Sono nata in un piccolo paese della provincia di Caltanissetta che si chiama Montedoro. Quando ero piccola, mio nonno mi raccontava che, il bel nome del paese derivava dall’esclamazione di un principe.

Pare che, molti secoli fa, il principe Pignatelli (di nobile famiglia, un tempo tra le più importanti del panorama araldico italiano), mentre cavalcava nei dintorni dell’entroterra siciliano, vide una collina coperta da tulipani gialli che sembrava dorata. “Che bel Monte d’oro!” si narra esclamò. Forse si tratta solo di una leggenda, ma nel mio immaginario questa visione non ha mai smesso di essere reale.

Sono cresciuta in questo paese che ruotava intorno ad una Chiesa e a pochi uffici principali, dove ci conoscevamo tutti ed eravamo tutti mezzi parenti. Parlo al passato perché, alla fine degli anni ’80, mi sono trasferita al Nord per motivi di lavoro, sull’onda di uno dei grandi esodi giovanili che hanno caratterizzato il Sud in generale.

Non sono qui per trattare temi sociologici ma solo per ricordare uno dei periodi più importanti per la gioventù del mio paese, di cui fortunatamente ho preso parte.

Tra la fine del 1983 e il 1984, alcuni intellettuali e insegnanti di Montedoro, decisero di formare una Compagnia Teatrale per coinvolgere gli adolescenti in un’attività aggregativa. E’ stato facile reclutarci, perché eravamo tutti amici e pieni di entusiasmo.
Eravamo studenti, belli, spensierati ma con qualche tormento, pieni di sogni e di speranze.

Tutte le occasioni erano buone per incontrarci o per passeggiare in Piazza. Non si finiva mai di parlare, di scherzare o di organizzare qualcosa da fare insieme. Il progetto divenne ben presto realtà perché, la Compagnia Teatrale radunò un bel numero di adesioni. Cominciò un’avventura, durata qualche anno, con l’approvazione del nostro storico sindaco Federico Messana che, potenziò questa idea nascente offrendoci varie opportunità che fecero diventare ‘seria’ l’iniziativa.

Il primo aspetto che emerse da questa circostanza fu l’amicizia che si consolidò tra di noi. Parlo di oltre trenta persone, di varie età. Il secondo aspetto fu senz’altro l’impegno e la responsabilità che, seppur giovanissimi, imparammo a sviluppare in quanto, le prove e le esibizioni pubbliche richiedevano costanza. Il terzo aspetto indubbiamente fu costituito dall’orgoglio di realizzare qualcosa d’importante per il paese e per la nostra vita.

Carmen Ingrao

Gli adulti che ci coordinavano (faccio i loro nomi con affetto e rispetto), principalmente Giuseppe Piccillo, Salvatrice e Graziella Morreale, il maestro Salvatore Alba, Tina Duminuco e Pietro Petix, investivano il loro tempo su di noi che, credetemi, eravamo terribili a quell’età e, farci rigare dritto, non era semplice.

Ma loro, credevano nel progetto e quindi insistevano con pazienza affinché tutti dessimo il nostro contributo per la buona riuscita delle commedie che preparavano, rigorosamente in dialetto siciliano.

Abbiamo recitato a Montedoro e in vari comuni della provincia ma soprattutto, abbiamo realizzato varie tournée all’estero, grazie all’U.S.E.F. (Unione siciliana emigrati e famiglie) che ha finanziato i progetti  attraverso il supporto del signor Salvatore Augello (Segretario generale della Onlus in questione).

Abbiamo recitato per gli emigrati in Francia, Belgio, Germania, Svizzera, Inghilterra. Esperienze indimenticabili anche grazie all’accoglienza di responsabili  della Onlus in loco, come Angelo Mantione (per il Belgio) e Angelo Campanella (per la Francia), che sono stati validissimi sostenitori delle varie attività, documentate da un archivio di numerose foto, patrimonio della storia della nostra comunità.

Quando abbiamo cominciato a crescere e, l’assenza di lavoro ha costretto molti di noi a partire verso le città del Nord, inevitabilmente la Compagnia Teatrale, che si chiamava “IL LUNGO VIAGGIO” (Dal celeberrimo racconto di Leonardo Sciascia), ha dovuto sciogliersi.

Il messaggio che voglio dare con questo racconto che ho dovuto sintetizzare è questo: i componenti della Compagnia Teatrale ormai siamo sparsi in varie città ma, nei nostri cuori è rimasto un sentimento forte come il cemento armato.

