Nelle sue poesie c’è sempre un pezzo di cuore, un frammento della sua anima delicata e sensibile. Nei titoli dei suoi versi c’è frequentemente un barlume di poesia. “Fiori di canto”, ultima fatica letteraria dell’autrice pugliese Luigina Parisi, è un sorso di vita. Scritto con dolcezza e con acume.
“Fiori di canto” contiene 109 perle. E il libro di 126 pagine si legge con gioia e con trasporto. Parole intense e gustose. Leggerlo mi è piaciuto un sacco, notevolmente. E immensamente grazie per la dedica alla copia del libro per me. Questo volume ha la prefazione di Pasquale Cavalera.
Laureata in Scienze Biologiche, Luigina Parisi in questa intervista a La Voce del Nisseno (versione online) osserva: “Finalmente ho pubblicato una raccolta di poesie, contro ogni mia previsione”. E poi, aggiunge: “Ritengo la poesia un’espressione molto personale che supponevo di tenere ben nascosta nel solito cassetto dei sogni”.
Le sue liriche, profonde e mai banali, arrivano dritte al cuore, accarezzandolo. “Sono poesie che cantano la mia terra, i suoi profumi, i suoi colori, ma anche stati d’animo comuni a chi della sua sensibilità fa un pregio”, ragiona al nostro microfono.
Ed infine: “La poesia è il mio superfluo necessario, che restituisce qualità alla vita”, attingendo dalla sua introduzione. Un’autrice brava e capace, già promettente sin dal suo esordio con “Malurmia” che è una splendida raccolta di racconti e, successivamente, con il romanzo “Un abbraccio sospeso” (che sta ancora presentando e che, di recente, ha ottenuto un prestigioso premio).
Non si sbottona in merito ai prossimi progetti editoriali. Bocche cucite, come si suol dire. Ci anticipa, vagamente, che sono in corso progetti, “nuovi progetti che bollono”. Ma non si fa scappare una parola di più. Momentaneamente ha deciso di ignorarli, però aspetta “il momento e la carica giusta”. E quel tempo, sicuramente, arriverà.
Fresco di stampa è il tuo libro “Fiori di canto”. Un volume che raccoglie ben 109 liriche. Ce lo presenti, brevemente?
Caro Michele, innanzitutto ti ringrazio per l’attenzione che dedichi a questa mia nuova uscita, per me molto importante. Finalmente ho pubblicato una raccolta di poesie, contro ogni mia previsione. Scrivo poesie da sempre, ma mai avrei pensato di raccoglierle in un volume e farle andare in giro tutte sole. Ritengo la poesia un’espressione molto personale che supponevo di tenere ben nascosta nel solito cassetto dei sogni. Poi qualcosa è scattato dentro me; ho cominciato a farmi leggere da qualcuno e a condividere alcuni versi e pensieri sui social. È stato bello scoprire che piacevano e che sapevano coinvolgere emotivamente. Questo mi ha dato un po’ di sicurezza e ha posto le basi per l’uscita di “Fiori di canto”.
C’è un incontro importante, decisivo con Pasquale Cavalera…
L’incontro con Pasquale Cavalera, scrittore salentino della cui amicizia mi onoro, è stato decisivo. Probabilmente senza il suo aiuto questo lavoro non sarebbe mai uscito. Conosciuto grazie alla sua meravigliosa scrittura, ho cominciato a frequentare il suo gruppo facebook. Prodigo di consigli inizialmente, si è incaricato in una seconda fase di tutto il lavoro necessario alla pubblicazione, dall’editing alla impaginazione, dalla realizzazione della copertina alla pubblicazione su Amazon.
Avendolo avuto tra le mani, posso dire che è un ottimo prodotto editoriale.
Sono tante le poesie presenti nel libro scelte tra quelle scritte in un arco temporale abbastanza ampio, anche se la maggior parte sono relative agli ultimi anni, ritenendo le prime forme di espressione più acerbe. Sono poesie che cantano la mia terra, i suoi profumi, i suoi colori, ma anche stati d’animo comuni a chi della sua sensibilità fa un pregio.
Nella breve prefazione, Pasquale Cavalera – tuo editor – scrive, riferendosi al libro, che “è la ribellione di cui noi tutti abbiamo bisogno”. È così?
Non mi sento particolarmente ribelle, ma di sicuro mi sono destata dal mio vivere un tantino defilata rispetta ai temi che la vita man mano ci chiede di snocciolare. La maturità mi ha dato coscienza del mio valore di donna, di madre, di amica, di cittadina del mondo. Ho cominciato a sentire il bisogno di dire la mia, di lasciare un’eredità a chi volesse accoglierla e finalmente liberarmi da sentimenti che tenuti troppo chiusi possono fare male.
“Fiori di canto” è la tua prima raccolta di poesie. Quando è nata la tua passione per i versi? Se non ricordo male, in una precedente intervista, rispondesti “alle medie”: è così?
