“Ho aperto la porta”
Carmen Ingrao

Nelle poesie di Carmen Ingrao ci sono sempre cuore e cervello, sentimento e ragione. Nei suoi versi c’è una parte di sé stessa. C’è l’intelligenza della sua scrittura, il gusto per i dettagli, il ritmo elegante che racconta e descrive, la grammatica della sua anima e della sua mente. Nella sua poetica, anche le pause hanno un suono, una melodia, una “voce”. Questo libro d’esordio dal titolo “Ho aperto la porta” è un affresco sociale ed etico. Mostra la debolezza e crudeltà umana, ma pure le sue inesauribili risorse. Il poetare della delicata e arguta autrice siciliana che, da molti anni vive e lavora in Piemonte, è lungo, articolato, intenso.

“Ho aperto la porta”
Carmen Ingrao

Narra l’intimità dei sentimenti, con docile realismo e straordinaria abilità. Emozioni e pensieri cantati con ineffabile bravura. Carmen Ingrao suddivide questo pregevole progetto editoriale in quattro parti. Vi sono i disegni di Mario Dettoni, illustrazioni che sono già poesia. E poi vi sono ben 30 liriche a sua firma. Sette nella sezione “Dei Maestri”, quattro nel capitolo “Del Cammino”, dodici nel segmento “Dell’Errore” e, infine, sei nel settore denominato “Dell’Amore”. Sono l’ossatura del libro.

Sono frammenti di vita, sono pezzi del suo cuore e della sua mente. Scrive poesie che attivano pensieri e riflessioni, racconta i segreti e gli enigmi della vita. Dà “voce” ai sentimenti. La sua poesia pone problemi, chiede soluzioni. Con la forza delle sue parole, canta la vita. La poesia è l’arte comunicativa più vicina alla musica e come fa la musica con le sue note, così anche la poesia – con le sue parole – dipinge la nostra esistenza.

Carmen Ingrao ha una padronanza sintattica e lessicale che rende il linguaggio poetico preciso, incisivo e avvolgente. In questo suo libro d’esordio, ricco di storia personale e di bellezza, si coglie la meraviglia per l’esistenza. Per i suoi “maestri di vita”. In Per me eri il faro, dedicata alla zia che le ha insegnato i valori (“ogni donna è mamma se è capace di amare e di donare”) c’è la sua Università; in Quanti passi avanzo per seguirti dedicata all’amato nonno (“io ti cerco nella memoria e ti rivedo”) c’è la sua Luce; in Bacio il tuo cuore, inoltre, c’è la sinfonia dell’amicizia. Solo per fare dei brevi esempi.

Dedicato è poesia in rima (“io vi prometto fedeltà / ispirazione e pagine all’infinità”). I suoi versi cantano la tenerezza e l’ardore, denotano grande sensibilità umana e poetica. La sua arte è cultura che educa alla bellezza, sempre. Con una precisione da orologiaio. Riservata e solare, fragile e potente, sa che il futuro è una penna o anche una matita che scrive. Sa di essere una poetessa che canta la vita. Averne consapevolezza è di ineffabile fascino.

Un autore spagnolo dichiarò, poco tempo fa: “La poesia è bellezza”. Concordo pienamente. E nella sua bella scrittura c’è lo splendore del Creato. C’è il ricordo che dà vita, c’è la vita con le sue variegate sfumature fatte di incontri e di scontri, di conquiste e di fallimenti, c’è insomma la memoria di ciò che siamo. In Mutazione scrittura (“fu la scrittura a impossessarsi delle mie verità”) c’è il suo amore vorace per la scrittura, per la lettura, per la letteratura, per i poeti (“mi sono scivolati tra le dita speranze e sogni”).

