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Martina Riggi e Francesca Cammarata

Oltre 20 milioni di donne nell’Unione Europea non hanno accesso a cure abortive sicure. Soffrono e muoiono inutilmente a causa della mancanza di un accesso sicuro all’aborto. Per questo motivo, è stata creata un’Iniziativa di Cittadini Europei (ICE) chiamata “My Voice, My Choice (La mia voce, la mia scelta): per un aborto sicuro e accessibile”.

Chiediamo alla Commissione europea di istituire un meccanismo finanziario che aiuti gli Stati membri a fornire accesso a cure abortive sicure. Gli Stati membri potranno aderire a questo programma e ricevere finanziamenti dall’UE per permettere alle donne di praticare interruzioni di gravidanza in conformità con le leggi e i regolamenti nazionali.

In Italia, l’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) è legale dal 1978, regolata dalla controversa legge 194. Questa legge prevede diversi meccanismi di controllo sulla decisione della donna, che non è mai del tutto autonoma.

Inoltre, consente l’obiezione di coscienza da parte del personale sanitario, il che comporta, in alcune regioni come la Sicilia, difficoltà di accesso al servizio a causa dell’elevato numero di medici obiettori di coscienza che scelgono di non praticare l’aborto. Alle criticità già esistenti, l’attuale Governo Meloni, pur affermando di non voler modificare la Legge 194/78, ne introduce altre, chiarisce una nota stampa.

Recentemente, ad esempio, il governo ha approvato un emendamento nel Ddl per l’attuazione del Pnrr, che consente alle Regioni di utilizzare i fondi dedicati alla sanità per organizzare attività delle associazioni antiabortiste nei consultori. Questo intervento, pur non essendo una novità, aumenta ulteriormente il peso psicologico e sociale sulle donne.

“È grave che nel nostro Paese e in Europa nel 2024 si pensi di poter disporre dei corpi delle donne a seconda del proprio credo religioso, delle proprie ideologie politiche o della propria idea di mondo. I corpi delle donne appartengono solo alle donne e nessuno Stato e nessuna fede religiosa ha il diritto di disporne in alcun modo. Ecco perché, come Donne Democratiche di San Cataldo, insieme a tanti e tante volontarie anche di orientamento politico diverso, abbiamo deciso di aderire a questa campagna di raccolta firme lanciata a livello Europeo da ‘My Voice, My Choice’”.

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La locandina

“E facciamo un appello a tutti e a tutte le cittadine sancataldesi, alle istituzioni, di unirsi a noi per questa grande battaglia per i diritti delle donne partecipando sabato 28 settembre dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 18 alle ore 20 in Piazza Falcone e Borsellino alla raccolta firme”, dichiara Martina Riggi, segretaria del Partito Democratico di San Cataldo e referente per le Donne Democratiche (sempre di San Cataldo, ndr).

“Nonostante la Legge 194, l’accesso all’aborto in Italia è diventato sempre più difficile. Sebbene rappresenti un importante compromesso storico, le sue limitazioni – come i periodi di attesa obbligatori, l’apertura alle associazioni anti-aborto nei consultori e l’ampio uso dell’obiezione di coscienza – ne compromettono gravemente l’efficacia. Queste restrizioni violano gli obblighi internazionali dell’Italia in materia di diritti umani, limitando il diritto delle donne all’autodeterminazione, alla salute e alla privacy.”, prosegue.

Ed ancora: “È quindi fondamentale una riforma completa della Legge 194 ma, con essa, un cambiamento culturale è cruciale per affrontare lo stigma e le barriere esistenti. Campagne di sensibilizzazione, educazione sessuale nelle scuole e formazione continua per gli operatori sanitari devono diventare priorità. Per questo motivo, invito tutti e tutte a sostenere l’iniziativa ‘My Voice, My Choice’. Solo attraverso riforme efficaci e un cambiamento culturale possiamo assicurare i diritti delle donne nel rispetto delle norme internazionali”, commenta Francesca Cammarata, consigliera comunale del Partito Democratico a San Cataldo.

“Nel nostro Paese, le difficoltà legate alla corretta attuazione della legge che garantisce il diritto all’aborto non derivano dunque solo da questioni ideologiche o opposizioni politiche, ma anche da carenze strutturali che potrebbero essere risolte attraverso il sistema proposto dall’iniziativa MVMC”, continua.

E conclude: “Sostenere l’iniziativa MVMC è un gesto di grande valore politico: non solo difendiamo i diritti delle donne in Italia, ma ci uniamo a tutte le donne in Europa che lottano per la libertà di decidere sul proprio corpo. È tempo di agire e affermare che ogni donna merita il diritto di scegliere quando e se diventare madre”.

MICHELE BRUCCHERI

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