Nino Frassica, tu sei un artista eclettico e versatile. Attore di teatro e televisivo, conduttore di programmi, comico… Il tuo esordio, se non erro, risale al 1985 con Renzo Arbore. È così?
“Diciamo che l’85 è stato l’anno del successo televisivo. Ho iniziato nel 1970. Il mio primo spettacolo fu il 2 marzo 1970. Ho fatto quindici anni di dilettante, semi dilettante, professionista – si fa per dire -, mezzo professionista… Nell’85 è arrivato il successo con ‘Quelli della notte’. E quindi tutto è diventato anche più facile. Abbiamo cercato di mantenerlo, quel successo. Di quell’esperienza così fantastica”.
Poi ci fu anche, subito dopo, “Indietro tutta”…
“Nell’87, sì…”.
Come ricordi quell’esperienza, Nino? Questi due programmi sono ancora oggi rammentati come i migliori in assoluto…
“È la storia della televisione. Proprio queste due trasmissioni hanno lasciato un segno. Perché è cambiata la televisione. Prima era tutto confezionato. Provato e riprovato. Una televisione costruita. Anche surgelata. Poi, si andava in onda e si faceva la puntata. Invece noi facevamo il ‘pesce fresco’. Andavamo direttamente in onda. Ognuno di noi aveva un repertorio e la capacità di improvvisare. Confezionavamo il prodotto davanti allo spettatore”.
Tu hai lavorato con tanti artisti del calibro di Alberto Sordi, Banfi… Registi come Risi… Ci si arricchisce in tutti i sensi, vero?
“Lavorando tanto, bene o male, poi, si incontrano molti colleghi e registi. E spero di incontrarne di nuovi. Il nostro mondo è ‘il paese delle meraviglie’. Può succedere di tutto. Per questo è affascinante”.
Il mondo dello spettacolo può essere effimero, talvolta. Ma anche una palestra di vita. La tua bravura, a mio avviso, sta nel fatto che tu sei un artista poliedrico. Passi dal comico al ruolo drammatico che forse abbiamo scoperto di recente. Ti ritrovi più nel ruolo comico o più in quello serioso?
“Sicuramente nella comicità. Quando faccio l’attore, faccio l’attore. Quando faccio ridere, sono cose che mi sono inventato io. Aggiungo cose, elaboro… C’è sempre il mio zampino. Per cui, mi dà più soddisfazioni. Quando faccio il comico, faccio due lavori. Faccio l’attore e l’autore. Quando faccio il drammatico, faccio solo l’attore. Rispetto un copione. Recito. Per il drammatico ci vuole un po’ di concentrazione, di tecnica, un po’ di esperienza e un buon regista. Si riesce ad ottenere un buon risultato”.
Se tu dovessi ringraziare qualcuno, professionalmente, chi ringrazieresti e perché?
“Sicuramente Renzo Arbore. Lui mi ha scoperto. Io ero un perfetto sconosciuto. Ha individuato in me le mie potenzialità di un genere preciso di spettacolo che è quello dell’improvvisazione. Mi ha dato due possibilità: ‘Quelli della notte’ e ‘Indietro tutta’. Il primo di questo programma, era un gioco di gruppo. Ma con l’altro mi ha consegnato un programma. Lo presentavo io, anche se c’erano altri comprimari. Mi ha dato un ruolo importante”.
Nella conduzione tu hai fatto “Domenica in”, “Scommettiamo che”… Se tu dovessi scegliere tra i diversi ruoli che hai esercitato, qual è il mestiere più difficile per te?
“Se fatti con impegno e portando l’esperienza maturata negli anni, tutto diventa anche facile. Tutto sommato. Non mi imbarco in cose in cui non sono in grado di fare. Non faccio Shakespeare o la tragedia greca. Lì c’è tutto uno studio, una tecnica, una cosa che io non sono in grado di fare. O per farlo, dovrei studiare e chissà quanto. E non ho nemmeno il tempo. Sono preso da fiction… Se ho scelto di fare questo tipo di teatro è perché mi viene molto facile”.
Qual è la tua migliore qualità e qual è il tuo peggior difetto, Nino?
“Il mio difetto è la pignoleria. Sono puntuale e pretendo la puntualità. Sono pignolo e non sembrerebbe per uno che fa un’attività quasi casuale, di improvvisazione. Al contrario di quello che sembra, sono molto preciso (…)”.
Questo serve anche sul lavoro?
“Ci sono delle battute che fanno ridere soltanto se sono dette in un certo modo. Se si rispettano determinati tempi. Lì sono maniacale. C’è una musica. Una partitura musicale da rispettare. In queste cose, sono all’antica”.
Ad un giovane che volesse intraprendere la carriera artistica, che consiglio daresti?
“Di provare tutto. Non essere snob o selettivo. Bisogna fare la gavetta. Ma di quella tosta. Dalla recita parrocchiale in poi. Bisogna fare molto ed avere molta pazienza. Non si deve arrivare subito in televisione senza aver fatto nulla. Al contrario, bisogna fare tutto e molto. Poi si scopre dove uno è più bravo”.
Nel corso della lunga intervista, Nino Frassica è stato sornione e divertente. Ironico e disponibile. Pur avendo tempi stretti, si è lasciato andare con la sua proverbiale naturalezza. L’artista siciliano, negli ultimi anni, ha mostrato le sue doti in molti ruoli. Dai più è apprezzato, ma non manca anche chi gli muove delle critiche.
MICHELE BRUCCHERI
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