George Labrinopoulos è un prestigioso giornalista di origine greca. Da una vita, ormai, è cittadino italiano ed è, oggi, ospite del nostro periodico d’informazione “La Voce del Nisseno”. In questa piacevole intervista ci parla del suo libro “L’Italia dei giganti”.
Si tratta di un vero e proprio tributo professionale ad alcuni importanti nomi storici della politica italiana: Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Bettino Craxi e il grande presidente: Sandro Pertini. Per la sua attività giornalistica, ha avuto il pregio di incontrarli e di intervistarli. A cuore aperto, ci racconta la sua pregevole esperienza, professionale ed umana, si lascia andare a ricordi e aneddoti…
Originario di Vitina, nel Peloponneso, è nato ad Atene, George Labrinopoulos. L’incontro, importante e prestigioso, con Pertini lo ricorda con vivida gioia. Infatti, mentre chiacchiera con noi, asserisce: “Sandro Pertini mi ha parlato per tre ore e mezzo. È stato un incontro bellissimo ed è stato emozionante”.
Hai pubblicato “L’Italia dei giganti”. Ce ne parli?
Il libro è stato battezzato “L’Italia dei Giganti” perché Craxi, Cossiga, Andreotti e Pertini e un inedito Giovanni Paolo II, nel bene e nel male e chiaramente nel rispetto, dei singoli e delle loro peculiarità, avevano fama mondiale. Davano del tu alle cancellerie e non solo europee, ma di mezzo mondo e riuscivano ad interagire con quei grandi politici della Storia che ci sono stati nel nostro mondo…
Continua…
Dobbiamo ricordare che l’Italia veniva fuori da un periodo complicatissimo perché usciva dalla tragedia dell’assassinio di Aldo Moro, usciva dalla tragedia degli anni di piombo e del terrorismo storico, della storia del nostro paese. E gli anni che io racconto nelle interviste erano anni dove il Paese era quarta potenza economica mondiale e aveva un grande ruolo politico mondiale.
Hai conosciuto i principali protagonisti della Prima Repubblica. Come accennavi, tra gli altri, Craxi e Cossiga, ma anche Andreotti… Un aggettivo per questi personaggi ce lo regali?
La chiave che sono riuscito a dare in queste interviste è stata quella di mettere a nudo gli intervistati a mio avviso, non solo da un punto di vista partitico e politico… Per me questi Statisti intervistati nel mio libro avevano visioni futuristiche. Quando per esempio Bettino Craxi nella sua intervista parla dell’Europa e parla dei socialisti europei lo fa guardando una previsione che si è rivelata attualissima nell’intervista che ho realizzato al primo ministro socialista e si dice con chiarezza che il Partito Socialista di tutti i paesi europei avrà difficoltà ad avere un riscontro elettorale se non riuscirà a dare risposte alla globalizzazione
Prosegui, George.
Craxi l’ha detto nel 1991 e non oggi. Vediamo che proprio tramite la difficoltà che le forze progressiste europee hanno avuto nel gestire la globalizzazione sono nati i movimenti alternativi a sinistra e a destra e anche al centro in Italia è nato il MoVimento 5 Stelle; c’è la Le Pen, ci sono i sovranisti e posso dire che in questa intervista Craxi ha dato una visione che nessuno mai mi aveva raccontato.
Un esempio?
Ti faccio un altro esempio: nell’intervista a Sandro Pertini, mi racconta i suoi viaggi internazionali citando il viaggio in Cina quando lui ha incontrando i leader della Repubblica Popolare Cinese. A fine intervista, diceva “Io in quel viaggio ho avuto questa impressione e qualora i cinesi iniziassero a trasformare le migliaia di ettari di campagna che hanno in un territorio a vocazione commerciale industriale la Cina si candida a diventare un player di statura mondiale”.
Il grande presidente Pertini?
Pertini con quelle parole, non solo ha azzeccato una previsione sulla Cina che come tutti sappiamo ma si è preso la responsabilità di tracciare una pista. Nella mia carriera ho visto e ho conosciuto vari personaggi politici in 43 anni di carriera, ma i Statisti del mio libro che ho conosciuto e ho avuto l’onore di intervistare prendevano la responsabilità di fare previsioni, non aspettavano il risultato dei social. Non aspettavano di dire una frase che possa o meno incrociarsi con un sondaggio o di statistiche e non avevano paura di dire la propria e di fare una previsione.
C’è dunque il grande, il gigante, Sandro Pertini. Come ricordi il tuo incontro con lui?
Sandro Pertini mi ha parlato per tre ore e mezzo. È stato un incontro bellissimo ed è stato emozionante. Vorrei raccontare un aneddoto. All’epoca noi per creare il lavoro giravamo i documentari in pellicola, allora mentre il Presidente Pertini mi rispondeva alle mie domande il cameraman mi fa “piano piano” al orecchio. “Giorgio non ho altra pellicola, è finita”. Dico: ma hai tante immagini. Risponde: sì. “Allora rimani così e fai finta di registrare” e registra solo la voce. È un aneddoto per dire quando è stato molto loquace il Presidente Pertini.
E poi?
Alla fine mi ha regalato il suo libro e ci siamo dati l’appuntamento all’epoca per la Festa della Repubblica, il 2 giugno al Quirinale. E lui ha mantenuto la parola e mi ha sempre invitato alla Festa della Repubblica quando era Presidente, come tra l’altro il presidente Cossiga.
