La città di Mesagne è protagonista di un evento di caratura internazionale, la mostra: “Caravaggio e il suo tempo – Tra naturalismo e classicismo”. L’esibizione – che è partita lo scorso 16 luglio e si concluderà l’8 dicembre 2023 – è ospitata presso il Castello Normanno Svevo col patrocinio della Regione Puglia e del Comune di Mesagne. La mostra – curata dal professore Pierluigi Carofano in collaborazione con la professoressa Tamara Cini, un imponente comitato scientifico di riferimento e contando su una maestranza proveniente da tutto il territorio pugliese – consta di circa 35 opere e si prefigge lo scopo di presentare al pubblico la nascita e lo sviluppo del naturalismo caravaggesco, in contrasto con il classicismo emiliano particolarmente apprezzato a Roma agli inizi del Seicento.
“La lungimiranza scaturita dalla collaborazione tra pubblico e privato oggi raggiunge il suo livello massimo di credibilità. La gioia per la realizzazione di un progetto artistico di tale portata – spiega il sindaco della città Antonio Matarrelli – è pari solo alla consapevolezza che quest’evento Mesagne lo merita e ne è all’altezza. Una constatazione che arriva nel bel mezzo del gran lavoro che, insieme alla rete di imprese coinvolta e alla Regione Puglia, stiamo producendo, con l’intento di investire al meglio l’enorme bagaglio di esperienze che la città ha maturato negli ultimi tempi”.
“A quattrocento anni dalla sua scomparsa, la figura di Caravaggio – riferiscono i curatori – suscita ancora grande interesse nella società contemporanea. La mostra nasce dall’idea di fissare il percorso del grande genio lombardo a partire dalla sua prima formazione fino agli anni della sua maturità. Sono presenti alcuni capolavori di collezioni private poco noti al grande pubblico: in particolare è possibile ammirare quadri come il Ragazzo con caraffa di rose e il Ragazzo morso da una lucertola dello stesso Merisi a fianco di altre opere come la Conversione di san Paolo di Ludovico Carracci. La pittura di Caravaggio diventa infatti anche il pretesto per un viaggio nella fantastica stagione del Seicento dove, accanto alla rappresentazione in chiaroscuro del maestro, fioriscono e si intrecciano nuovi talenti che percorrono strade diverse come quella del classicismo. Un’emozione tutta da vivere”.
Il “tour” ha inizio partendo dagli esordi, la formazione dell’artista Michelangelo Merisi, nome di battesimo di Caravaggio (a proposito, tra pochissimo, il 29 settembre si celebra il compleanno del grande artista che nacque a Milano nel 1571 per morire a causa di una infezione intestinale a Porto Ercole nel 1610, a soli 38 anni) e si giunge fino alle tappe della sua maturità artistica.
Mesagne, per inciso la città che mi ha vista venire alla luce qualche anno fa, è ‘Capitale Cultura di Puglia 2023’. Attraverso questa importante mostra, mette al centro dell’offerta artistico-culturale pugliese il suo Castello: perla di rara bellezza che grazie all’ingegno del Sindaco in carica e dell’Amministrazione si illumina di colori vivi regalando sogni con polvere di stelle a tutti i concittadini e non solo. Quella attuale rappresenta, infatti, una grandissima opportunità per la provincia di Brindisi e tutta la nostra bellissima regione. Quella di Mesagne è una storia che dovrebbe essere conosciuta anche all’estero, perché testimonia come il rilancio di una città passi per le politiche culturali.
Matarelli regala a tutti noi una grande occasione artistica. Spesso si leggono e ascoltano commenti poco esaltanti sul Sud Italia: invece grazie a questo professionista di grande spessore umano e intellettuale si ha un esempio virtuoso di Amministrazione che funziona ed è al fianco della cittadinanza. Lo stesso primo cittadino conferma: “Mesagne è una città che in ogni periodo dell’anno sa mostrare elementi diversi del proprio fascino: è come se le stagioni fossero un po’ complici di questa rivelazione. La profonda spiritualità che pervade i suoi angoli storici si lega bene alla grandezza espressiva dell’immenso pittore seicentesco”.
Pochi di noi conoscono i misteri che si celano dietro il nome di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio. Si tratta di una delle figure artistiche più discusse e ammirate dell’arte italiana e non solo; è stato uno dei pittori più grandi e influenti dell’intera vicenda umana.
Lo storico dell’arte Vittorio Sgarbi, che ha dedicato molte opere divulgative all’artista lombardo, nell’introduzione del suo libro “Il punto di vista del cavallo: Caravaggio” (2014, Bompiani editore) afferma che egli sia grande, “perché si stenta a credere che le sue idee siano state concepite quattro secoli fa. Tutto, nei suoi dipinti, dalla luce al taglio della composizione, fa pensare a un’arte che riconosciamo, a un calco di sensibilità ed esperienze che non sono quelle del Seicento ma quelle di ogni secolo in cui sia stato presente e centrale l’uomo; la si può chiamare pittura della realtà, e a questo deve la sua incessante attualità”.
Dunque, trovarsi dinnanzi a un quadro di Caravaggio, equivale a immergersi nella realtà, perché l’artista intendeva riprodurla in maniera del tutto mimetica, come mai nessuno prima di lui aveva fatto. Caravaggio anticipa la fotografia, nata nell’Ottocento “rifiutando”, sottolinea Sgarbi, “di rappresentare la realtà quale dovrebbe essere, come proiezione di sentimenti, di un Bene e di un Male intesi come valori simbolici. Caravaggio osserva e riproduce la realtà esattamente com’è, come la vediamo in una buona fotografia. Di più: non è fotografia nell’accezione di ritratto posato, è fotografia alla ricerca di una realtà che ci coglie come di sorpresa, dell’attimo decisivo cui fa riferimento un grande come Henri Cartier-Bresson: fotografia come attesa e cattura del momento in cui la realtà si sta determinando”.
