Quest’anno ricorre il decimo anniversario della morte di Angelo Rizzo. Un intellettuale di notevole spessore culturale e morale. Un poeta colto e raffinato. Una persona perbene, del quale ero grande amico. Con generosità e altruismo, mi affidò anche alcune sue poesie inedite che vennero trasmesse nei miei programmi radiofonici. È indubbiamente un figlio illustre di Serradifalco: il nostro paese.
Senza retorica e schiettamente, oggi, voglio ricordarlo a modo mio. Con ciò che ho scritto su di lui, in passato. E non solo. A mia firma, sul “Giornale di Sicilia” del 26 novembre 1997, scrissi, tra le altre cose: “Ha la capacità di scavare come un minatore tenace nel passato del proprio paese”. E nel marzo 1999, per il ventennale dell’emittente radiofonica Rcs, gli chiesi un editoriale. Ecco la sua “voce”: “…non si può non evidenziare la frequenza di programmi, che affrontano i temi più disparati, che pongono l’accento precipuamente sull’entità sociale in cui ci si muove, con i problemi connessi, tra i quali spiccano quelli della disoccupazione giovanile e del disorientamento delle coscienze, in un tempo per vari tratti contorto”.
Due anni dopo (novembre 2001), sul notiziario comunale “Serradifalco” che dirigevo, dedicai altro inchiostro a lui. Aveva ottenuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti in campo nazionale. Conclusi quel pezzo con queste parole: “Dedicherò spazio alla poesia e ai poeti. Si dice che i poeti sognino. Beh, ci presentiamo al futuro con i nostri sogni e le nostre parole. Sempre meglio che arrivarci a mani vuote”. Quattro anni dopo (17 gennaio 2005), il grande poeta muore all’età di 65 anni. Lasciando un vuoto incolmabile.
In quei giorni lavoravo al primo volume della monografia “Ritratti serradifalchesi” (pubblicata poi a marzo). Di lui, nel tratteggiare il profilo biografico, annotai: “Ho scritto diversi articoli sul professor Angelo Rizzo, persona di straordinaria sensibilità poetica e di elevato acume intellettuale. Ho anche avuto l’onore di presentare delle iniziative durante le quali è stato premiato e, talvolta, grazie alla disponibilità della figlia, Maria Vittoria, sono state declamate alcune sue liriche di innegabile bellezza e profonda capacità descrittiva. Angelo Rizzo ha raccontato Serradifalco”.
L’anno seguente, venne presentato un libro postumo Lu cori e la memoria dedicato “ai contadini e agli zolfatai della mia terra”. Successivamente è nata un’associazione culturale alla sua memoria, di cui ho avuto, all’inizio, un ruolo importante. Si chiama, parafrasando un suo libro ‘Sta matri terra.
Un modo concreto per coltivarne la memoria. Rileggo e riporto la dedica che mi scrisse, di suo pugno, nel frontespizio del suo meraviglioso volume Le chiare parole che ho letto con sommo piacere e potente trasporto emotivo: “A Michele Bruccheri, intelligente conduttore di Nuova Rete (emittente radiofonica, con la quale ho collaborato per quasi un ventennio, ndr), con amicizia”.
E la mia dedica, oggi, per far brillare di più la sua cometa, è questa: “Ad Angelo Rizzo, poeta colto e raffinato, che ha raccontato Serradifalco, con gratitudine”.
Spero ardentemente che chi di competenza, ovvero le istituzioni cittadine e l’associazionismo culturale del paese, possano degnamente valorizzare questa eminente figura che è un prestigioso emblema di Serradifalco.
MICHELE BRUCCHERI
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