“Ho aperto la porta”
La copertina del libro di Carmen Ingrao

“Senza padroni e senza rimpianti avanzo” canta nella lirica Ho lottato. Nella poesia Corriamo descrive con efficacia la frenesia dei nostri ritmi. Siamo travolti sempre di più dalla tecnologia e dal progresso, un’arma a doppio taglio. Pianto di Dio è già poesia nel titolo. La ferita universale è toccante e vibrante. Sulla Shoah (“Né sogno né incubo, spaventoso vissuto”).

Tocca tematiche delicate e importanti: il femminicidio, la Resistenza, il killer Coronavirus… Memoria è anche vita. Nelle sue parole ci sono i ricordi, le speranze, l’amore. Ci sono i “pilastri portanti” della nostra esistenza. Ci insegna che i ricordi aumentano e non saranno mai sepolti dalla memoria. Ci insegna, umilmente ma fermamente, che bisogna conoscere sé stessi per vivere meglio con gli altri. Conoscendo abbastanza bene l’autrice, posso asserire – senza ombra di smentita – che la sua poesia è calda, diretta, immediata. Non ama le scorciatoie. Sa essere penetrante e acuta.

Ripone, a mio avviso, in ciascuno di noi, in uno scaffale della nostra coscienza, pensieri ed emozioni. Nel nostro cuore, dopo averla letta, si scolpisce lentamente qualcosa. Il ritmo della sua scrittura, la danza dei suoi sentimenti, ci arricchiscono. La poesia sui libri non è mai fredda se cantata con ardore e schiettezza. E lei “canta” con singolare sincerità. Ha anche il coraggio di osare. Nel suo lirismo genuino c’è la forza delle parole.

Un’altra riflessione che faccio – leggendo i versi di Carmen Ingrao – è questa: le sue poesie sono fotografie. Hanno uno stile. Un punto di vista. La distanza giusta delle cose. La sua poesia è storia di sentimenti e di pensieri, la sua poesia è empatia. Se è vero, come è vero, che leggendo scopriamo noi stessi, ci insegna ad essere prudenti nelle scelte e più guardinghi negli incontri. Affronta l’eternità dei sentimenti con eleganza e grazia. Ha il gusto delle parole. Sa che condivisione è gioia. Tutto ciò è veramente magico e bello.

Mostra la consistenza del destino. Ci presenta il tempo della memoria, ci fa vedere i disastri della verità, ma soprattutto canta inni alla vita, alla speranza e all’amore. I valori sono la nostra identità e nei suoi versi c’è un pezzo del suo cuore, della sua mente, uno sguardo rivolto al futuro. La cultura la promuovono gli uomini e le donne: gli autori. Ciascuno deve fare la sua parte. E Carmen Ingrao ha deciso di fare la sua parte, da attiva protagonista. E noi ne siamo fieri. La poesia deve diventare il metro di una società, anzi di una civiltà. Lei dovrà essere una protagonista della comunità.

Ogni persona ha la dimensione del tempo vissuto. La nostra stimata e apprezzata autrice è una donna brillante, che raccoglie parole ed emozioni, è lo specchio di una coscienza senza maschere. Il dono più prezioso è il dono di sé, dei propri sentimenti e dei propri pensieri. Siamo grati a Carmen Ingrao che con “Ho aperto la porta” ha aperto, appunto, il suo cuore e la sua mente. Ci fa vedere la sua coscienza. Essa è lo scorrere del tempo anche senza parola. Persino il silenzio scorre. Per lei ho versato fiumi d’inchiostro e abbondantemente potrei scrivere, essendo mia cara amica.

Spero di averne delineato lo spessore umano e artistico, come merita. Concludo con l’augurio che la sua poesia – che è un giardino – possa profumare sempre con nuovi e variopinti fiori. Il mio elogio è per la chiarezza delle sue idee e per la certezza delle sue scelte. Per Carmen Ingrao, soltanto applausi e conferme. Stima e affetto. Infinita gratitudine, sapendo che la speranza serve alla vita e apre i nostri cuori.

MICHELE BRUCCHERI

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