Di origine veneta (è nata a Padova), Elsa Zantomio si è trasferita sovente, per via del lavoro del padre, in molte città, approdando infine a Varese. Nella città lombarda ha espletato l’attività di imprenditrice. Ma nelle sue vene, da sempre, scorre la passione per l’arte, nella fattispecie per la pittura.
“La passione per l’arte – racconta al giornalista – mi è stata sempre vicina. L’ho sviluppata però solo da diciotto anni, quando ho smesso di lavorare. Sono una persona che sta al passo con i tempi. Nonostante i ricordi, sono una donna che vive il presente con curiosità”.
Elsa Zantomio, volitiva e di grande sensibilità, ha seguito diversi corsi e seminari per perfezionare ulteriormente le sue tecniche pittoriche. Di notevole bravura e di indubbio spessore artistico, ha partecipato ad una ventina di mostre collettive e a quindici mostre personali. Ha complessivamente realizzato centinaia di opere. E le piacerebbe enormemente aprire una galleria d’arte. “La Voce del Nisseno”, nella versione on line, l’ha intervistata.
Quando nasce la tua grande passione per l’arte?
“Da sempre è insita in me la passione per l’arte, addirittura durante il periodo scolastico disegnavo i miei compagni cambiando loro i colori degli abiti. Un occhio verso l’arte l’ho sempre rivolto insomma, anche se nella vita ho poi fatto altro”.
Per via della tua attività imprenditoriale hai trascurato la pittura che hai ripreso da circa vent’anni. È vero?
“Sì, la passione per l’arte l’ho messa da parte realizzando altri sogni in ambito lavorativo. Io mi definisco una persona molto creativa e ho sempre dato spazio a tutto”.
Cosa ami dipingere principalmente?
“Per dieci anni ho realizzato tele ‘classiche’ con natura morta, figurativi, vasi di fiori; ultimamente il mio sguardo è rivolto verso l’astratto, che io definisco ‘Alfabetico’, poiché ritengo sia leggibile al pubblico”.
A chi t’ispiri e perché?
“La mia fantasia è senza fine. Prendo spunto ed attingo da qualsiasi cosa mi circondi, non ho nessun particolare riferimento, anche se ammiro parecchio gli astrattisti americani”.
Quante opere hai realizzato sino ad oggi?
“Credo duecento opere, più una sessantina che appartengono a privati o collezionisti”.
Hai partecipato a numerose mostre collettive e personali. Quali ricordi con più soddisfazione e piacere?
“La mia prima mostra alle sale Nicolini di Varese è stata un successo. Ho avuto un riscontro positivo che mi ha dato la forza di proseguire lungo questo cammino”.
So che è stata importante, per te, l’esposizione presso la Galleria del Borgo di Milano. Perché?
“Perché mi ha sdoganata dalla provincia. L’essere selezionata per una mostra intitolata ‘I Coloristi’, per di più a Milano, è stata una grossa soddisfazione. I coloristi sono coloro che su una tela sono capaci di stendere tutta la tavolozza e tutte le sue sfumature, e per me che tengo particolarmente al colore, è stato un successo”.
Mi piace oltremodo una tua definizione: “Un’opera d’arte deve essere come un buon amico: farti compagnia”. Puoi spiegarne le ragioni?
“Quando scegli un’opera d’arte ti comunica qualcosa, ma quando la tieni appesa alla parete è come se ci dialogassi tutti i giorni, diventa parte della tua famiglia”.
Mi risulta che sei iscritta all’Archivio delle Arti della Galleria Chiostro di Voltorre. Che valore ha per te?
“Innanzitutto è un museo storico di Varese, quindi credo che segnare il passaggio da un museo con due mostre collettive sia motivo di orgoglio”.
Come ti trovi con il gruppo di artisti indipendenti di Varese? Cosa fate?