Credo di avere amato sempre la poesia. Da piccola mi piacevano le filastrocche e poi l’incontro con la poesia dei nostri grandi poeti del Novecento mi ha definitivamente avvicinata a questa forma sublime di espressione. Così ho cominciato a cercare e a leggere poesia anche di autori meno noti e soprattutto di donne spesso lasciate ai margini…
Continua, Luigina.
Come ho scritto nella mia biografia presente nel libro, la poesia è il mio superfluo necessario, che restituisce qualità alla vita.
Complessivamente, quante liriche hai scritto e tieni ancora custodite in un cassetto segreto?
Non saprei quantizzare; scrivo molte poesie e le abbandono per giorni o mesi, poi le rileggo e tante restano scritte solo sui taccuini; ne salvo poche, quelle che a distanza sanno dirmi qualcosa e mi sanno ancora emozionare.
Nella tua introduzione, fai un riferimento preciso e bello a tuo padre: perché?
C’è sempre stato tanto amore nella mia famiglia, ma dimostrare l’affetto con le parole non è mai stato il nostro forte. Forse perché ci veniva insegnato a essere forti, a non mostrare troppo i sentimenti con inutili smancerie. Ciò che contava andava dimostrato e non detto.
Ora invece…
Ma ora che vedo i miei genitori anziani e bisognosi di attenzioni mi sono sentita di dedicare loro quelle parole che avrei voluto sempre dire. All’interno ci sono un paio di poesie dedicate a mio padre e ho sentito necessario aggiungere quel breve frammento per mio padre.
Nei ringraziamenti finali, citi due nomi: Clara Leggio e Roberta Palamà. Facciamole conoscere ai lettori: chi sono?
Clara e Roberta sono le artefici della copertina. Avevo già deciso il titolo estratto da una poesia in cui parlo dei miei “fiori di canto” che sono la mia famiglia, quando ho visto il bellissimo disegno di Clara che rappresenta un delizioso fiore dotato di un viso di donna. Mi è sembrato subito perfetto. Roberta poi lo ha digitalizzato e Pasquale ha fatto il resto. Il risultato è stato sorprendente.
Quando scrivi, usualmente? Di giorno o di notte? Con la penna o al computer?
Scrivo quando capita, qualsiasi momento può essere buono. Mi aiuta tanto il cellulare che rappresenta un supporto sempre disponibile anche quando cammino per le stradine di campagna. Mi capita anche di svegliarmi di notte con un’idea, che devo fissare su carta per non scordare. Poi di giorno la elaboro; spesso uso la penna e dei vecchi quaderni, altre volte direttamente il pc; a volte nascono racconti o poesie.
La pandemia, grazie al cielo, incomincia ad essere sotto controllo. Sostanzialmente si potranno organizzare eventi culturali. Hai in programma qualche presentazione?
Sto ancora portando in giro il mio romanzo “Un abbraccio sospeso”, che nato in piena pandemia ha avuto poco spazio nelle presentazioni; ne ho ancora un paio in programma. Per le poesie ancora non ci ho pensato. Dovrò vincere quella ritrosia che mi caratterizza.
Tra chi ha già letto i tuoi versi, qual è il più bel complimento che hai ricevuto?
Il più bel complimento per me è quando qualcuno mi dice che si riconosce in ciò che scrivo, che le mie poesie arrivano dritte al cuore.
Luigina, chi volesse acquistare il tuo nuovo libro quali canali deve utilizzare?
“Fiori di canto” si trova esclusivamente su Amazon, oppure mi può contattare.
Tuttavia, sei autrice di altri libri. Qual è il bilancio, globalmente, dei tuoi volumi?
Sì, ho esordito con Malurmia, VJ edizioni, una raccolta di racconti e poi con il romanzo Un abbraccio sospeso, Musicaos Editore, premiato di recente nel Premio di Eccellenza Città del Galateo. Ho i miei lettori fedeli, che mi seguono e mi incoraggiano a scrivere ancora.
Qual è l’ultimo libro che hai letto?
Sto completando la lettura dei Canti orfici di Campana, sempre sul comodino le poesie di Emily Dickinson, ma anche di autori contemporanei.
E l’ultimo film che hai visto?
Con la pandemia ho smesso, come tutti, di andare al cinema, purtroppo; in tv non è la stessa cosa. Spero tanto di poter riprendere ora e mi interessa molto vedere “Sulla giostra” di Giorgia Cecere, che per vari motivi ancora non ho visto. In tv l’ultimo visto “V come vendetta”; ogni tanto mi piace il genere distopico, ma non ne scrivo. Preferisco l’introspezione ben presente in tutti i miei lavori.
Quali sono ancora i tuoi sogni da realizzare? C’è qualche altro progetto editoriale?
Da quando ho deciso di pubblicare ciò che scrivo ho perso un po’ di tranquillità, che cercherò di recuperare quanto prima. Il silenzio, la solitudine, le letture rappresentano il punto da cui ripartire con nuovi progetti che bollono, ma che ancora decido di ignorare. Aspetto il momento e la carica giusta.
MICHELE BRUCCHERI
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