Nonostante la vita sregolata, tratto della sua personalità che affascina molto il pubblico, la sua pittura è tra le più innovative di tutta la storia dell’arte. Pur rifacendosi ad artisti come Tiziano o Raffaello, Caravaggio costituisce uno dei più importanti rappresentanti del naturalismo: stile basato sullo studio e sulla rappresentazione della realtà. I protagonisti sono pressoché sempre persone umili, quasi mai modelli professionisti. Grazie all’uso sapiente delle luci e delle ombre i suoi dipinti si caricano di un’atmosfera quasi teatrale che incentra l’attenzione solo sui soggetti.
La plasticità dei volti rappresentati è enfatizzata dalla perfezione del suo chiaroscuro che mette in luce lo spessore e il volume delle figure. È stato un pittore che ha rivoluzionato l’arte. Le novità assolute introdotte da Caravaggio in pittura sono lo studio del vero, contro ogni regola accademica, e l’impiego violento della luce, come metafora della grazia divina. La luce del pittore lombardo squarcia le tenebre e arriva improvvisa agli uomini.
Un vero genio, con un temperamento e un carattere a dir poco… bollenti, tanto da essere ribattezzato ‘il pittore maledetto’ per un carattere rissoso, con i pennelli in una mano e la spada nell’altra. Fu geniale e scandaloso, vivendo e morendo nella disperata ricerca di un equilibrio inseguito e mai raggiunto. Caravaggio iniziava a dipingere con pennellate rapide e sciolte ma al tempo stesso forti e piene, già a livello di abbozzo, la pittura appare così definita e studiata in ogni particolare, il dipinto viene cioè costruito con la pasta del colore e non per strati.
Proprio Ragazzo morso da un ramarro – Olio su tela – 65,8 x 52,3 cm – Fondazione Longhi, Firenze – è uno degli esempi più importanti del contributo fondamentale di Michelangelo Merisi da Caravaggio all’evoluzione dell’uso della luce nella storia dell’arte. La luce racconta il dramma del momento e cioè la consapevolezza del dolore causato dal morso. Il giovane viene illuminato da una fonte di luce che proviene da sinistra che lo colpisce sul volto e prosegue, raccontando ciò che sta avvenendo, sulla spalla nuda per poi accompagnare il gesto del braccio, illuminando in un modo incredibile, la sua camicia e poi finendo sul chiaroscuro della mano. Impressionante l’effetto che stilla dall’ampolla e che appare un esempio perfetto di pittura dal vero
Prima di Caravaggio, la luce si espandeva nel dipinto, con lui, invece, ha un’origine fisica che viene utilizzata per narrare ciò che avviene. Merisi mette insieme realismo, armonia compositiva classica, dramma, teatro e cinema ante-litteram. La sua tecnica pittorica è sorprendente per precisione. “Un grande uomo, un grande artista non è solo un valore assoluto, ma anche un valore d’interpretazione”, ha detto qualcuno tempo addietro. L’artista parla chiaro e senza troppi arabeschi con un linguaggio diretto, teatrale, che lo rende “uno di noi”.
L’esibizione – che rimane aperta tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 16 alle 20, come detto fino all’8 dicembre, ospita anche quattro meravigliose opere del pittore tarantino Roberto Ferri, il cui stile attinge alla tradizione seicentesca: la sua arte, riconosciuta dallo stesso Sgarbi, è profondamente ispirata da pittori del Barocco e dal Caravaggio stesso
A conclusione di questa emozionante carrellata, ho sentito un grande orgoglio di essere nata a Mesagne, di essere cittadina pugliese e poter gridare al Mondo: “W l’arte in terra di Puglia”. Mi rende felice che il Sindaco Matarrelli abbia scelto di far vivere ai propri concittadini, e non solo, le emozioni forti che si possono provare alla vista della bellezza che sprigiona l’opera di un genio come, in questo caso, può essere Caravaggio. Questa mostra è nata al fine di garantire l’opportunità di visitare e conoscere la propria regione e con essa grandi artisti e grandi opere senza dover percorrere centinaia di chilometri per raggiungere Roma, Milano, Firenze.
Antonio Matarrelli, è un sindaco visionario che ha creduto e sposato fin dall’inizio il progetto “Puglia Walking Art” guidando tutta la macchina amministrativa verso un unico obiettivo: realizzare a Mesagne, in occasione della nomina di Città Pugliese della Cultura 2023, un grande evento culturale dal respiro internazionale. “Caravaggio e il suo tempo” vuole rappresentare la maturità di un progetto culturale in cui noi pugliesi siamo tutti protagonisti assoluti di una crescita, di una consapevolezza del gusto del bello che permette di esprimere esattamente quello che siamo, ovvero non semplici spettatori, ma protagonisti nel nostro tempo.
Tra l’uomo contemporaneo e Caravaggio c’è una sintonia emotiva e psicologica molto profonda. La sensibilità che lo avvicina ai nostri tempi va ben oltre a una banale questione estetica. Oggi è l’artista italiano più studiato e seguito nel mondo, una “star” che ha spodestato persino Michelangelo: basta un suo quadro per decretare il successo di una mostra. E a questa mostra in particolare non possiamo che augurare altri mesi di straordinario successo. Non perdetevela.
ILARIA SOLAZZO
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