“Ci incontriamo diverse volte per organizzare le nostre collettive e per scambiare opinioni, spesso contrastanti, ma pur sempre interessanti. Vanta nomi illustri, tra cui lo scultore Bozzo”.
È vero che hai realizzato delle iconografie di San Vittore e di San Giovanni Battista?
“Quando nel 1995 mi è stata mossa la richiesta da parte di Don Giovanni, parroco di una delle tante chiese della provincia intitolate a San Vittore, ho subito cominciato ad approfondire la storia di questo santo e ne sono rimasta affascinata. Egli proveniva dalla Mauritania, quindi era di pelle scura; fu perseguitato per non aver aderito al culto di Diocleziano e indotto alla morte con le più feroci torture. Egli difese la sua religione fino alla sua fine, avvenuta con la decapitazione. La Chiesa non aveva mai permesso di rappresentare il martire con i suoi veri tratti somatici, cosa che ho fatto io. Mentre per San Giovanni Battista, si tratta di un affresco collocato in un Battistero alle porte di Varese”.
So che hai molto viaggiato. Che tipo d’Italia hai visto, negli anni?
“Sicuramente l’Italia è cambiata molto. Non c’erano le preoccupazioni che ci sono oggi, c’era la sicurezza economica, c’era stabilità e noi riuscivamo a sognare un futuro realizzabile. Ora vedo discriminazione, instabilità, insicurezza e un grande senso di smarrimento in tutti i giovani”.
Che genere di musica preferisci ascoltare e perché?
“Io amo la lirica ed il motivo lo spiego subito. Durante l’infanzia avevo un vicino di casa che era un impresario teatrale e faceva i provini e le audizioni per gli spettacoli a casa sua. Giorno per giorno quelle note mi sono entrate in testa e la mia passione si è sviluppata pian piano”.
Qual è il libro più bello che hai letto?
“Non amo definire ‘Belli’ o ‘Brutti’ i libri. Ne ho letti molti e ho sempre spaziato tra vari generi. Ora mi dedico a quelli più leggeri come i romanzi di Piero Chiara, ambientati nella mia zona. Credo che qualunque libro che sia stato scritto con l’intento di dare un messaggio, meriti di essere letto”.
Qual è l’ultimo film che hai visto al cinema?
“Non frequento da un po’ i cinema, preferisco quattro chiacchiere con gli amici nei punti di ritrovo culturali di Varese”.
Qual è il tuo colore preferito? E perché?
“La gamma dei blu-viola-violetti, perché sono colori che mi danno tranquillità e li ritrovo spesso in tutto ciò che ci circonda”.
Cosa pensi della politica italiana di oggi?
“Intanto sono apolitica, però vorrei tanto che chi si assumesse certe responsabilità le portasse a termine”.
Quali sono i tuoi valori ai quali non rinunceresti mai?
“Il rispetto per me stessa e per gli altri è fondamentale. Sono inoltre sicura che non scenderei mai a compromessi”.
Cosa pensi dei giovani di oggi? Come sono, dal tuo punto di vista?
“Sto bene con i giovani, condivido il loro disorientamento, non ho figli ma ho dei nipoti splendidi. A volte penso come loro e mi rammarico del fatto che stiano vivendo un disagio non creato da loro. La società ha creato la situazione tale per cui ogni cittadino non può avere gli stessi diritti di un altro. Questo non è uno stato sociale”.
Credi in Dio? Chi è per te?
“Ho uno strano rapporto con Dio. Non sono praticante ma credo in qualcosa che è superiore a noi. Ho avuto anche delle conferme: Dio esiste”.
Quali sono, infine, i tuoi sogni da realizzare ancora?
“Sembrerà strano ma io ho ancora molto da fare, mi piacerebbe aprire una galleria d’arte. Sono gratificata da tutto ciò che ho fatto e sogno in TECNICOLOR”.
MICHELE BRUCCHERI
LEGGI ANCHE: MATOART, LA “POETESSA” DELL’IMMAGINE