Il dizionario della lingua italiana recita: “La mediazione è quell’attività, posta in essere da un terzo imparziale, volta a consentire che due o più parti raggiungano un accordo, ovvero superino un contrasto”. Papa Francesco, durante questo anno di guerra tra Ucraina e Russia, ha sempre pregato le due parti in causa a cessare di combattere e a deporre le armi, ma i suoi appelli sono rimasti inascoltati e la guerra ha continuato e continua a provocare distruzione e a mietere vittime, sia da una parte che dall’altra.
In questi giorni il Pontefice ha invitato il Presidente ucraino Zelensky in Vaticano, sperando di fare da mediatore e di dare il suo contributo perché si arrivasse ad un accordo e si mettesse fine alla guerra. Purtroppo il Presidente ucraino, ad un gruppo di giornalisti, ha dichiarato che l’Ucraina non ha bisogno di mediatori e che la guerra continuerà fino alla vittoria. Il poeta tedesco Bertolt Brecht, in una sua poesia sulla guerra diceva:
“La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente
egualmente”.
Questa poesia vuole evidenziare, a prescindere dalla vittoria o dalla sconfitta, la sofferenza del popolo e l’inutilità della guerra. Essa si può dire che sia nata con l’uomo e che, fa male pensarlo, forse non si estinguerà. La storia ci insegna che l’uomo, per la sua ingordigia e per la sua sete di potere, ha sempre cercato, con la violenza e con la forza bellica, di ottenere ciò che desiderava.
Ma le guerre non sono soltanto quelle causate da mire espansionistiche e di potere di questo o quell’altro statista, ne esistono altre più subdole: quella che, per motivi economici, si combatte in famiglia tra fratelli contro sorelle e persino figli contro genitori; quella che si combatte tra gente comune, tra persone con cui, magari una volta, si era amici e adesso politicamente opposti; si combatte per futili motivi, per invidia, per voglia di emergere, per voglia di protagonismo.
Ma la guerra forse più esemplare è quella che si combattono i nostri politici a colpi di ingiurie e parolacce, di tiri mancini, di accuse vicendevoli, tutto a discapito del bene comune e del Paese. Qualcuno, tempo fa, mi ha detto che l’opposizione deve fare l’opposizione, sottintendendo che deve farlo sempre, anche quando la decisione presa dal governo in carica, nazionale o comunale che sia, sia obiettivamente giusta.
Io non ho approvato perché ritengo che la politica debba risolvere i problemi della gente e che, soltanto dialogando si possono fare scelte sagge e utili per il Paese. Ma la società di oggi, malata di profitto, di assenza di etica morale, di bramosia per il denaro, di individualismo esasperato, di protagonismo, invece di confrontarsi e dialogare, alza muri e accentua le divisioni.
Mi chiedo: Coloro che ci governano danno alle nuove generazioni un buon esempio di integrità morale? Danno fiducia? Danno sicurezza? Credo di no. Ma per fortuna, non tutta la società soffre di questi mali, c’è ancora una parte sana che ci fa ben sperare.
Graziella Morreale
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