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Felicia Isabella Butera

L’orologio di Montecitorio segnava le ore 14:51 di venerdì 28 gennaio: l’ora in cui non si torna più indietro. Il Presidente della Camera, Roberto Fico dà conto di un altro numero apparentemente insignificante: Sergio Mattarella. La rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale costituisce uno dei momenti di svolta della Storia Repubblichina del nostro Paese.

Il Presidente Sergio Mattarella è l’unico che a differenza di altri, probabilmente non si troverà di fronte ad una crisi di Governo e forse anche elezioni anticipate… e questo è un elemento vincente per molti. Ciò evidenzia come dal disastro della crisi di sistema una forza socialista grande e nuova potrebbe ritornare sulla scena politica italiana con autorevolezza e con una propria proposta politica autonoma.

Infatti, il gioco dell’oca ha ricondotto il Parlamento all’opzione iniziale delle votazioni, con un ruolo di garanzia della stabilità del governo Draghi, in una fase estremamente difficile della vita nazionale, tra pandemia, gestione del Piano di Ripresa e Resilienza, venti di guerra tra Nato e Russia a causa della “Questione – Ucrania”, discussa da tutti i Mercati, i timori di guerra gelano le Borse: bruciati 386 miliardi in Europa.

L’apprezzamento immediatamente espresso dall’establishment internazionale, da Biden ad Ursula von del Leyen, da Macron al Financial Times, rafforzato dalla nomina di Giuliano Amato alla Presidenza della Corte Costituzionale, conferma la drammatica crisi del sistema politico italiano e dell’inconsistenza dei suoi sedicenti leader.

Un feedback: dopo il “commissariamento” dell’Italia con Mario Monti, quale garante della Troika e delle sciagurate politiche anti-sociali – una per tutte la “Riforma-Fornero” delle pensioni – imposto da Giorgio Napolitano, poi rieletto Capo dello Stato, che ha dato riscontro alle profetiche e amare analisi sulla post-democrazia, descritte dal politologo e sociologo britannico Colin Crouch, secondo cui i sistemi politici occidentali, declinano verso oligarchia, (regime politico o amministrativo caratterizzato dalla concentrazione del potere effettivo nelle mani di una minoranza, per lo più operante a proprio vantaggio e contro gli interessi della maggioranza) con la previdenza della governance sul government espresso dalla sovranità popolare.

Con la conferma al Colle di Mattarella, certamente personalità autorevole e di garanzia, gli ectoplasmi delle attuali forze politiche e delle coalizioni sono in aperta fase di dissolvenza e con loro anche i leader: da Conte a Salvini e a Letta, uscendo con dignità da tale cruciale passaggio istituzionale a Renzi e Berlusconi, quest’ultimo chiamatosi fuori dalla iniziale bagarre sui candidati con tempestività e realismo, mentre si conferma politica di movimento Giorgia Meloni.

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Sergio Mattarella

Il Pd, dilaniato da veti e scontri interni sotterranei, ha giocato di rimessa, senza alcuna capacità di proporre soluzioni e dando luogo solo al teatrale applauso finale al nuovo mandato presidenziale per Mattarella, con tanto di abbracci per lo scampato pericolo di tornare immediatamente a casa di molti deputati e senatori che, come la maggioranza dei pentastellati, non tornerà in Parlamento la prossima volta, mentre il cosiddetto “campo largo” ha dimostrato di non esistere.

Il centrodestra poi, è imploso e, probabilmente, vedrà ciò che resta di Forza Italia sposare l’opzione neocentrista, con una resa dei conti interna alla Lega che riproporrà il ruolo di Giorgetti alla guida, liquidando il populismo che rimarrà appannaggio di Fratelli d’Italia. Aggiungiamo, alcuni dei loro deputati, prendendosi gioco della Costituzione, (prestati alla politica e senza remora alcuna, certi dell’impunibilità che gli deriva dal ruolo che ricoprono).

E adesso, dopo il disastro compiuto da tutti i partiti, l’unica vera riforma per salvare il Paese è una riforma elettorale di tipo, una battaglia che dopo trent’anni vede i Socialisti (tutti) in prima linea. Insomma, la rielezione di Mattarella, un politico a tutto tondo espressione della migliore tradizione democristiana e della tanto vituperata Prima Repubblica, per paradosso costituisce la resa della politica italiana, incapace di assolvere al proprio ruolo di indicare soluzioni, in questo caso di uomini al vertice dello Stato, che come ammoniva Pietro Nenni, il patriarca nel dopoguerra del Partito socialista (in cui militò come braccio destro dello statista e leader del Psi Bettino Craxi, il neopresidente della Consulta Giuliano Amato) si fonda sulla politica delle cose: “fai quel che devi, succeda quel che può”.

Qualsiasi cataplasma si volesse usare, in nome delle diverse ineluttabili contingenze, risulterebbero al fine peggiore del male degenerativo da cui siamo stati infettati dall’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, quando qualcuno segò il ramo dalla parte sbagliata. Adesso occorre piantare un nuovo albero. I migliori auguri al nostro Presidente della Repubblica e a tutti Voi my friends.

FELICIA ISABELLA BUTERA

(Ingegnera di Riesi)

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