di MICHELE BRUCCHERI | L’INTERVISTA. Parla il campione intercontinentale di pugilato WBA incontrato ad Anzio (Roma), amico di Federico Zampaglione dei Tiromancino e di Kekko dei Modà

Ceno e pranzo, il giorno dopo, nello stesso tavolo di un campione del mondo di pugilato. Lui è Emiliano Marsili, che tra pochi giorni spegnerà la candelina numero 41. E’ di Civitavecchia. Conosco anche la moglie, Stefania, e la figlia Emanuela. Una famiglia semplice e unita, genuina. A tavola si colgono i dettagli e le sfumature. Di questo ragazzo mi colpisce il tratto sincero ed autentico della sua personalità. Intervistarlo è stato piacevole.

Pugile mancino, professionista da quasi tre lustri, è stato campione italiano dei pesi leggeri, ma anche campione mondiale. Nel 2013 e nel 2014 diventa campione europeo. Insomma, ama vincere. E pure il 2015 è un anno positivo. E infine, podio alto: vince il titolo intercontinentale WBA. Nonostante sia sobrio nelle risposte, si racconta al microfono de La Voce del Nisseno. E’ amico di Federico Zampaglione dei Tiromancino e di Kekko dei Modà. Gli chiedo a chi dedica questo prestigioso titolo intercontinentale e lapidario mi risponde: “A mio padre”.

Il campione intercontinentale di pugilato Emiliano Marsili e il giornalista Michele Bruccheri

Tu sei campione intercontinentale di pugilato. Ci racconti la tua esperienza? Cosa significa per te?

E’ una bellissima esperienza diventare un campione. Vincere dopo tanti sacrifici, beh, è la vittoria più bella che puoi avere. Ma non solo per se stessi, anche per il proprio staff. Per il team, per la squadra. Una bella soddisfazione. Una rivincita che ti prendi.

Dove e quando hai vinto, Emiliano?

Se dovessi dire tutti i titoli che ho vinto…! Ne ho vinti parecchi.

Quali sono i principali? A quali sei più legato dal punto di vista affettivo?

Qualsiasi titolo o vittoria che conquisti con grandi sacrifici, è importante. A prescindere se sia un titolo italiano o europeo. O mondiale. O addirittura intercontinentale. Dietro c’è un lunghissimo lavoro. Ci sono tanti sacrifici. Vincere è sempre importante.

Quest’ultimo titolo di pugilato, che è intercontinentale, a chi lo dedichi se dovessi dedicarlo a qualcuno?

Quest’ultimo a mio padre. Gli altri li ho anche dedicati alla famiglia. A mia moglie e a mia figlia. Questo, ci tenevo a dedicarlo a mio padre. L’ho vinto un mese fa.

Partiamo dalle origini, Emiliano. Quando nasce la tua passione per il pugilato? Come nasce questo interesse per la boxe?

Avevo quindici anni. Ero un ragazzotto un po’ vivace. Con gli amici, per strada. Gli amici mi invitavano ad andare in palestra, ma i miei genitori erano contrari per via della mia vivacità. Invece è stato positivo perché andando in palestra mi sono calmato. Ho compreso che ci sono dei valori. Si cresce e si matura. Capisci gli obiettivi che vuoi raggiungere. E comprendi anche i sacrifici che si fanno.

Quante ore al giorno dedichi all’allenamento?

Da dilettante, soltanto nel pomeriggio. Un paio di ore al giorno. Quando passi professionista, diventa una cosa impegnativa e seria. Mi alleno due volte al giorno: due ore al mattino e due ore nel pomeriggio.

Quali sono i prossimi programmi per quanto riguarda la tua attività sportiva?

Stiamo lavorando con il mio manager e le istituzioni per organizzare il Mondiale in Italia. Spero di avere delle risposte. Se ci riusciamo, entro dicembre lo portiamo da noi da dove manca da oltre dieci anni. L’ultimo l’ha fatto Fragomeni, a Roma.

Sono importanti gli allenamenti, ma penso che sia basilare anche la dieta. Ne seguite una rigorosamente?

Certo! Io faccio un sacrificio enorme. In tre mesi di preparazione devo togliere la media di 9-10 chili. E’ un sacrifico enorme, è dura da fare.

Vorrei conoscere anche la sfera privata di questo campione. Che genere di musica ami ascoltare?

Ho un amico fraterno. Mi piace tantissimo. Anche a lui piace il pugilato. E’ Federico Zampaglione dei Tiromancino. Abbiamo una bella sintonia. Per me è un grande artista. Un poeta. E con lui è nata questa collaborazione… Infatti, quando sono salito sul ring per il Mondiale a Fiumicino mentre io entravo lui mi cantava un brano.

E poi?

E poi c’è anche un altro cantante-amico al quale piace il pugilato. Apre i concerti a volte vestito da pugile. E’ Kekko dei Modà.

A parte questo interesse per la musica e per l’attività sportiva, ci sono degli hobby che ti sei ritagliato nel tempo?

Oggi come oggi il pugilato non è più come trent’anni fa. Oggi bisogna associare sport e lavoro. Riesco ad associare sport e lavoro grazie alla compagnia portuale di Civitavecchia. Riesco con i turni di lavoro…

Tempo addietro è morto il grande Cassius Clay – Muhammad Alì -, un’icona del pugilato mondiale di tutti i tempi. C’è o c’è stato un punto di riferimento, un modello, per te?

Cassius Clay è stato un pugile fenomenale…

C’è qualche film che preferisci particolarmente?

Ogni volta che vedo un film di Sylvester Stallone – Rocky – è emozionante. La storia, il sentimento, la fatica, lo stress, la passione sono quelle!

Qual è il giorno più bello o particolare che in questo momento ricordi con gioia?

Se devo parlare della mia esperienza, di me stesso, il giorno più bello è quando sono diventato campione del mondo a Liverpool. Con me c’erano mia moglie, mia figlia, il mio team e quaranta portuali che mi sono portato. Siamo entrati con sputi, tiro di monetine, di tutto e di più, ma siamo usciti con gli applausi.

C’è qualcosa che ti commuove, nella vita di tutti i giorni?

Sono i bambini, i figli, quando c’è qualcosa che non va. Le storie tristi mi commuovono.

Quali sono i tuoi principali valori, Emiliano?

Rispetto verso gli altri, il senso del sacrificio, il lavoro e la serietà.

Quale messaggio consegni ai lettori del nostro periodico d’informazione “La Voce del Nisseno”?

Bisogna credere nello sport. E nei valori della famiglia. Non bisogna rinunciare mai a nulla. Dopo i sacrifici, arrivano sempre le soddisfazioni. Dobbiamo crederci.

MICHELE BRUCCHERI      

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