Il tuo grande amore per le tradizioni popolari e il canto folklorico è frutto della tradizione di famiglia?
È frutto di una tradizione di famiglia, ma in particolare frutto dei miei studi e dell’amore per la mia terra.
Qual è l’origine e il tuo percorso artistico? A quale età hai iniziato? Quale è stata la scintilla? Cosa hai fatto inizialmente e come si è sviluppato il tuo percorso artistico, Irene?
Ho iniziato a 5 anni a studiare pianoforte con una suora del S. Vincenzo a Palermo e contemporaneamente frequentavo la scuola del Folklore della “Conca d’oro” di Palermo. Successivamente frequentai i vari gruppi folklorici che mio padre andava fondando in Sicilia. Poi, iniziai a studiare canto lirico in conservatorio con l’insegnante di Canto e musicologo britannico, Michael Aspinall. Da lì ho scelto di concentrarmi esclusivamente sulla ricerca e sul canto della mia terra. Il mio percorso artistico sulla musica antica siciliana iniziò a prendere quota nel 2003, quando mi trovai a cantare in un baglio antico, per industriali americani.
La prima radice “artistica” è nell’albero genealogico di mamma o di papà?
La prima radice artistica deriva da mia madre. Il nonno di mia nonna Pietro Cutrera fece edificare a sue spese un teatro in via Castrofilippo a Palermo per fare eseguire le opere che componeva, intitolandolo a Garibaldi, perché inaugurato dallo stesso nel 1862. Mia nonna Irene D’onufrio (mamma di mia madre) fu la prima solista del primo coro sorto in Sicilia nel 1935 “La Conca d’oro” di Palermo, in questo coro vi era anche lo zio di mia madre, Giovanni Varvaro, musicista eclettico e pittore del futurismo siciliano. Fu nel coro della Conca d’oro che mio padre e mia madre si conobbero e continuarono a cantare per tutta la vita, musica siciliana.
Dei tuoi avi c’è un personaggio a cui ti rifai?
No, sono me stessa.
Cosa significa per te trasmettere e custodire le antiche tradizioni?
Per me trasmettere e custodire significa: cantare le antiche pagine siciliane così come le ho ricercate senza apportare alcuna modifica, in modo che i posteri possano avere la veridicità dei testi dell’epoca.
La tua arte e il modo di comunicarla ai fortunati spettatori tiene “rispettosamente” conto della originalità dei canti di Sicilia. E’ una tua precisa scelta?
Assolutamente sì. La mia arte si fonda principalmente sulla fedeltà dei manoscritti siciliani.
Cosa pensi di chi “arrangia”, “modifica” e “trasforma” i canti antichi siciliani che rappresentano, nella loro originalità, l’anima popolare?
Non condivido alcun tipo di alterazione o modifica. Stravolgere un’opera, significherebbe non consegnare ai posteri la veridicità storica dei canti del nostro popolo siciliano.
Nell’impossibilità di poterti esibire in questo periodo cosa hai fatto?
Ho studiato e approfondito sempre più la Storia della Sicilia attraverso i canti.
Quali sono i tuoi impegni e i tuoi progetti futuri?
Non ho progetti in particolare. Continuerò semplicemente a cantare la mia terra.
Hai una figlia, Virginia, buon sangue non può mentire, che è molto brava. Che pensi di lei? Quali consigli le dai?
Sono molto orgogliosa di lei. Anche lei ha una grande passione per la Musica, si è laureata al conservatorio in Discipline Musicali – Scuola di Liuto e a breve ci sarà la prossima laurea in Letteratura Arte Musica e Spettacolo. A mia figlia consiglio di non abbandonare mai la passione per la musica e per lo strumento, perché la musica è tutta l’espressione dell’anima di chi la esegue. E di tramandarla ai suoi figli.
ATTILIO L. VINCI
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