Il nostro ospite di oggi è Momkong un ragazzo Italo-algerino, il quale ha voluto raccontarsi all’interno di questa intervista per mettere in luce alcuni aspetti della sua vita. Ritiene di aver fatto delle scelte sbagliate che lo hanno portato a commettere degli errori. Si è fidato troppe volte di amicizie errate che lo hanno mal consigliato… da qui si è ritrovato a bere e a fare uso di sostanze, a compiere azioni che non lo hanno fatto sentire in pace con sé stesso.
Mohamed è cambiato, è una persona nuova, oggi ha deciso di aprire il suo cuore ai lettori per poter raccontare una parte della sua storia… ritiene che la felicità e la saggezza passi quasi sempre da momenti tragici vissuti che poi portano l’individuo a rinascere. Momkong desidera raccontare la sua storia complicata per far sapere a tutti che si può rinascere. Nonostante gli ostacoli che la vita gli ha posto davanti lui non ama vivere di tristezza, ama portare sempre allegria e gioia alle persone che lo circondano. Sui social è super popolare. Su instagram vanta 90mila seguaci.
Ciao Mom, ti va di raccontare brevemente qualcosa di te ai lettori?
Per anni mi sono sentito bloccato in una situazione di stallo. Vivevo una vita incasinata e piena di dubbi. La cosa che mi ha fregato è stato il mio esser impulsivo e il voler uscire fuori di casa a prendere un po’ d’aria e a svagarmi un po’. Le amicizie sbagliate mi avevano trascinato in giri malsani. La depressione ad un certo punto mi ha bussato. Attacchi di panico a go go. Sensazioni di inquietudine. Gli occhi discriminatori di alcune persone mi hanno devastato dentro. Il disagio mi ha mixato emozioni… sembravo su una montagna russa. Non voglio essere più considerato come una persona facile, voglio essere considerato un ragazzo serio che sappia mettere un freno alle uscite e alle conoscenze. Voglio riniziare a farmi una vita con raziocinio e soprattutto usando la testa! Sono un ragazzo semplice a cui piace vestirsi sempre bene e a cui piace andare in luoghi raffinati.
Sono passati circa due anni dal primo lockdown… come hai vissuto e stai vivendo questa pandemia?
Siamo tutti più soli, più spaesati… una condizione che penso sia comune a tutti ma in provincia è forse un po’ più dolorosa perché essendoci meno occasioni di incontro e di relazione questa solitudine diventa più pesante. Quindi quello che sto vedendo, ho visto e ho patito sulla mia pelle è questa solitudine tutt’altro che voluta, questo isolamento passivo. Amo le città del Nord e le frequento, trovo nella città anche la linfa per fare un sacco di cose. Siamo più stanchi, desiderosi di primavera, sia in senso stagionale ma anche di relazioni, di incontri, di arte. Dopotutto se agli esseri umani togli questa roba qui non rimane molto, sparisce una parte molto grande del nostro stare dentro questo mondo. In tutto questo io ho avuto la fortuna di mettermi a scrivere nuove canzoni rap, che mi hanno curato, che hanno rappresentato la mia medicina. Tengo però a precisare che la fortuna e la possibilità che ho di vivere come vivo, grazie ai miei genitori ed alla mia buona volontà, è qualcosa che mi sudo ogni giorno. Perché a volte si ha una visione un po’ distorta della mia condizione, mi pensano come la popstar che trascorre le sue giornate in un bel posto con il sigaro a suonare il pianoforte. Non è così.
Ti capita di sentirti fuori posto? Nelle terre italiane che non sono il tuo luogo d’origine, o nelle città, nelle metropoli, in mezzo alle folle?
Sì, anche questo è un discorso complesso. Sono domande che richiederebbero un bicchiere di vino. Mi sono sentito fuori luogo perché comunque la mia è un’esistenza fuori luogo. Spesso non vengo capito. Non perché io faccia chissà cosa, in fondo conduco una vita semplice, ma effettivamente questo dialogo con la città e con il mainstream, con la musica, spesso la gente non lo capisce. Quindi mi vivo anche questa frustrazione permanente, soprattutto in questo momento storico. Negli ultimi due anni ho perso un po’ di fiducia, ma sto bene attento a non diventare un disilluso. Non voglio arrivare come molti signorotti che a 50 anni iniziano a dire «ma lascia perdere che va tutto a puttane». Ecco, sto evitando come la peste di trasformarmi in una persona così.
Sì, ma come?
