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La copertina del suo libro

Ciao Antonia e benvenuta. Partiamo subito dalla prima domanda. Cosa ti ha spinto ad intraprendere la carriera di scrittore?

Non ho una carriera da scrittrice. Sarebbe presuntuoso pensarlo. Ho scritto due libri, sì, ma troppo poco per credere di avere una carriera in questo senso.

Hai delle abitudini particolari durante la scrittura?

Bevo molto caffè, scrivo raccogliendo le gambe contro il petto.

Quale messaggio hai voluto lanciare con il tuo libro edito dalla Viola editrice?

Non ho voluto lanciare alcun messaggio. Non credo a chi scrive con l’intenzione di lanciare un messaggio. Credo a chi scrive per raccontare una storia e lascio a chi legge il diritto si scorgere, in quella storia, un messaggio. O, parimenti, di non farlo.

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La copertina del libro

Come mai tanti di noi, a tuo avviso, affidano la propria vita al destino?

Io non ho mai detto di credere che le persone affidino la propria vita al destino. Non ho maniera di parlare anche per gli altri. Personalmente, credo nel potere delle scelte.

Mentre scrivevi il tuo libro avevi già in mente tutta l’opera nella sua totalità?

No, ho seguito l’istinto.

Qual è il libro più bello che hai scritto fino ad oggi?

Quello che non riesco a scrivere.

Come hai scoperto la passione per la scrittura? Come l’hai coltivata?

A quattro anni dicevo ai miei genitori che da grande avrei fatto la giornalista.

Com’è cambiata la tua vita scrivendo?

Non è cambiata. È quella che è.

Che sensazione si prova dopo aver pubblicato un bel libro?

Non ho la presunzione di credere che i miei libri siano belli. Io ho scritto. Questo conta per me.

Sei già in attivo con la stesura di un ulteriore manoscritto?

Sì.

Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?

La compassione.

Ci sveli due tuoi sogni attualmente riposti nel famoso cassetto?

Sarebbe un cassetto davvero piccolo se ne contenesse due soltanto.

Cosa bolle in pentola?

È domenica: la frittura di paranza. Come vuole la tradizione napoletana.

ILARIA SOLAZZO

Il frumento è nutrizione, e richiama l’idea della vita. Il papavero è comunemente inteso come infestante, soporifero. La sua natura vermiglia evoca il sangue, che è, insieme, vitalità e caduta. Il cuore delle donne è un campo di frumento e papaveri, di esistenza che cresce e che nutre, di fiele e ferite che altri rovesciano tra i dorati filari di spighe. Vita e morte coesistono, anticamente si intersecano: la seconda severa maestra, la prima più forte di tutto. “Frumento e papaveri” racconta di questo. Prefazione di Pino Ammendola.

Antonia Storace è nata a Napoli, il 23 maggio del 1986. È una scrittrice, una giornalista pubblicista, e un editor. Il suo esordio letterario, Donne al quadrato, edito da Viola Editrice (2015) si è rivelato un vero e proprio caso editoriale: ancora oggi, a distanza di sei anni dalla prima pubblicazione, rientra nel novero dei bestseller Amazon, nella sezione Poesia e Teatro. Alcuni dei brani in esso contenuti hanno preso parte al reading letterario Parole Note a cura di Radio Capital. Di sé stessa dice: “Corro all’alba, arrivo in anticipo, mangio sfogliatelle al banco, viaggio in treno, guardo lontano”. Frumento e papaveri è la sua nuova opera.

http://www.violaeditrice.it/prodotto/frumento-e-papaveri/

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