di PASQUALE PETIX – L’ANALISI. Il sociologo: “Basterebbe un atto di gentilezza per dare a una giornata un sapore, un significato come mai avrebbe avuto”
“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre”. Non si sa chi abbia scritto questo invito ad essere sempre gentili. Qualcuno lo attribuisce a Platone o a qualche altro filosofo greco. Qualche altro è sicuro che le parole vanno attribuite al regista e sceneggiatore Carlo Mazzacurati, apprezzato non solo per le sue capacità professionali ma soprattutto per la sua umanità che poi era facilmente scorgere nei suoi film (Vesna va veloce, La distanza della felicità).
Di questi tempi parlare di gentilezza può sembrare un esercizio retorico inutile. Sono troppi gli eventi, i casi, gli esempi che ci fanno esclamare: in questo mondo la gentilezza non ha più una residenza. Eppure basterebbe un atto di gentilezza per dare a una giornata un sapore, un significato come mai avrebbe avuto. Ma la vita corre su binari che fanno deragliare con facilità ogni spirito di gentilezza. Ciascuno va per la sua strada con il suo diavolo tra i capelli senza avere tempo per immaginare che un gesto di gentilezza potrebbe migliorare la vita dei suoi simili oltre che offrire a sé stesso l’opportunità di sperimentare la gioia di riscoprire la sua umanità.
La gentilezza va oltre la legge, va oltre il dovere è uno stato di grazia che sostiene la vita delle persone, aiuta a organizzare la realtà di una comunità. Pensate quale portata rivoluzionaria può avere l’atto di posteggiare l’auto in modo corretto e non di sbieco o in doppia fila o bloccarsi in strada per parlare con il conoscente incontrato. Pensate come sarebbe più pulita la città con i suoi spazi se ciascuno rispettasse, in modo autonomo e non per obbligo, gli orari e le giornate per la raccolta dell’immondizia. Pensate come sarebbe più facile vivere dove ciascuno rispetta la fila senza tentare di fare il furbo.
Gesti facili che migliorano la qualità della vita. La virtù della gentilezza non va confusa con l’ossequio formale che non guarda gli occhi dell’altro senza capire quale battaglia sta combattendo. Cosa diversa è il potere di una parola gentile, di un sorriso, di un complimento vero. Allo stesso tempo conversare in modo pacato, ascoltare in modo attento, crea fatalmente confidenza, legame, profondità.
Senza dire che praticare la gentilezza non costa nulla anche perché, come dice Marco Voleri: “Ognuno di noi, ogni mattina, inizia la giornata senza sapere cosa lo aspetta. Può essere il giorno più fantastico della propria vita oppure il più terribile. Per questo sarebbe opportuno sforzarsi di compiere qualche gesto gentile, anche in una giornata pessima. Perché capitano a tutti le giornate di arrabbiature, seccature, obiettivi che improvvisamente svaniscono. E ancora, forature di auto, il tram che non arriva. La notizia di un caro amico malato, di un parente che improvvisamente scompare. Un affetto che non c’è più. Ed ecco, allora: la pratica della gentilezza”.
PASQUALE PETIX