Negli ultimi cinquant’anni la scuola è molto cambiata, sono cambiati i programmi, sono cambiati i metodi e, soprattutto, sono cambiati i tempi. I ragazzi possiedono sempre le caratteristiche dell’età, ma con differenze esperenziali legate alla tecnologia e all’evoluzione dei costumi che allora non si immaginavano nemmeno lontanamente.
Internet, Facebook, Tik Tok, WhatsApp, hanno segnato un cambiamento sostanziale nelle loro abitudini e nell’approccio con il sapere, basta fare un clic ed internet risponde ad ogni domanda gli si ponga. Le ricerche non si fanno più spulciando faticosamente e meticolosamente sui libri, ma cliccando al computer. All’inizio ho faticato un bel po’ ad adattarmi a questo nuovo metodo di ricerca, ma come si sa ci si adatta a tutto ed anch’io mi sono adeguata. Fino ad allora cercare su materiale cartaceo mi dava molta soddisfazione, forse perché mettevo alla prova la mia capacità di selezione, di ricerca.
Io e gli insegnanti di scuola primaria, della mia generazione, ci siamo formati sui modelli dell’attivismo pedagogico formulato da Dewey, da Decroly, da Claparède, da Montessori che ci suggerivano una scuola su misura degli alunni ed un’attività didattica basata su attività concrete come disegno, lavori manuali, giochi, ed attività astratte come letture, lingua creativa, canto, danza, teatro.
Essi proponevano anche una nuova figura di insegnante non più trasmettitore di conoscenze, bensì guida verso la scoperta del sapere. Si delineava così una scuola incentrata sui bisogni del bambino ed impegnata a soddisfare la sua voglia di fare. Ebbene noi insegnanti sessantottini abbiamo abbracciato con entusiasmo queste nuove idee pedagogiche e, con grande entusiasmo, abbiamo cercato di attuarle.
Nella mia lunga carriera ho fatto sempre riferimento a quelle idee pedagogiche ed il mio metodo d’insegnamento si è sempre ispirato a quei principi di scuola attiva che non ho mai tradito. Sin dalle prime classi, con lo scopo di conoscere la realtà del contesto sociale nel quale gli alunni vivevano, ho avviato ricerche d’ambiente con interviste ad artigiani, a sindaci, ad imprenditori, che gli stessi alunni conducevano.
Abbiamo visitato luoghi di lavoro (palmenti, frantoi, fattorie, botteghe artigiane), ambienti geografici (stagno, foce dei fiumi, mare, campagna), artistici (chiese, teatri, piccoli musei). A conclusione di ogni attività, gli alunni, esprimevano impressioni ed opinioni in merito all’esperienza vissuta e alle notizie raccolte, redigevano e poi stampavano il loro giornalino.
La storia e l’educazione civica si recitavano e l’aula diventava teatro. Ricordo che un giorno il bidello, entrando in classe per farmi firmare una circolare, trovando gli alunni in movimento e me sotto la cattedra intenti a drammatizzare una battaglia, si stupì molto. Per far costruire i modellini dei templi greci, delle piramidi d’Egitto, del Colosseo, della pianta di una casa dell’antica Roma, andai a comprare l’argilla con la quale gli alunni, documentandosi, diedero forma a quei monumenti.
I risultati furono sorprendenti. Gli alunni impararono costruendo. Con il das feci costruire ad ogni alunno una regione d’Italia, con monti, fiumi, laghi e, a lavoro ultimato, tutte le regioni furono assemblate formando una cartina fisica eccezionale. Ovviamente ciascun alunno doveva relazionare e comunicare ai compagni le caratteristiche della regione riprodotta.
L’educazione al suono e alla musica è stata per i miei alunni un’altra esperienza gioiosa perché attraverso l’ascolto e le attività legate al brano ascoltato, si divertivano ed imparavano ad apprezzare i vari generi musicali, persino il melodramma. Organizzavano anche una piccola orchestra suonando semplici strumenti come la diamonica, il tamburello, il triangolo, i legnetti o strumenti costruiti da loro con materiali poveri.
La lingua italiana era il mio chiodo fisso. Dovevo avviarli all’amore per la lettura, alla scrittura critica, alla scrittura creativa e non potevo che proporre l’ascolto di alcuni classici, ovviamente adatti all’età degli alunni. Per i più piccoli ho letto: Pinocchio, Cipì, Giufà, Storie proprio così di Kipling e per i più grandi: Scurpiddu, alcune novelle di Sciascia e di Verga. Ho fatto memorizzare poesie di autori importanti come Leopardi, Palazzeschi, Trilussa, Brecht e altri, facendo capire l’importanza della punteggiatura e dell’intonazione.
Ho dato largo spazio all’attività “Penso e scrivo” e al commento critico di fatti di cronaca e di politica che si registravano sul giornale murale. Ho avviato un’interessante corrispondenza scolastica con alunni di diverse scuole d’Italia che si facevano conoscere attraverso foto e notizie personali. Le scolaresche inviavano notizie su attività lavorative, usanze, ricette culinarie, curiosità, dei loro territori regionali e le documentavano con foto e altro materiale. E poi teatro, tanto teatro e tantissime altre esperienze che sarebbe troppo lungo elencare. Grazie scuola!
GRAZIELLA MORREALE
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