“Le scelte compiute dalla Corte Costituzionale ci spingono ad accelerare nel lavoro parlamentare sulle leggi per il fine vita e per la depenalizzazione della coltivazione domestica di piccole quantità di cannabis. Sono due temi sensibili su cui tantissimi cittadini ci chiedono di legiferare bene e presto”.
Lo afferma in una nota la senatrice messinese Grazia D’Angelo (M5S), vice presidente del gruppo pentastellato a Palazzo Madama.
“Anche su questi argomenti – aggiunge parlando con La Voce del Nisseno (versione online) – così come sulla legge contro l’omotransfobia, la società è più avanti della politica ed è ora di recuperare questo gap. Siamo in clamoroso ritardo anche rispetto al recepimento della sentenza della Corte Costituzionale, giunta nel 2019 a seguito del caso ‘Dj Fabo’. Parliamo di un tema di enorme sensibilità, sentito da tante persone che ritengono sia un diritto scegliere come porre fine alle proprie sofferenze quando purtroppo la situazione sanitaria non dà più né possibilità né speranze di sopravvivere”.
“Allo stesso modo abbiamo non solo il dovere, ma anche la grande occasione di alleggerire le carceri e i tribunali e di dare un duro colpo alla criminalità organizzata, consentendo la coltivazione domestica di cannabis, fondamentale, ad esempio, per aiutare tante persone che ne hanno bisogno per ragioni terapeutiche – prosegue la parlamentare -. Queste persone, vista la difficoltà di reperire legalmente i farmaci a base di cannabis, spesso sono costrette a rivolgersi al mercato illegale”.
Sui referendum sulla giustizia invece la valutazione del Movimento 5 Stelle è che “non siano utili a superare le criticità che sicuramente ci sono. La giustizia ha bisogno di recuperare credibilità ma i referendum non sono la soluzione, in qualche caso anzi contengono proposte negative e pericolose. Tre quesiti intervengono in modo non organico su temi che invece affrontiamo con il disegno di legge per la riforma del Csm, presentata dal Movimento 5 Stelle nel 2020 e appena integrata da alcuni emendamenti della ministra Cartabia”.
“È la legge con cui vogliamo dire stop definitivamente alle porte girevoli tra politica e magistratura e smontare il sistema di potere delle correnti che tanto ha screditato il potere giudiziario negli ultimi anni – continua la senatrice pentastellata -. Per quanto riguarda l’abolizione della legge Severino, per noi è inaccettabile pensare di cancellare una legge che impedisce ai condannati per reati gravi di ricoprire cariche pubbliche. Lo stesso discorso vale per la custodia cautelare: il sì al referendum indebolirebbe non poco uno strumento fondamentale nella lotta al crimine, di cui certamente non si deve abusare ma che non può essere svuotato”.
“C’è un aspetto importante da non dimenticare”, conclude Grazia D’Angelo: “I referendum sulla Giustizia sono il frutto dell’iniziativa di alcune regioni governate dal centrodestra. C’è una grande differenza rispetto a quelli su eutanasia e cannabis, per i quali si è mossa una moltitudine di cittadini che chiedono all’Italia di fare un salto di qualità e nel futuro sul fronte dei diritti”.
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