“Ossimoro”: figura retorica che consiste nell’unione sintattica di due termini contraddittori, in modo tale che si riferiscano a una medesima entità. L’effetto che si ottiene è quello di un paradosso apparente; ad esempio: lucida follia; tacito tumulto; convergenze parallele; insensato senso (Treccani).
“Grillo-Conte”: peculiare ossimoro della politica italiana contemporanea. Inevitabile quaestio: riusciranno i frastornati, storditi, dispersi 5stelle a trovare una sintesi virtuosa tra la volgare, impetuosa visionarietà di Grillo e la garbata, moderata razionalità di Conte? Tra la fragorosa piazza e le ovattate stanze dei palazzi? Tra t-shirt e giubbotti sportivi e classici completi blu con candide pochette?
Insomma: se lo stile non è acqua, non lo è, neppure, la sostanza delle cose. Ma in fondo, questo difficile, estremo esercizio dialettico-compositivo potrebbe risultare persino salutare per “grillini” e “contini”. Salutare o esiziale. È chiaro. Dipende soprattutto da loro. Dalla loro capacità di coniugare insieme radicalismo e moderatismo, pulsioni oppositivo-provocatorie e paziente, consapevole cultura di governo. Utopia e pragmatismo.
E certamente dipende, anche, dalla sfrenata imprevedibilità di Giuseppe Piero Grillo detto “Beppe”, e dalla armoniosa prevedibilità dell’avvocato (“del popolo”) Giuseppe Conte. Vedremo.
POSCRITTO. Poi, ovviamente, ci sono anche Di Maio e Di Battista…
LEANDRO JANNI
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