“Game Day”
Parte della copertina del romanzo

“Game Day” di Federica Tronconi è un romanzo che “nasce in un momento in cui ho provato una forte delusione”. Un libro di 170 pagine e il filo conduttore è il coraggio. “Nello sport le persone giocano un ruolo fondamentale – spiega alla versione online de La Voce del Nisseno -. Anni fa ne ho conosciuto alcune che mi hanno lasciato l’amaro in bocca. L’istinto era di voltare le spalle e chiudere la porta ad una mia profonda passione, la pallacanestro”.

Grazie al cielo non è stato così e Federica Ronconi prosegue, al nostro microfono: “Più scrivevo e più capivo che io e il basket avevamo ancora molto da darci. Alla fine della stesura ho preso delle decisioni, percorso nuove strade. E intanto avevo un romanzo fra le mani”. In pratica, in questo bel libro, la “pallacanestro e il giornalismo si incontrano attraverso Andrea, giocatore professionista, e Stefania, inviata del quotidiano locale. Questi due mondi però fanno fatica a intrecciarsi, si avvicinano scontrandosi e generando nuovo caos, come due pezzi sbagliati di un puzzle”, ammette l’autrice.

Federica Tronconi, classe 1980, laureata allo IULM in Scienze della Comunicazione, lavora nel mondo della comunicazione da ben quindici anni. Ha mosso i primi passi nel giornalismo locale e nazionale, per poi passare a Radio24 – Il Sole24Ore. Tra le altre cose, ha lavorato per Giunti e Mondadori. Studia ed è appassionata della Parola, in tutte le due declinazioni: scrive per sé stessa e per gli altri (come ghostwriter).

Ha appena pubblicato con la casa editrice Univers Edizioni una storia per bambini e gira, felice e raggiante, i palazzetti dello sport d’Italia “per vedere pallacanestro con in borsa sempre un libro”. Eccola ospite del nostro sito.

Brevemente, Federica, ci presenti il tuo libro “Game Day”?

Il romanzo nasce in un momento in cui ho provato una forte delusione. Nello sport le persone giocano un ruolo fondamentale. Anni fa ne ho conosciuto alcune che mi hanno lasciato l’amaro in bocca. L’istinto era di voltare le spalle e chiudere la porta ad una mia profonda passione, la pallacanestro. Me lo ricordo bene, era primavera. Mi sono fermata un attimo, mi sono data del tempo. In quel momento ho iniziato a scrivere. Più scrivevo e più capivo che io e il basket avevamo ancora molto da darci. Alla fine della stesura ho preso delle decisioni, percorso nuove strade. E intanto avevo un romanzo fra le mani. Era nato Game Day.

“Game Day”
La copertina del libro

Qual è, in ultima analisi, il messaggio che intende trasmettere il libro?

Nel romanzo il filo conduttore è il coraggio. Ci sono le scelte che, ciclicamente, in ogni vita tornano. Alcune sono più facili da affrontare, altre più difficili e purtroppo procurano sofferenza. Queste seconde mi interessavano e ho voluto parlane proprio nella storia. Ho cercato di analizzare anche le dinamiche intorno proprio alla scelta, alla immobilità che a volte ci paralizza come metodo di sopravvivenza (falso, illusorio) quando invece al di là della decisione ci sono nuove opportunità, anche più gratificanti, che ci aspettano. Serve però, appunto, coraggio.

Hai in programma qualche presentazione?

Ne abbiamo organizzata una a Pavia (la città in cui vivo) un mese dopo il lancio del romanzo. È stato uno splendido evento: pubblico affezionato, un misto di lettori, colleghi giornalisti e appassionati di sport. Un momento che ricorderò per sempre.

Chi fosse interessato al tuo volume, come deve muoversi?

Può trovarlo su in formato cartaceo o digitale su Amazon e in abbonamento su Kindle Unlimited.

So che sei un’appassionata di pallacanestro, lo accennavi in modo chiaro. Sostanzialmente giri tutti i palazzetti dello sport dello stivale tricolore. È così?

Adoro la pallacanestro e mi piace vedere lo spettacolo dal vivo. Qualsiasi partita vale la pena vederla dal vivo. Lo sport giocato ha un fascino tutto suo. Quindi prediligo vedere il basket nei palazzetti piuttosto che in televisione. Anche se, per motivi di lavoro, lo seguo vicino a dove abito.