Ecco… questi sono nomi importanti, alcuni anche controversi. Come “vedi” i politici italiani di oggi?
I politici Italiani di oggi non hanno nulla a che vedere con i miei “giganti” perché prima di tutto loro provenivano dalla scuola politica, i comunisti dalla scuola delle Botteghe Oscure, i democristiani della scuola di Piazza del Gesù e i socialisti dalla scuola di via del Corso… Con questo vorrei dire che i politici odierni guardano i like in Facebook e sono più che altro in linea con gli ordini della comunità europea, mentre i politici che ho intervistato erano politici che stavano in Occidente ma il loro pensiero era come far crescere il benessere del Paese e del popolo italiano. Infatti, all’epoca l’Italia era la quarta potenza mondiale.
Riavvolgiamo il nastro. Quando scopri la tua passione per la scrittura?
All’Università ho studiato Letteratura Aglomericana, all’Università degli Studi di Roma, e il mio professore Agostino Lombardo mi ha insegnato l’analisi di testo sulle poesie e sui romanzi. Analizzando i testi mi è venuto l’amore di scrivere, di poter realizzare e fare un articolo. Un’occasione che mi è stata data negli anni ‘80 quando sono entrato alla stampa estera come corrispondente di un giornale italiano dopo che avevo fatto il tirocinio, in estate, in Grecia e dopo la fine dei miei studi universitari.
Agli inizi degli anni Settanta arrivi in Italia per imparare l’italiano. È così?
Sono arrivato nel 1972 per studiare all’Università, sì. Perché in Grecia all’epoca c’erano solo due Università, gli studenti erano quasi 100mila e ne prendevano solamente 10mila; allora la mia famiglia che stava bene economicamente mi ha aiutato per farmi venire, assieme a mia sorella, a studiare in Italia. Principalmente sono stato sei mesi a Perugia, all’Università per gli stranieri e dopo all’Università di Roma alla Facoltà di Lettere.
Che Grecia avevi lasciato?
All’epoca c’erano in Grecia i colonnelli e come puoi capire mi sono trovato da un regime di stampo dittatoriale alla libertà dell’Italia degli anni ‘70… però pian piano mi ero abituato, ho amato questo Paese e come vedi vivo ancora qui.
Vanti una lunga e prestigiosa carriera giornalistica. Ripercorri, brevemente, il tuo percorso professionale per noi?
Ho iniziato nel 1980 come corrispondente di un quotidiano ellenico e ho lavorato in vari organi di informazione e alla radio e alla tv. Il giornalismo di ieri, con il giornalismo odierno, è molto diverso. Penso che sia stato cambiato in tutto, anche il modo da fare. I giornali di allora portavano la notizia di ieri mentre oggi è più immediata, ma meno personalizzata; non ha il colore e l’opinione di un giornalista… ma diciamo di chi sta alla redazione e fa praticantato, noi eravamo più sul pezzo. Avevamo le nostre fonti, mentre oggi tutti cercano sul Internet.
So che sei ancora attivo, membro effettivo, in seno all’associazione Stampa Estera in Italia. Di cosa ti occupi?
Con la Grecia ho piccole collaborazioni, ma scrivo da tanti anni su un quotidiano on line italiano dove mi occupo della prima pagina e della politica che si chiama Corriere del Sud. Ho lavorato in qualche radio italiana e ho partecipato, come ospite, in varie trasmissioni televisive. Nell’Associazione vi faccio parte da 43 anni, mi occupo da tanti anni del nostro premio cinematografico che si chiama Globo d’oro insieme ad altri 40 colleghi con la visione dei film e le interviste agli autori.
Chi è stato il tuo modello di giornalismo, se c’è stato?
Mio modello di Giornalismo, essendo ellenico, ho seguito i modelli ellenici del passato. Però avendo studiato e mi sono formato in Italia ho sempre seguito i Maestri e direttori dei grandi giornali Italiani, di quel periodo perché oggi la situazione è stata cambiata e capovolta.
Se tu dovessi dare un consiglio ad un giovane che voglia intraprendere la nostra professione, cosa diresti?
Oggi come oggi è complicato fare il giornalista. Secondo me, dal fatto che prima c’erano due squadre in campo oggi c’è il multilateralismo, cioè fare il giornalista oggi è complicato perché non si riesce a interloquire con una classe politica di alto livello, cioè noi avevamo a che fare con persone di alto livello. Il multilateralismo oggi è uno schema di fondo cambiato…
Complimenti per il libro…
Grazie. Penso che questo libro che non può essere un libro nostalgico, è tutt’altro. Questo è un libro futurista, io lo chiamo il libro futurista perché tramite gli incontri che ho avuto la fortuna di avere possiamo solo dire che oggi la classe politica non ha le scuole di politica che hanno avuto loro… Loro facevano politica senza avere l’angoscia dei like sui social, studiavano i fascicoli prima di far parte di una commissione parlamentare e questa è una delle domande, che io cerco di chiedere e far capire nel mio libro… che non sono domande da anti politica… Sono domande da chi la politica la ama e vorrebbe che oggi fosse un po’ migliore di quella di oggi
MICHELE BRUCCHERI
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