POESIA. Autrice di numerose liriche, vive da parecchi anni a Torino. La sua scrittura, delicata ed elegante, è molto apprezzata
CREDEVI FOSSE AMORE
Leggiadra percorrevi la tua strada mentre la fanciullezza
ti consegnava alla giovinezza,
timida e bella giocavi ancora tra i vicoli assolati e già
il cuore cominciava a vibrare verso passionali richiami,
echi ignoti ma d’improvviso invitanti
attrazioni fatali di corrisposti sensi
verso la via del congiunto bisogno.
E’ la natura.
Incendia il fuoco, avvampa la ragione, apre tormenti.
L’inganno però è sempre in agguato quando si resiste al timore crescente.
Non ascoltasti il tuo cuore, vinse la testardaggine tua forte e cocciuta
e ti concedesti a uno sconosciuto che mai diventò uno con te, per indole opposta.
Rifiutasti di scegliere il coraggio di scappare alla rassicurante accettazione,
ma tutto ha un prezzo, soprattutto se si persevera nell’errore.
Lo so, la solitudine pesa, essere due dà sicurezza, ma nel tuo caso seminò violenza.
Penso e ripenso al passato, inequivocabili attimi, parole e immagini,
con la chiarezza della scelta tua da non fare,
per continuare a crescere e diventare la donna che hai dovuto mutilare.
Il sopravvento del silenzio ha costruito recinti e muri
dove la libertà è stata offesa,
distaccato due sconosciuti, anime in pena vestite da coppia,
anni e decenni sono trascorsi in un fiume infelice
che non ha smesso di correre, struggente e gracile, verso un oceano lontano
liberatorio e d’aiuto.
Niente ha saputo unire ciò che il carattere aveva già separato sul nascere
e retto insieme per una malata forza di inerzia
che ha tessuto trame umilianti e acuito ferite laceranti.
Ovvio è stato lo sbaglio, inevitabile la fuga segreta.
Credevi fosse amore e invece è stata una prigione,
una continua punizione.
La tua bellezza non è tramontata, ma ormai è disperata.
Il prolungato dolore e la mancanza di comprensione hanno creato illusioni,
gettato ombre, affronti e delusioni.
Nessuna donna dovrebbe sfiorire dentro un’infinita umiliazione.
Nessuna donna dovrebbe patire verbali sopraffazioni,
sferzanti come pugni, fendenti come tagli.
Non si può tornare indietro ma si può andare avanti scegliendo di cambiare.
Lasciarsi dovrebbe essere possibile senza morire.
In questo difficile calvario che è la scoperta di non conoscersi mai,
Invocare Dio è l’unica via d’uscita in questa sconfortata fragilità.
PIANTO DI DIO
La pioggia scende
pianto di Dio.
Vorrebbe lavare tutta l’insana volontà umana di inquinare.
Pioggia triste, velata di fumi
cade sull’erba, verde e amara.
Cammino pensierosa lungo le strade della mia città,
felice di essere abbracciata da tanti alberi, maestosi!
Un polmone di ossigeno mi avvolge ma non mi distrae dalla paura!
Guardo pellicole minacciose e non so più dire
‘È solo Hollywood’
perché gli effetti speciali di evoluti cineasti
sono la vivida immaginazione di una realtà ormai vicina.
Piccola e impotente respiro un’aria spesso maleodorante
penso a praterie,
cimiteri di celate scorie,
percorro sentieri dove anche un pezzo di carta stracciato
una bottiglia vuota o un mozzico di sigaretta
mi danno la misura del rispetto che manca alla sognata civiltà!
Temi scottanti sotto climi impazziti,
cataclismi inarrestabili,
oceani che si arrabbiano,
montagne che si aprono,
voragini che spazzano la storia
il nostro ricco passato.
Insanabili ferite di un pianeta troppo sfruttato e maltrattato
da ingegni e villanie
che hanno superato ogni limite sfiorando la follia!
La pioggia scende
pianto di Dio,
ormai una gigantesca nube minaccia il nostro luogo più bello
facendoci presagire la catastrofe!
Ma io sogno ancora le stagioni,
il fiorire tiepido della primavera,
il calore luminoso dell’estate,
i crepuscolari colori dell’autunno
e l’attesa frescura dell’inverno.
Sogno i ritmi e i cicli di una natura incontaminata,
piena di profumi e sfumature.
Sogno la normalità di un nido che ci è stato donato
a cui dovremmo restituire rispetto e dignità
per poter lasciare ai nostri figli un futuro.