai bambini”, “Incontri” alla Biblioteca Vallicelliana e altri con il Patrocinio dell’Accademia in Europa di Studi Superiori Artecom-onlus.
Attraverso colori decisi e delicati Eugenia Serafini regala i battiti di una natura permeata dal respiro del vento, dal filtrare dei raggi del sole o dal sottile rumore della pioggia. In questi ritmi e alchimie prendono forma immagini di alberi e di scenari legati al cosmo con i pianeti a suggerire il mistero e la bellezza della vita nella sua continua ciclicità che ritorna e si rinnova nel tempo tra mistero e bellezza dove l’individuo è invitato a guardare dentro di sé per comprendere le proprie fragilità da cui ripartire.
L’arte nei suoi diversi linguaggi le ha permesso, trattando della realtà legata alla natura tra scenari e paesaggi, compreso il cosmo dove pianeti e costellazioni definiscono infiniti orizzonti in cui fioriscono i sogni, di dare voce a quel codice invisibile riferito alle emozioni che rappresentano la bussola della vita. Emozioni che corrono lungo il tessuto narrativo di racconti e fiabe attraverso cui Eugenia Serafini ha restituito storie di rara bellezza dove si intrecciano fenomeni assurdi, impensabili, sottesi da un’atmosfera di mistero e magia.
Entro questa ottica si inserisce il suo libro di racconti brevi e vibranti: “Il Preside che camminava sui rami di pino e i Racconti della Luna.” (Ediz. Artecom.onlus 2019) con prefazione di Marcello Carlino e postfazione di Nicolò Giuseppe Brancato, copertina e illustrazioni della stessa Serafini. Questa suggestiva opera è al centro dell’evento che si svolge a Roma il 10 febbraio 2023 alla Proloco del quartiere San Lorenzo alle ore 19 in Via dei Latini, 52.
Curato da Rossella de Salvia, l’incontro introdotto dall’Archeologo e Storico dell’Arte Nicolò Giuseppe Brancato con intervento del critico Prof. Umberto Maria Milizia, porta all’attenzione dei presenti, le letture di alcuni racconti tratti dalla raccolta che la stessa Eugenia Serafini interpreta restituendo l’originalità e il mistero di storie ironiche e visionarie, empatiche ed emozionanti.
Storie in cui si incontrano personaggi storici, moderni e immaginifici come quelli dei tre racconti scelti per la serata: “Michelagnolo e la Fornarina”, “Fellini e Maria Luisa Spaziani” e “Il Preside che camminava sui rami di pino”, quest’ultimo come scrive nella postfazione Nicolo Giuseppe Brancato, ispirato al “parco delle essenze di Villa Sciarra a Frascati, sede del Liceo Classico M. Tullio Cicerone ove la Serafini aveva insegnato Latino e Greco”.
Ad arricchire la scrittura sono la forma e le dimensioni con cui alcuni caratteri vengono evidenziati e i disegni realizzati dalla stessa autrice. A riguardo sempre Nicolò Giuseppe Brancato nella post-fazione scrive come questi racconti dedicati ad André Breton “posseggono il risultato di una lunga ricerca sia grafica che sintattica che, partendo dagli interventi tipografici, giunge ad una semplificazione espressiva sapiente e colta. Gli interventi sulle dimensioni dei caratteri anche all’interno della stessa parola, l’uso del grassetto, della sottolineatura, il taglio delle parole o dei gruppi di parole ecc., elementi questi fortemente significanti specie all’interno di testi poetici e soprattutto in e per essi, come in ‘Piccola utopia. Frammenti per un ideale’ (Frosinone 1995), ‘I racconti del Laurentino 38’ (Roma 1998), ‘La valigia delle parole’ (Quaderni del Dipartimento di Scienze dell’Educazione, Università della Calabria, Cosenza 2013…”.
Ad impreziosire l’evento è l’accompagnamento musicale di Giorgio Bruzzese alla chitarra, le cui canzoni si intervallano tra le letture di Eugenia Serafini e le parole del Prof. Nicolò Giuseppe Brancato e del prof. Umberto Maria Milizia, entrambi Docenti di Storia dell’Arte e figure di spicco della cultura internazionale.
Attraverso questi racconti che aprono a muove prospettive dove sono messe in campo le indagini mentali ed emozionali talora inattese e imprevedibili, viene dato impulso all’immaginario e al sogno, quali possibili vie per non rinunciare al cambiamento e uscire dall’oggettività del reale e da quei ruoli definiti in cui si rischia di restare quasi circoscritti.
Come scrive Marcello Carlino che firma la prefazione: “L’infanzia e il meraviglioso, indotto dalla fiaba, scandiscono il racconto di una bambina e di un vecchio che finisce per recuperare una dimensione bambina: entrambi hanno lo sguardo rivolto al cielo, che è l’oltre in cui si proietta la loro speranza, che è la figura stellata della loro utopia. Siedono il vecchio e la bambina dinanzi ad uno spazio interminato nel quale una promessa di felicità sembra potersi tenuamente delineare, bucando la realtà; e intanto un violino suona: Eugenia Serafini guarda a Chagall. Si ispira alla sua grazia”.
Così i racconti sorprendono e conquistano per le situazioni inaspettate che si propongono creando un rinnovato modo con cui apprezzare le strategie della creatività che diventa occasione per prendere le distanze dall’ordinario dalle costrizioni della realtà. Il libro ha riscosso grande interesse durante le presentazioni alla sede FUIS di Roma, 2019, Associazione Aleph di Giulia Perroni e Luigi Celi, Roma, 20220 e ha aperto i festeggiamenti dell’Estate Tolfetana 2022, alla presenza della Sindaca e dell’Assessora alla Cultura.
Eugenia Serafini, è portatrice di un’arte totale tra gesto, corpo, parola, atto creativo, a definire una nuova sinergia di emozioni coinvolgendo più sensi, ed è in questa prospettiva che ha dato vita a opere di grande suggestione come le Performances “Canti di cAnta stOrie”, Roma 2008 e l’installazione “Nuvola” portata fuori presso l’ambiente dell’Eur sotto il Colosseo quadrato in cui si avverte un forte valore estetico ed esistenziale restituiti da una cascata di immagini realizzata su cartoni che scendono lungo la gradinata.
SILVANA LAZZARINO
LEGGI ANCHE: CALTANISSETTA, DACIA MARAINI: «LA LETTURA È FORMATIVA E CREA INTELLIGENZA»