Negli ultimi due anni qualcosa è cambiato. Mi sento una persona un po’ diversa, né peggiore né migliore. Ho visto un po’ di cose, tutte una dietro l’altra, che mi hanno fatto perdere fiducia nel sistema. Non che ne avessi mai avuta troppa, ma in quest’ultimo periodo l’ho proprio smarrita. Cerco di non perdermi, perché comunque amo dare un contributo dall’interno. Non voglio passare da snob, da intellettuale che se ne sta in piscina e pontifica, ma devo obbligatoriamente costruirmi un sentiero che vada un po’ ai margini perché se no non ci sto proprio dentro.
Che cosa significa per te uguaglianza, pensando all’identità di genere?
Per me banalmente maschi e femmine, uomini e donne devono avere pari diritti e pari doveri, se si deve aggiungere altro (penso alle quote rosa, per esempio) è perché la parità di genere non c’è e sono ancora necessarie queste sottolineature paradossali.
Il bambino che eri ieri, che cosa direbbe all’adulto che sei oggi, rispetto alla tua identità e a come la vivi nella tua vita e nella tua professione?
Direbbe che avevano ragione i miei genitori nel dirmi che dovevo studiare, portando avanti gli studi nonostante fossimo in difficoltà economiche. Di fatto dovevo eccellere per portare avanti l’istanza di mia mamma, che voleva in tutti i modi che io mi affrancassi dai vincoli e dalle rinunce che viveva lei e che potessi andare avanti con gli studi e vivere di cultura.
L’adulto che sei oggi cosa consiglierebbe al bambino che sei stato?
Di essere più generoso e gentile, senza presunzioni, perché la generosità e il garbo sono e devono essere trasversali, praticati tra uomini e donne, non riservati a gruppi ristretti di cari. Io ho imparato questo valore strada facendo. Così come la condivisione. Senza la condivisione il sapere è nulla. Chi è generoso e gentile nel proprio modo di stare nelle relazioni, in tutte le relazioni, non incappa in errori di “resistenza” anche su aspetti che riguardano i diritti di ciascuno alla propria identità e diversità.
Come hai intercettato, come uomo, nella tua vita, il tema della diversità di genere ed eventualmente della disparità?
Nel mio percorso privato ed artistico, ho vissuto la disparità in senso contrario (a mio vantaggio) in ambito scolastico, ad esempio, alcune idee che erano state ripetutamente bocciate quando proposte da mie compagne di classe, riproposte da me e dal mio amico, con le medesime parole, sono state acclamate. Lì ho percepito che ci potesse essere qualcosa di riferibile al genere di cui eravamo portatori. Una sorta di “riconoscimento a priori di leadership” assolutamente non voluto e non ricercato né da me né dal mio compagno di banco.
In Italia esiste una cultura che rallenta il raggiungimento della parità di genere?
Sì. Dagli scranni parlamentari ai programmi TV, anche per bambini, la cultura dominante è ancora quella maschilista. I proseliti di questo tipo di cultura, però, sono più spesso a mio avviso donne che uomini. Citando la Lisistrata, di Aristofane, “Se solo le donne lo volessero, il mondo cambierebbe”.
Pensi si debba lavorare di più sui maschi o sulle femmine, per contrastare la disparità?
Con le generazioni future a mio avviso si deve lavorare universalmente su tutti, mentre sugli adulti di oggi c’è da decostruire una mentalità soprattutto nelle donne (sono la maggioranza!).
Ti ritieni una persona spirituale?
Sì, sono algerino quindi musulmano. La meditazione mi ha fatto scoprire alcuni aspetti della mia identità. Mi ha aiutato ad avere la percezione di me stesso in relazione con gli altri. Ho imparato a superare le paure. Affrontarle fa crescere e ci fa apprezzare il dono della vita. Senza cambiamenti possiamo solo attendere la morte.
Ed ora qualche domandina più free. Segui il talent “Amici”?
Sì. Mi piacerebbe prendervi parte come alunno. La mia Prof del cuore è Lorella Cuccarini. Sono felice che Maria l’abbia inserita nel suo team.
Quindi sei uno dei fans “della più amata dagli italiani”?
Sì. Anche se sono italo-algerino ho sempre nutrito una forte ammirazione per Lorella, che trovo sia una donna carismatica e molto vera.
L’accoppiata Todaro-Cuccarini la trovi ok?
Sì. Fanno ridere. E poi creano ogni sabato sera dei “siparietti” unici.
Cosa bolle in pentola?
Usciranno due mie nuove canzoni e girerò dei video clip che faranno “rumore”.
Un tuo sogno nel cassetto?
Tantissimi. Vorrei partecipare al talent “Amici” e mi piacerebbe prendere parte anche a vari reality, tra cui il Grande Fratello Vip condotto da Signorini.
ILARIA SOLAZZO
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