Gli anni trascorsi insieme, durante i quali siamo cresciuti, ci siamo voluti bene, conosciuti, confidati, hanno sancito un patto d’amicizia tra noi che non potrà mai sciogliersi. Il rivederci, di tanto in tanto, annulla il tempo trascorso, per ognuno in esperienze e problematiche diverse.  I nostri occhi s’illuminano quando ci guardiamo e ci abbracciamo.

Il senso di appartenenza a qualcosa che ci ha unito è fortissimo e non si spegnerà mai perché fa parte del nostro vissuto e della nostra evoluzione personale.

Talvolta mi si è rimproverato di idealizzare troppo il passato, le persone e i ricordi. E invece no perché, anche se ognuno di noi è cambiato, temprato dagli eventi individuali, dentro di sé conserva un bagaglio di storie, che non ha uguali nella formazione e nel mantenimento dei valori! Purtroppo la vita è molto cambiata negli ultimi decenni!

Internet, i Social Network, i capricci del benessere, le contraddizioni del progresso, creano confusione, deviano, penalizzano il semplice contatto umano, il cercarsi per chiacchierare, per conoscersi ‘veramente’. Anche se i giovani oggi hanno molti privilegi e vantaggi, a volte vanno incontro a una moderna, pericolosa, forma di solitudine decretata dall’attraente, ingannevole mondo virtuale che impera.

Da trent’anni ormai non vivo più a Montedoro, ma non ho mai perso quella che io chiamo la mia “sicilianità” né tantomeno il mio coinvolgimento con ciò che accade. Sono abituata, quando mi trovo in paese, ad andare alla scuola elementare, dove lavora mia sorella. Vado a salutare i suoi alunni perché mi piace giocare a riconoscerli per la somiglianza con i loro genitori, molti dei quali miei compagni d’infanzia o amici di adolescenza. Un modo per non smettere di annaffiare le mie radici.

Sono sempre stata una sognatrice e un’amica vera. Queste sono state le leve del mio sviluppo umano e della mia creatività che non si è mai spenta, nemmeno quando ho subito delusioni o conosciuto la sofferenza. Perché ognuno di noi incontra momenti difficili.

La comunicazione per me è stata alla base di tutto. Sono cresciuta con quest’urgenza che ho manifestato senza vergogna: in famiglia, a scuola, nei miei rapporti interpersonali, nel lavoro. Ho sempre compreso che la comunicazione era la mia forza e la mia fortuna ed è stata il mio fedele salvagente.

Io non sono una mamma e nemmeno un’educatrice, non voglio insegnare niente a nessuno. Amo i bambini, i ragazzi. Sono figli di tutti noi. Il nostro futuro. Quanto più le nostre giovani risorse comprenderanno il loro valore e il messaggio personale che possono portare alla società, tanto più avranno voglia di fare rumore, di lasciare una traccia.

Io ho avuto la fortuna di contare su insegnanti e adulti preziosi che mi hanno valorizzata e dato fiducia e questo, mi ha insegnato che non c’è niente di più potente di ciò che si trasmette con la parola.  Anche quando gli ostacoli e le incomprensioni vorrebbero impedirlo!

Sento il bisogno di esprimere vicinanza al mio paese e alla mia gente in questo momento, dando una piccola testimonianza di quanto può aiutare stare insieme, sognare, progettare. Parlare.

Esistono i problemi e lo scoraggiamento. Non si scappa dalle difficoltà, fanno parte della vita, dobbiamo conviverci, affrontarle e cercare di risolverle quando si può.

Oggi Montedoro, pur essendo un comune di neanche 1500 abitanti, conta su strutture pubbliche di grande rilevanza provinciale e regionale segno che, la creatività e il genio sono insiti nel nostro tessuto sociale. Ho fiducia in questa consapevolezza che spero divenga ogni giorno di più collettiva.

La Sicilia “dentro” è una ferita in fondo al cuore, dove si agitano vento di tramontana e ricordi, afa appassionata e struggenti colori.

Chi nasce a Montedoro nasce nel centro della Sicilia, dove confluiscono gli echi di dominazioni che l’hanno forgiata e resa unica al mondo. Anche se il mare è lontano, il suo profumo raggiunge i fiammanti scorci di una terra arsa dal sole e da un indomabile passato!

Chi, nascendo a Montedoro – paese che reca nel nome una pennellata luminosa – conquista e conserva dentro sé la ricchezza di una storia impareggiabile, riconoscerà sempre la vera bellezza e vedrà sovente bagliori di divinità… in un paesaggio, in uno sguardo, in un sorriso.

CARMEN INGRAO

(L’autrice di questo articolo è blogger e poetessa di Montedoro che lavora al Nord)

                                                      

 

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