Martedì scorso, 14 novembre, è stato inaugurato ufficialmente l’Anno Accademico 2023-2024 della Luse (Libera università senza età, ndr). Il tema del primo incontro culturale è stato: “La terra contesa. Il conflitto israelo-palestinese”.
Dopo la mia introduzione (l’autore dell’articolo è il rettore, ndr) e i saluti del professor Paolo Miraglia, le relazioni sono state tenute da don Vincenzo Sciacchitano (La Palestina e Israele ai tempi di Cristo) e dal professor Giuseppe Ingrao (15 maggio 1948 – La nascita dello Stato di Israele). I lavori sono stati conclusi da S.E. Mons. Antonino Migliore, Vescovo emerito di Coxim.
Sono passati sei anni da quando la Libera Università ha intrapreso il suo cammino culturale. Un cammino aperto a tutti, un percorso da condividere con tutti coloro che hanno interesse a capire meglio il nostro tempo e vogliono coltivare gli insegnamenti del passato.
Guardare il presente con occhi aperti e fare memoria dell’eredità del passato, per progettare il futuro.
Ai miei alunni, all’inizio dell’anno, proponevo questo slogan. Lo facevo perché tanti non comprendevano perché dovevano passare le mattinate a scuola. Col tempo realizzavano che in effetti per capire il “proprio spazio vitale” bisogna possedere gli strumenti della conoscenza.
Senza la “cassetta degli attrezzi” non si può svolgere il lavoro di introspezione che è necessario per intervenire sulla propria condizione di donna, di uomo, di giovane, di anziano. Una condizione che va sempre compresa, una condizione che dovrà sempre cercare un significato, un senso.
La vita è l’arte di risolvere problemi e il primo è quello di dare un significato alle nostre azioni. Occorre dare un senso a quello che facciamo perché l’istinto da solo non basta. Senza dire che gran parte della vita la passiamo nel tentativo di educare gli istinti. E spesso non ci riusciamo. L’educazione fallisce, la cultura fallisce. E allora bisogna ricominciare da capo. La costruzione della civiltà richiede uno sforzo continuo, un impegno immane.
Durante la Pandemia tutti dicevamo: la natura ci ha messi alla prova, ora che abbiamo compreso la lezione cerchiamo di migliorare questo mondo. Manco il tempo di togliere le mascherine, ecco che la Russia nel febbraio del 2022 aggredisce l’Ucraina. La guerra continua ma non se ne parla più.
Il 7 ottobre del 2023 le bande criminali di Hamas hanno trucidato oltre 1200/1400 israeliani inermi, donne, ragazzi, bambini. Ora l’esercito di Israele sta praticamente distruggendo Gaza. In pochi giorni i bombardamenti hanno fatto oltre 11 mila vittime tra i palestinesi, tra questi quasi 5 mila bambini. Odio contro odio. La vendetta come risposta istintiva. Come uscire da un tempo che è segnato da guerre, da conflitti sanguinosi, segnato da una violenza e da una crudeltà che solo l’uomo è capace di progettare e praticare.
Certo si poteva inaugurare il nuovo anno accademico trattando un tema più leggero, ma le immagini di sofferenza che ogni giorno si vedono ci obbligano a non distogliere lo sguardo. È un dovere riflettere su quello che succede tra palestinesi e israeliani, è un dovere chiedersi perché ci sono oltre 50 guerre nel mondo.
Qualche giorno fa l’Auser, per iniziativa del presidente provinciale Salvatore Pelonero, ha ricordato Andrea Camilleri, cittadino onorario di Serradifalco. Camilleri è stato un grande maestro del racconto, un grande scrittore e nello stesso tempo uno spirito libero, capace di sapere leggere nell’animo umano e nel medesimo tempo saper interpretare lo spirito del tempo.
Ecco, questo mondo ha bisogno disperato di buoni maestri, di persone che sappiano indicare la via giusta. Andrea Camilleri, nell’estate del 1943, durante lo sbarco degli anglo-americani, da Porto Empedocle si era rifugiato a Serradifalco proprio per fuggire dai bombardamenti delle fortezze volanti. Sono passati 80 anni, ma ancora parliamo di guerra a riprova che “l’uomo viene attratto dalla guerra così come le falene sono attratte dalla luce mortale del fuoco”.
A fronte degli avvenimenti tragici di queste giornate, cosa avrebbe detto Andrea Camilleri? Di sicuro si sarebbe schierato dalla parte di tutte le vittime, senza guardare le bandiere, senza guardare il colore di pelle, perché i maestri veri si trovano sempre accanto a chi soffre, accanto a chi s’impegna per eliminare dalla radice le ingiustizie che scatenano le guerre.
PASQUALE PETIX
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