Un applauso alla memoria, ieri sera, a Serradifalco in favore dei sette fratelli Cervi, trucidati vigliaccamente dai fascisti. Un “Incontro con la Storia” alla presenza di Adelmo Cervi, figlio di Aldo, una delle vittime di quell’eccidio del lontano 1943 (furono decorati con la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria). L’occasione è stata anche presentare il libro dell’arzillo ottantenne, dal titolo “I miei sette padri”. Un’iniziativa promossa dall’Anpi Circolo “Leonardo Speziale” di Serradifalco e Montedoro presso il Circolo “Centro di Promozione Cooperativo” (in Piazza Umberto I).
Una tragedia che coinvolge tutti, “una storia che ci emoziona e ci deve far riflettere”, spiega in apertura il moderatore Carmelo Locurto (è anche il responsabile della Commissione storico-scientifica dell’Anpi di Serradifalco e Montedoro). Un applauso alla memoria, dunque, per coloro che hanno lottato per tutti noi, per la libertà e per la democrazia. “Siamo onorati di averti con noi”, dichiara all’inizio.
Il vulcanico e brillante Adelmo Cervi è un fiume in piena. Racconta e si racconta. Si lamenta, senza ipocrisie, per la scarsa partecipazione di pubblico. Ma come si sa, dalle nostre parti, le iniziative culturali, purtroppo, non sempre fanno registrare grandi numeri. “Se non ci sono i giovani – dice – siamo messi male”. Il combattente contadino emiliano aggiunge: “La nostra Costituzione è stata disattesa, mai applicata”.
Tra gli altri, sono presenti l’assessora comunale alla Cultura, Rosa Insalaco, e il giovane presidente del Consiglio comunale, Daniele Territo. Adelmo Cervi, ad un certo punto, legge dal prologo del suo libro (quasi 400 pagine con il sottotitolo “Storia di una grande famiglia antifascista raccontata da un figlio”): “Questa non è la Storia. Questa è una storia. Dove prendo quello che mi hanno raccontato, ci attacco quello che non mi hanno raccontato e lo condisco con quello che ho scoperto e imparato leggendo libri e parlando con altri – parenti, amici, studiosi. È la storia di un uomo che non c’è più. Ma è anche la storia dei suoi fratelli e di tanti altri che hanno pagato con la vita la loro scelta di libertà”.
Parla del padre, racconta gli zii, narra sette uomini, sette vite, sette morti, sette medaglie. “Lui e i miei zii sono finiti sottoterra, abbattuti dal piombo dei fascisti”, dice emozionato. Una famiglia di cattolici. La storia del padre, soprattutto, che non si è piegato. “Certi vuoti non si riempiono mai”, sottolinea. Interviene Piera, dell’Anpi territoriale (rappresenta Montedoro): siamo plasmati, tutti; non abbiamo più memoria; siamo riempiti di niente; ci tolgono i diritti; gli antifascisti avevano gli stessi ideali e gli stessi obiettivi; tanto di cappello ai partigiani…
C’è anche Cettina Blando, in rappresentanza della Fondazione Sicana (prima sindaca di Serradifalco nel 1998): manca la democrazia partecipata; sono stati commessi tanti errori (si riferisce, soprattutto, alla sinistra); la democrazia comoda fa comodo. Questi i principali concetti espressi. Peppe Cammarata, presidente provinciale dell’Anpi di Caltanissetta, stimola Cervi e poi evidenzia: questa nostra terra è una terra difficile. Ci sarà anche l’intervento, tra gli altri, di Fabiola (un’insegnante): la storia cammina sempre sulle nostre gambe, siamo testimoni, non bisogna dimenticare… “Bisogna zappare il terreno della memoria”, dirà al termine Rosa Insalaco.
Le conclusioni sono affidate al presidente dell’Anpi Circolo di Serradifalco e Montedoro “Leonardo Speziale”. Salvatore Augello: “Mesi fa è nata questa realtà per conservare la memoria. Conservarla bene. L’Italia è stata insanguinata dal sangue rosso dei partigiani per la libertà. La storia dei fratelli Cervi è un grande capitolo della storia italiana”. Annuncia che sono state realizzate due gigantografie, quadri della Costituzione, da collocare nei Consigli comunali di Serradifalco e Montedoro.
“Dobbiamo svegliare il paese – conclude Augello –. Serradifalco ha una sua storia, ha un passato. Vogliamo fronteggiare il letargo. Vogliamo ricordare ciò che siamo stati, parlando del nostro passato. Questo è il nostro impegno: conservare la memoria”.
MICHELE BRUCCHERI
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