Indubbiamente, il triduo pasquale è da sempre la ricorrenza religiosa più sentita. Tutto inizia il giovedì pomeriggio. Con la messa “In Cena Domini”. La liturgia invita a rispettare il senso delle cose, mi racconta padre Galante. Si fa, dunque, memoria, si celebra l’istituzione dell’Eucarestia. Infatti, secondo la dottrina cattolica, Gesù istituì i sacramenti dell’Eucarestia e dell’Ordine sacro. “Il sacerdozio in funzione dell’Eucarestia, nello spirito non del potere ma del servizio”, rimarca l’arciprete.
Dopo la liturgia della Parola, si compie il gesto della lavanda dei piedi. Il celebrante, tolta la casula, lava i piedi. In passato, erano i giovani che rappresentavano i dodici apostoli. Da diversi anni, invece, sono i ragazzi della Prima Comunione. Ha un senso liturgicamente più verace. C’è una massiccia partecipazione di fedeli. Senza dubbio, un grande momento di fede.
Anticamente c’era il famoso “Marturiu”, ovvero la rappresentazione completa della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù Cristo, dall’entrata a Gerusalemme alla veglia di Pasqua. Per parecchio tempo, vennero inscenate nel mitico Cinema Teatro Nazionale di Giuliana, in via Crucillà.
Questi spettacoli venivano replicati per tutta la Settimana Santa di Serradifalco. Era tutto organizzato dal Circolo Artigiani San Giuseppe. Secondo nostre ricerche, l’ultima rappresentazione risalirebbe al 1956.
Dopo la celebrazione liturgica e religiosa presso la chiesa Madre, all’imbrunire c’è “lu viaggiu di li burgisi”: ovvero degli agricoltori e coltivatori. A spalla, uomini e donne vestiti di nero in segno di lutto e dolore, portano la Madonna e si fermano nelle diverse chiese dove è allestito il sepolcro. Prevale un’atmosfera triste e sentimenti di mestizia. Fa parte, questo momento, della dimensione tra la liturgia e la pietà popolare. Un ringraziamento per il dono dell’Eucarestia. Questa “processione dei sepolcri” è presenziata dal prete. Si tratta dunque di una vera processione, anche se di pietà popolare.
Le cinque chiese restano aperte sino alla mezzanotte. “Li burgisi” scortano l’Addolorata, accompagnata anche dalle marce funebri suonate dalla banda musicale. Dalla chiesa Madre si arriva alla chiesa dell’Immacolata Concezione, poi si giunge alla chiesa di San Giuseppe e successivamente alla chiesa Madonna del Carmelo. Si riprende e le ultime due tappe sono il Collegio di Maria (da qualche anno chiuso) e la Madrice. In ogni chiesa, vi è un sepolcro adorno di fiori e lumi. Maria vi entra con la vana speranza di trovare Gesù. Singolarmente o in famiglia, si fa visita al Santissimo. Si registra sempre una massiccia partecipazione. Si sosta brevemente per un momento di preghiera intima e personale.
La sera, infine, dalla chiesa Madre parte il corteo con l’antica statua di Gesù sotto il peso della croce. Viene portata a spalla dagli uomini dell’associazione Addolorata. In maniera composta e ordinata, lentamente e con tristezza, si procede; con colonna sonora la musica della banda.
Si tratta, per padre Galante, “di un residuato del vecchio ordinamento della liturgia. Una processione non processione. Non trova ancora una buona collocazione, questo momento. Cronologicamente fuori luogo, non è neanche pietà popolare. Per principio – asserisce schiettamente al nostro microfono – non sono per eliminare, ma per illuminare e razionalizzare”.
MICHELE BRUCCHERI
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