Ciò che ospita questa pagina, è contenuto nell’antologia della Fidapa – Distretto della Sicilia (biennio sociale 2019-2021). In esclusiva, oggi, pubblichiamo una parte per i nostri lettori. In quei due anni, purtroppo legati alla pandemia, si sono pressoché ridotte, se non addirittura azzerate, le varie attività. È stata presidente della sezione di Serradifalco, in quel biennio, la professoressa Giovanna Messina che ci dona una vibrante riflessione sul ruolo della Fede nel periodo del lockdown. E c’è anche il prezioso contributo della professoressa Rosaria Guarino, fondatrice della Fidapa serradifalchese. Buona lettura. M.B.
Il 19 aprile 1967, Paolo VI affermava: “Fede è propriamente una risposta al dialogo di Dio, alla Sua rivelazione. È il ‘sì’ che consente al pensiero divino di entrare nel nostro. La fede è un atto che si fonda sul credito che noi diamo al Dio vivente… è un atto insieme di convinzione e di fiducia che pervade tutta la personalità del credente”.
Un messaggio profondo che evidenzia molto bene come la Fede sia una libera adesione personale a Dio, la Fede è il legame, l’impegno e il dono di un incontro con il Dio di misericordia che illumina il cammino dell’uomo sulla terra nella prospettiva dell’amore, perché vivere è amare con tutto il cuore. In periodo di capitalismo globale l’uomo si smarrisce entro i confini e gli orizzonti chiusi della mondanità del tempo odierno, alienato ed appiattito dalla concezione materialista, temporale e razionalista, ergendosi così al posto di Dio, ma è bastato l’arrivo di un virus per fermare la corsa del capitalismo mondiale costringendo l’umanità ad un periodo di lockdown, tempo di costrizione inaspettato che fa emergere la precarietà dell’esistenza ed esige un rinnovamento della Fede, un rivedere la vita mondana dell’uomo alla luce divina.
Pertanto la Fede deve essere quell’atteggiamento di vita dello spirito cristiano che deve saper vedere, nei momenti di difficoltà, un’occasione propizia per interrogarsi e trovare nella preghiera le risposte che si cercano nel tempo della prova. Solo la verità che viene da Dio salva l’uomo dalle sue presunzioni di vivere come se Dio non ci fosse, pensando di poter finalmente affermare e realizzare sé stesso, idolatrando il mondo come suo assoluto dominio, anche di fronte alla tragica esperienza del suo fallimento.
Soltanto con la Fede e con gli occhi della Fede l’uomo può intravedere all’orizzonte la via della salvezza. Stiamo vivendo un tempo di pandemia e la nostra vita è segnata dal lockdown, ma non per questo la Parola di Dio è incatenata; si possono chiudere le chiese, ma non la Sua Parola che continua ad essere una guida e un aiuto per vivere il presente momento storico. La forza della Fede libera dalla paura e semina nell’uomo la speranza in mezzo a tanta sofferenza e smarrimento. Come dice Papa Francesco: “Abbiamo bisogno di abbracciare il Signore per abbracciare la speranza”.
GIOVANNA MESSINA
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La scelta di leggere le poesie di Maria Luisa Spaziani nasce dal desiderio di conoscere il mondo poetico di una delle più significative personalità del Novecento Italiano ed Europeo.
Nasce nel 1924 a Torino, laureata in Lingue straniere diventa musa ispiratrice di Eugenio Montale. Le sue prime raccolte di poesie risalgono al 1954, anno in cui pubblica “Le acque del sabato” fino a “Il pallottoliere” pubblicata postuma.
La poesia è vita, è fuoco che ci sottrae al nulla; con i suoi versi incita ad abbattere gli alibi che nascondono l’indifferenza di chi vive senza ardore, senza quella fiamma che rende la vita degna di essere vissuta.
Leggere le poesie di Maria Luisa Spaziani è un arricchimento per l’intelligenza, un conforto per l’anima ed uno stimolo ad adoperare per fare un passo avanti nel cammino dell’umanità.
ROSARIA GUARINO
L’indifferenza
L’indifferenza è un inferno senza fiamme
ricordalo scegliendo fra mille tinte
il tuo fatale grigio
se il mondo è senza senso
tua solo è la colpa,
aspetta la tua impronta
questa palla di cera.
(Da «La stella del libero arbitrio»)
Lo spirito ha bisogno del finito
per incarnare slanci d’infinito.
Parlo con l’angelo, e le tue braccia d’uomo
soltanto lo traducono ai miei sensi.
Dove comincia l’ala? Dove nascono
musiche di tamburi di tempesta?
Amarti è sprofondare, è una foresta
sfumante in cieli altissimi.
(Da «La traversata dell’oasi»)
Ritentando d’uscir dal labirinto
contemplavo montagne, aprivo libri,
coglievo ombre fuggenti di bellezza.
Solo tu sciogliesti l’amarezza
ma sei balsamo e scure. E il resto è inerte.
E il mondo intero m’è fuoco dipinto.
(Da «Una danza di scintille»)
Gentilmente la vita t’avverte
che qualche volta non sarà domenica,
che forse un giorno il rosario dei giorni,
sarà feriale senza remissione,
la voragine dei cieli e l’amore
lasciato nei biglietti.
(Da «Il pallottoliere celeste»)
La lucerna
Il poeta con il suo diadema di solitudine
è una oliva schiacciata nel frantoio.
Potesse al mondo una lucerna sacra
brillare grazie a lei.
(Da «La stella del libero arbitrio»)
Tradita, ardente, goffa e macilenta,
perseguitata dal tuo malgoverno,
nei giorni del tempo, a pane e acqua,
ostaggio dell’eterno.
(Da «Geometria del disordine»)