“Se devo essere una mela”, l’ultimo romanzo della scrittrice Emma Saponaro (Les Flâneurs Edizioni), deve il titolo alla celebre metafora di Platone, secondo la quale gli esseri umani sono delle mezze mele che vivono irrisolte alla ricerca della metà mancante. Secondo Rebecca, la protagonista, invece, ogni essere umano è una mela intera e può incontrare l’amore solo quando trova partner capaci di rispettare la sua interezza.
Emma, racconti la liberazione di una donna da una relazione tossica, ma il tuo libro non è solo questo. È molto di più.
Sì. Vi troviamo l’importanza della realizzazione di sé stessi. Cosa per me fondamentale. Essere sé stessi e non farsi “corrompere” né cedere a inutili e dannosi compromessi. Che poi, se ci pensi, non seguire queste regole ha indotto Rebecca, la protagonista del romanzo, a incatenarsi e subire ciò che ha subito nella sua relazione di coppia. Volersi bene e realizzarsi è necessario: sia per l’emancipazione di noi donne, sia per la nostra salute fisica e mentale. E non sto esagerando.
Oppressi e oppressori: quanto la differenza culturale tra Rebecca e suo marito, professore di filosofia, incide sul loro rapporto e sui rispettivi ruoli? E la disparità economica?
Tanto, in realtà. Ma sono convinta che, se l’esimio professor Leopoldo vendesse patate a un mercato rionale, sarebbe lo stesso. Primo, perché la prosopopea e l’arroganza non sono caratteristiche di colui che si ritiene colto. Secondo, perché in fondo in fondo, mi dispiace dirlo, ma l’esimio professor Leopoldo (scusate la ripetizione, ma altrimenti mi si offenderebbe l’altro protagonista) non dimostra di essere molto intelligente. Insomma, alla fine di cosa si è innamorata Rebecca? Non di lui, ma delle idee degli altri filosofi che lui declamava. Ma quelle non erano idee sue. Il mondo è pieno di insidie: attente!
E la disparità economica?
La disparità economica? Credo sia un problema serio per alcuni uomini quando a portare più soldi a casa sia la moglie. Siamo ancora molto indietro, oggi. Io però parlerei del dramma della dipendenza economica, perché questo tocca il quarantacinque per cento delle donne italiane. Ci sono donne che preferiscono stare a casa, e spesso trovano resistenza ai colloqui se sono fidanzate o sposate o vogliono avere figli o hanno figli. Alcune donne, più fragili, si rassegnano più facilmente. Ma che ci sia disparità di trattamento lo comunica purtroppo trimestralmente la Commissione europea: nessuno Stato membro ha raggiunto, oggi, la parità dei diritti tra uomo e donne. Parliamo di stipendi, assistenza, pensioni e carriere. Triste, è tutto molto triste! Hai toccato un argomento che a me sta molto a cuore: la condizione della donna. Un tema che in un modo o nell’altro introduco sempre nei miei scritti. Sempre! E lo farò fino a quando questo mondo capirà che non deve esserci discriminazione di genere, come ogni altra sua forma, ovviamente.
Quindi?
Quindi, per tornare alla tua domanda: oppressi e oppressori non sono previsti nel vero amore. Così come la disparità economica non può essere un problema divisivo nelle coppie unite da un vero sentimento.
Quando Rebecca inizia a prendere consapevolezza, i personaggi intorno a lei come reagiscono?
Tutti continuano beatamente la loro vita, pur accorgendosi del cambiamento di Rebecca che, ovviamente, disturberà l’oppressore, cioè Leopoldo. Ma questo era scontato. L’atteggiamento degli altri personaggi, invece, che rasenta l’indifferenza o, comunque, può essere addirittura funzionale in modo positivo per le relazioni amicali, per esempio, deve insegnare qualcosa a chi si trova impantanata in una situazione dalla quale sembra impossibile uscire…
Continua Emma…
Noi donne abbiamo mille sensi di colpa anche quando non abbiamo colpa, e ne parlo nel libro. La letteratura è piena di donne “colpevoli” a cominciare da Eva. È ora di dire basta, di non credere a quello che vorrebbero farci credere ed essere quelle che vogliamo essere, e fare quello che vogliamo fare. Vorrei aiutare, convincere molte donne che purtroppo sono chiuse in situazioni che sfiorano la schiavitù. In realtà, è una cosa che pratico: partecipo a una chat per donne maltrattate. Non potete immaginare quante realtà esistono, quanto dolore e quante persone che “non” ascoltano…
La libertà cosa pensi significhi?
È essere sé stessi e di conseguenza poter dire e fare.
Rebecca, insomma, è a tutti gli effetti un’eroina oppure una donna comune che prende il coraggio tra le mani?
Rebecca segue fedelmente un viaggio dell’Eroina, passando per tutti o quasi gli archetipi femminili in questo mondo patriarcale. Ebbene sì, permettimi di ringraziare Marina Pierri, narratologa e co-fondatrice del Festival delle serie TV. Ho conosciuto personalmente Marina seguendo il suo corso sul Viaggio dell’Eroina. Più seguivo il corso e più vedevo la mia eroina, Rebecca, muoversi e procedere ed evolversi fino a… Mi fermo qui. Volevo dire che grazie a Marina mi sono sbloccata e ho finalmente concluso il romanzo fermo da più di un anno. Ah, volevo dire due parole anche riguardo alla prefazione: naturalmente, non poteva che essere di Marina, che ancora ringrazio. Il viaggio dell’Eroina lo può intraprendere qualsiasi donna, e il coraggio che deve sostenerla è essenziale per non farla bloccare, se non addirittura retrocedere.
LISA BERNARDINI
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