Si è svolta oggi, nella palazzina B del Sant’Elia di Caltanissetta, la conferenza stampa di presentazione dell’importante convegno che ha come titolo “La visione one health della legionellosi”, che si svolgerà il prossimo lunedì a Palazzo Moncada (Palazzo dell’Università, sito in corso Vittorio Emanuele n. 92).
L’evento, promosso dall’assessorato regionale della Salute e, in particolare dal dirigente generale del Dipartimento attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico, dottor Salvatore Requirez, avrà inizio alle ore 9.30.
Al tavolo Maria Andriolo, direttrice Uoc di Patologia clinica dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta e Giovanni Mazzola, direttore dell’Uoc di Malattie infettive del nosocomio nisseno. Inoltre, collegati da remoto, Anna Giammanco, coordinatrice del laboratorio di riferimento regionale per la sorveglianza e controllo della legionellosi di Palermo e Mario Palermo, responsabile servizio 4 del Dasoe.
Durante l’incontro con la stampa è stata sottolineata l’importanza del convegno ed è stato illustrato il modo in cui la legionella si diffonde e quali atti possono essere messi in campo per evitare la presenza in carica elevata e la diffusione. Inoltre, sono state spiegate le finalità della giornata del primo luglio: sottolineare, per il contenimento della legionella e della legionellosi, l’importanza del monitoraggio sia ambientale che clinico.
È stato evidenziato che la diffusione della legionella avviene attraverso l’acqua, in tutte le sue forme, essendo il microrganismo veicolato da aerosol può essere facilmente inalato attraverso le mucose delle prime vie respiratorie; sono stati evidenziati i meccanismi di difesa che le istituzioni e ogni cittadino devono e possono mettere in campo ed è stata posta l’attenzione sui soggetti più fragili.
Di fondamentale importanza il coinvolgimento di tutto il territorio attraverso la partecipazione al convegno dei suoi rappresentanti, per mettere in atto, post incontro, tutte le azioni necessarie a scongiurare la diffusione della legionella. È prioritario sapere come gestire la riserva idrica e il monitoraggio continuo ed ampio, volto a rilevare la presenza ambientale a carica elevata del microrganismo così da contenerne la diffusione.
Infine, è stato precisato che il laboratorio di Microbiologia del Nisseno “svolge un ruolo centrale sia nello screening che nei test di conferma sia in metodo colturale che in biologia molecolare. La malattia è curabile con degli antibiotici di prima linea, non di ultima generazione, che hanno costi non elevati”, conclude la nota dell’efficiente ufficio stampa.
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