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In questi giorni i media hanno riportato la notizia della scoperta di un importante e vasto insediamento risalente al primo periodo imperiale romano (I-III sec. d.C.), comprendente una villa rustica, un luogo di culto e un’ampia necropoli con ben 168 sepolture che hanno restituito materiali di eccezionale fattura. vincolo

Le scoperte archeologiche sono avvenute durante gli scavi preventivi, in vista del nuovo collegamento ferroviario Palermo-Catania-Messina, nella tratta Dittaino – Catenanuova, parte essenziale del Core Corridor n. 5 Scandinavian – Mediterranean (Helsinki – La Valletta), che rappresenta un’opera strategica promossa da Italferr.

È stata la stessa società a comunicare la notizia, esprimendo soddisfazione e sottolineando implicitamente che i lavori vengono svolti con la massima accuratezza con l’obiettivo finale di documentare la totalità dei resti archeologici dell’insediamento e della necropoli.

Secondo quanto riportato nel comunicato della Italferr, dunque, sarebbe tutto regolare. Le indagini proseguiranno e i materiali portati alla luce saranno recuperati e salvaguardati.

Nulla però viene detto riguardo alle strutture della villa, del luogo di culto e della stessa necropoli. Che fine faranno? Ve lo diremo fra poco.

Per comprendere meglio la situazione bisogna fare un salto indietro nel tempo, perché già nel 2008 SiciliAntica aveva segnalato alla Soprintendenza di Enna l’esistenza di questo sito archeologico ricadente in contrada Cuticchi, nell’agro di Assoro, lungo il confine comunale con Agira.

I sopralluoghi condotti nel sito confermarono l’importanza dei ritrovamenti e blasonati archeologi nazionali e internazionali arrivarono ad augurarsi lanecessità di una campagna di scavo di quella che aveva tutta l’evidenza di una villa romana, risalente alla prima età imperiale, ma non accadde nulla. vincolo

L’antico insediamento torna alla ribalta nel 2021 quando SiciliAntica scopre e denuncia che i lavori previsti dalla Italferr per il raddoppio ferroviario taglieranno e quindi distruggeranno il sito. In realtà il progetto originario non avrebbe interessato l’area archeologica ma, come si legge nel progetto stesso, la società avrebbe modificato il tracciato per non attraversare un terreno, sul quale doveva sorgere un impianto di biogas (all’epoca dei fatti, però, i lavori per la sua realizzazione non erano ancora iniziati).

La Soprintendenza di Enna, che ha il dovere di vigilare nell’interesse collettivo e non nell’interesse dei singoli, avrebbe potuto evitare tutto questo se, come richiesto più volte da SiciliAntica, avesse apposto il vincolo archeologico, imponendo alla Italferr di seguire il percorso originario.

Quindi, per ritornare alla domanda posta all’inizio di questo articolo, i reperti saranno recuperati, lo scavo sarà ben documentato, ma le strutture saranno distrutte.

Pertanto SiciliAntica, unitamente ad altre associazioni che dal 2019 compongono il gruppo di SOS Sicilia Centrale, alla luce delle notevoli e straordinarie scoperte che stanno emergendo nel sito, chiede, ancora una volta, a gran voce che la Soprintendenza di Enna intervenga, apponendo il vincolo, per evitare l’ennesimo scempio ai danni di un territorio sempre più martoriato e devastato.

Le Associazioni di SOS SICILIA CENTRALE

(Associazione Alchimia, Associazione Archeologica Nissena, Associazione Culturale “Duciezio”, Associazione Culturale ”Rosario Assunto”, Comitato di Quartiere di Gibil Habib, Italia Nostra Sicilia, Pro Loco di Caltanissetta, piùCittà, SiciliAntica, Società Dante Alighieri di Caltanissetta)

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