Hai un lungo e importante percorso professionale nel mondo del giornalismo e della comunicazione. Quali sono le tue tappe più belle ed edificanti?

Ci sono stati degli snodi ed esperienze lavorative che mi hanno dato consapevolezza. Mi hanno fatto crescere, maturare e hanno arricchito il mio bagaglio culturale. Mi hanno permesso di incontrare professionisti di talento e persone dal grande valore umano. Queste sono le tappe più edificanti.

C’è un modello di giornalista a cui ti ispiri?

Chi crede ancora credono in un giornalismo di qualità.

So che hai intervistato numerosi scrittori. Ci ricordi qualche nome e chi ti ha lasciato un bel ricordo?

Grazie alla mia professione e al progetto L’ultima riga ho intervistato molti scrittori tra cui Ken Follett, Nicholas Sparks, Carlos Ruiz Zafon, Wilbur Smith, Veronica Roth, Lauren Kate, Pierre Lemaitre, Brian Freeman, Frank Ostaseski, Jean-Michel Guenassia. Questi solo per citarne alcuni. Ognuno di loro ha lasciato una traccia preziosa, un ricordo.

Qual è l’ultimo libro che hai letto?

Lock down abbey di Beth Cowan-Erskine. Ambientazione mozzafiato, atmosfere alla Agatha Christie. Un libro molto godibile.

Chi sono i tuoi scrittori prediletti (magari non l’hai ancora intervistato) e perché?

Ammiro molto Sara Rattaro, scrittrice italiana di successo. Ho letto tutta la sua produzione, la conosco di persona e in passato l’ho intervistata più volte. La seguo perché insegna tecniche di scrittura creativa. Sono molto interessanti e preziosi i suoi insegnamenti. È una writer coach impareggiabile.

Sei ideatrice di un progetto online: “L’ultima riga”. Di cosa si tratta?

L’ultima riga è un progetto online culturale nato circa dodici anni fa quando ho deciso di condividere in rete la mia passione per la lettura. Prima è nato il sito web (www.ultimariga.it) poi si sono agganciate collaborazioni spontanee e iniziative, sempre legate al mondo dell’editoria: incontri letterari, interviste, organizzazioni di eventi. Poi, a ruota, abbiamo creato anche un gruppo di lettura che si chiama ClubBooks (lo trovate su Facebook): una piccola community in cui parliamo in modo informale di libri con consigli, confronto, condivisioni, incontri online. Il comune denominatore però è la condivisione della bellezza. Mi spiego: non leggiamo per fare una recensione positiva o negativa. No, non ci interessa questo. A noi interessa trovare il bello che c’è in ogni libro e condividerlo.

Qual è il tuo peggior difetto?

Impossibile scegliere: sono piena di difetti.

Qual è invece la tua migliore qualità?

L’imperfezione.

Quali sono i valori in cui credi ciecamente?

Quelli legati allo sport. Lo sport è palestra di vita, per questo tutti i bambini dovrebbero fare attività sportiva. In palestra si trasmettono valori che rafforzano l’educazione imbastita in famiglia.

“Game Day”
Un’altra opera dell’autrice

Questi due anni di pandemia, come hanno influito su di te?

È stato difficile abituarsi ad un “mondo nuovo”, dove l’Altro è pericoloso, dove bisogna stare tutti a distanza. Ci siamo adattati perché è nella natura dell’uomo la sopravvivenza e adattamento ma sicuramente hanno segnato tutti noi (chi più e chi meno). Peccato però aver perso l’occasione per supportarci l’un l’altro: noto una rabbia, nervosismo e livore generalizzato che fa solo male.

Quali sono i tuoi prossimi progetti editoriali e culturali? 

Ho appena pubblicato con la casa editrice Univers Edizioni una storia per bambini, I Misteri dei fratellini – Il caso del gatto malandrino. È la storia di due simpatici fratellini che amano le avventure e la natura, e risolvono piccoli misteri quotidiani. Una storia da leggere con gli adulti – accompagnati dalle figure – ai bambini in età d’asilo ma adatta anche per i bimbi che iniziano a leggere da soli.

MICHELE BRUCCHERI

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Su New Radio Station sabato 26 marzo 2022
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