di PASQUALE PETIX – L’ANALISI DEL SOCIOLOGO. Difficile fare una vera educazione. Il femminicidio in Italia è una vera emergenza
Gabriele Diliberto piangeva mentre raccontava ai carabinieri di Mussomeli la terribile scena che si era presentata dinanzi ai suoi occhi: nella camera da letto giacevano tre corpi senza vita. Sua madre e sua sorella erano state uccise. Rosalia Mifsud (48 anni) e Monica Diliberto (27 anni), mamma e figlia sono state abbattute dai colpi sparati dalla pistola del ventisettenne Michele Noto, ex fidanzato di Rosalia, che dopo aver compiuto la strage si è suicidato. In modo così folle Noto ha voluto punire Rosalia con la quale aveva avuto una relazione che i figli volevano si sciogliesse.
Il femminicidio in Italia è una vera emergenza. La violenza contro le donne è una emergenza. E’ intollerabile che in Italia ogni tre giorni una donna venga uccisa. E spesso per mano del proprio compagno. Questo è il bilancio dei femminicidi in Italia nel 2019. Dal 2000 a oggi le donne uccise in Italia sono 3.230, di cui 2.355 in ambito familiare e 1.564 per mano del proprio coniuge/partner o ex partner. La percentuale più alta dei femminicidi familiari è commessa all’interno della coppia, con vittime pari al 75,6% tra coniugi o conviventi; mentre il 24,4% delle donne sono state uccise da un ex partner.
Questi sono alcuni dei dati del Rapporto Eures 2019 su “Femminicidio e violenza di genere”, secondo cui a crescere sono soprattutto i femminicidi commessi in ambito familiare/affettivo dove la questione più grave, sostengono coloro che si occupano dell’amore criminale, è che il numero delle donne uccise non scende, nonostante le campagne di sensibilizzazione e l’attenzione dei media al tema. Se in generale gli omicidi diminuiscono, i numeri dei femminicidi e degli altri reati violenti sulle donne restano stabili. Vero è che si nota una diminuzione dei cosiddetti “reati spia”, come maltrattamenti in famiglia, stalking, percosse, violenze sessuali, resta però che i dati della polizia segnalano una diminuzione delle denunce, ma questo non significa che il fenomeno sia in declino.
Non si può stabilire nulla di certo – affermano le responsabili dell’Associazione Donne Contro La Violenza – a partire dalle denunce anche perché in Italia non c’è un sistema di rilevazione nazionale delle donne che si rivolgono, a causa di situazioni di violenza, ai servizi sanitari (medicina di base, consultori, pronto soccorso, strutture ospedaliere, medicina specialistica, Dsm, Sert ecc.) e sociali (servizi sociali pubblici e privati).
Perché la violenza contro le donne? La verità è che lo sappiamo da anni che le cause sono culturali. Michele Noto non era un folle, ma era il frutto del processo sociale, di una cultura, che costruisce e alimenta “in tutti” noi l’idea che una donna sia una cosa (“sei mia/sono sua”) o una funzione (“la moglie, fidanzata, figlia, sorella, madre”), ma mai una persona dotata di autonomia.
Questa incultura è fatta di tante cose. La prima è il rifiuto di molti ad accettare che il maschilismo abita dentro la mentalità e faccia centinaia di morti. Disconoscere che esista è un modo per continuare a pensare che quelle donne uccise sono tutti raptus, tutti gesti impulsivi, tutte anomalie. La prova sta nel fatto che in Italia sia difficile fare una vera educazione (in famiglia come in scuola o in parrocchia) contro gli stereotipi di genere. Non c’è mai tempo per occuparsi responsabilmente di ciò che può davvero migliorare la nostra umanità. Andiamo avanti così (sic!).
PASQUALE PETIX